Tornano a colpire i terroristi jihadisti di Islamic State (IS) e stavolta lo fanno in un Iran sconvolto dalle perduranti proteste di piazza contro gli ayatollah seguite all’assassinio della giovane Mahsa Amini perpetrato dalla “polizia morale” della Repubblica Islamica. A venire attaccati stavolta sono gli sciiti iraniani, da tre uomini armati che hanno aperto il fuoco sulla gente all’interno della moschea Shah Cheragh, un grande santuario molto frequentato della città di Shiraz. A morire sotto i copli dei terroristi sono state almeno quindici persone, i feriti aono invece alcune decine. Due dei terroristi del gruppo di fuoco jihadista sono poi stati arrestati, mentre un terzo si è dato alla fuga.
ISLAMIC STATE APPROFITTA DEL CAOS IRANIANO
Islamic State approfitta dunque della instabile situazione venutasi a creare in Iran, paese nel quale le proteste contro la teocrazia al potere perdurano da più di quaranta giorni. L’azione terroristica è stata portata a termine e successivamente rivendicata dall’organizzazione jihadista sunnita orfana del “califfato” in Iraq e Siria e, secondo quanto fatto trapelare dagli organi di sicurezza di Teheran, i responsabili non sarebbero cittadini iraniani, bensì estremisti sunniti giunti dall’estero.
RAISI: «NULLA RESTERÀ IMPUNITO»
La reazione dei vertici della Repubblica Islamica è stata espressa per bocca del presidente Ebrahim Raisi, che ha dichiarato che questo attentato «non resterà senza risposta». L’ultimo attentato terroristico di rilievo compiuto da Islamic State in Iran risale al 2017, quando nella capitale vennero attaccati il parlamento e il mausoleo dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran.
