I missili russi hanno colpito un villaggio polacco a dieci chilometri di distanza dal confine con l’Ucraina. Si tratta di Przewodow, nella municipalità di Dołhobyczów, dove due persone sono morte a seguito di due esplosioni causate da missili che hanno colpito un sito dove si essiccano i cereali.
SULL’ORLO DEL BARATRO
Alla fine l’armata di Putin, seppure indirettamente e forse a causa dell’imprecisione del suo arsenale missilistico, è riuscita a colpire il territorio di un paese membro della NATO. Non è facile non sospettare che il kagebešník assiso sul suo scranno imperiale al Cremlino abbia potuto davvero azzardare così tanto sentitosi isolato e perdente, soprattutto alla luce dello storico incontro che ha avuto luogo ieri al G20 di Bali tra Joe Biden e Xi Jinping. Nella sua storia di presidente russo, Putin si infatti è dimostrato un eccellente appiccatore di incendi nel suo “estero vicino”, riuscendo all’inizio, poi, anche a spegnerne qualcuno. Ma stavolta la provocazione sarebbe eccessiva, poiché significherebbe l’aver oltrepassato la linea rossa.
LA BESTIA FERITA DIVIENE PIÙ FEROCE, QUINDI ANCHE PIÙ PERICOLOSA
Per essere più sereni conviene quindi fingersi convinti che si sia trattato di un errore, di «un fuori centro» di uno di quegli ordigni lanciati in maniera terroristica, più o meno alla cieca, contro obiettivi civili. Un missile uscito fuori da qualche magazzino dell’Armata russa dopo che i generali di Mosca si sono visti costretti a raschiare il barile del proprio arsenale quando sul fronte ucraino le armi di questa guerra, tanto criminale quanto azzardata, sono iniziati a scarseggiare. Quando hanno dovuto elemosinare i missili a Teheran, ritirare le loro rampe mobili di S-400 dalla Siria e richiamare in servizio riservisti e mobilitandi in patria. La bestia ferita diventa più feroce e per questo anche più pericolosa. Ora si rende dunque necessario mantenere la calma ed evitare l’escalation, ma senza indurre gli attuali vertici della Federazione russa nella convinzione che beneficeranno in eterno di una forma di impunità.
L’ARTICOLO 5 DEL TRATTATO NATO
L’articolo 5 dell’Alleanza atlantica prevede l’obbligo di soccorso per i Paesi membri della NATO, tuttavia, questo meccanismo dovrà venire attivato da Varsavia. Dal canto suo la NATO ha sempre ribadito di non voler partecipare con proprie forze al conflitto in atto in Ucraina. Intanto, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha convocato una riunione urgente del comitato per la sicurezza nazionale e la difesa. «Siamo al corrente delle notizie di stampa sulla caduta di missili russi in Polonia. Al momento non abbiamo altre informazioni che possano confermarle e stiamo indagando», questo quanto invece dichiarato sulla vicenda dal generale Pat Ryder, portavoce del Pentagono, nel corso di una conferenza stampa.
ALLARME E SOLIDARIETÀ NEI PAESI BALTICI
«Le mie condoglianze ai nostri fratelli d’armi polacchi. Il regime criminale russo ha lanciato missili che hanno colpito non solo i civili ucraini, ma sono anche caduti sul territorio della NATO in Polonia. La Lettonia sostiene pienamente gli amici polacchi e condanna questo crimine», ha così twittato il ministro della difesa lettone Artis Pabriks. Intanto in Ucraina oltre sette milioni di persone sono privi dell’elettricità a causa della serie di attacchi missilistici compiuti dai russi quest’oggi, che hanno danneggiato quindici impianti di elettrogenerazione e distribuzione della corrente. Il presidente Volodymyr Zelensky posto in guardia la popolazione del suo paese riguardo alla possibilità di ulteriori attacchi missilistici russi oggi, garantendo però che «il Paese sopravvivrà» e che la Russia «non conseguirà gli obiettivi che si è prefissa».