VATICANO, liturgia. Pubblicata la terza edizione del Messale in lingua catalana

I vescovi della Catalogna sono in massima parte sostenitori dell’indipendenza catalana da Madrid e, soprattutto, fautori del catalano come lingua liturgica. Questo allo scopo, essi affermano, di essere più vicini alla popolazione locale che utilizza il catalano quale primo idioma. Da oltre Tevere si sottolinea che, in fondo, si tratta di una scelta in linea con il Concilio vaticano II, che intese promuovere le culture locali

La terza edizione del messale in lingua catalana, che riporta una serie di piccole modifiche sulla base di quanto disposto dal Pontefice nella Magnum Principium sulle traduzioni liturgiche, verrà promulgato in occasione del nuovo anno liturgico 2023. Lo ha annunciato in una lettera pastorale l’arcivescovo Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell e co-principe di Andorra, che svolge anche la funzione di delegato per la liturgia della Conferenza episcopale tarraconense. Questa, fondata nel 1969 e sempre presieduta dall’arcivescovo di Tarragona, unisce le diocesi suffraganee di Tarragona e Barcellona, oltreché tutti i vescovi della Catalogna.

UN CLERO INDIPENDENTISTA

Essi, a cominciare proprio da Vives Sicilia, sono in massima parte sostenitori dell’indipendenza catalana da Madrid e, soprattutto, fautori del catalano come lingua liturgica allo scopo – affermano – di essere più vicini alla popolazione locale che utilizza il catalano quale prima lingua. Da oltre Tevere si sottolinea che, in fondo, si tratta di una scelta in linea con il Concilio vaticano II, che intese promuovere le culture locali. Come accaduto in Ungheria, dove i vescovi hanno approvato un messale in lingua romanì per andare incontro alla popolazione rom, o in Sardegna, dove ogni anno si celebra la messa in lingua limba durante Sa die de sa Sardegna, iniziativa che si ritiene debba condurre presto alla pubblicazione ufficiale del messale in tale idioma.

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