«Il breve pontificato di Gregorio XV (1621-1623) – ha ricordato monsignor Camillus Johnpillai, capo Ufficio del Dicastero per l’Evangelizzazione nel suo excursus storico – fu molto importante per la rinascita cattolica. Si trattò del primo papa di formazione gesuita, egli cercò non solo di proseguire nel rinnovamento interno della chiesa, ma anche di recuperare il terreno che essa aveva perso. Nel 1622 istituì la sacra congregazione per la propagazione della fede, al fine di offrire alla chiesa un’autorità centrale suprema che coprisse l’intero campo missionario. Il concetto alla base dell’ufficio era che il papa, come pastore universale di anime, aveva la responsabilità assoluta di diffondere la fede. La congregazione dunque doveva coordinare e guidare l’attività missionaria della chiesa, fino ad allora controllata dai sovrani cattolici di Spagna e Portogallo. Papa Gregorio creò la nuova congregazione il 6 gennaio 1622».
LE RIFORME DI BERGOGLIO
Lo scorso marzo il Pontefice ha soppresso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli istituendo al suo posto il Dicastero per l’Evangelizzazione, da lui direttamente presieduto, e composto dalla Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e da quella per la prima evangelizzazione e le nuove chiese particolari. La Sezione per la prima evangelizzazione e le chiese particolari raccoglie l’eredità della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. «In questo momento storico – ha concluso il religioso riferendosi a esse -, il Dicastero per l’evangelizzazione ricorda con profonda gratitudine l’opera di evangelizzazione finora compiuta dai numerosi religiosi, religiose, sacerdoti secolari e laici e, in particolare i catechisti nei territori di missione. La missione evangelizzatrice della chiesa è ancora lontana dal suo compimento. Papa Francesco invita tutti i battezzati ad essere discepoli missionari e agenti di evangelizzazione».
I MISSIONARI DI DOMANI
Riferisce padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, che «ci fu fin dall’inizio della Congregazione una grande apertura e, quindi, un’attenzione anche alle varie culture. Sicché, il nuovo dicastero per l’evangelizzazione si preoccupa anche della nuova evangelizzazione e ciò significa che questo rapporto fra la fede e la cultura rimane elemento essenziale. Io non credo che il nostro convegno guarderà non soltanto verso il passato, bensì anche verso problematiche future, e sono contento che si svolga all’Università Urbaniana, poiché avremo lì gli studenti che saranno anche i missionari di domani, dunque ritengo che sarà un contributo validissimo».