Nella notte tra giovedì e venerdì i capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo di massima riguardo alle possibili misure da adottare al fine di fronteggiare l’emergenza causata dall’innalzamento a dismisura delle materie prime energetiche, gas naturale in primo luogo.
EUROPA: AVANTI A PICCOLI PASSI
Va tuttavia rilevato come passi avanti significativi in questo senso non siano stati compiuti, poiché si è pervenuti a un elenco di possibili misure che la Commissione europea sarà tenuta a presentare al Consiglio per una loro eventuale attuazione. A frenare sulle diverse ipotesi di price cap sono stati principalmente Germania, Olanda, Austria e alcuni altri Paesi del centro e nord Europa. Due, in particolare, le possibili soluzioni: il primo sarebbe un meccanismo dinamico di correzione dell’andamento dei mercati che si attiverebbe a fornte di innalzamenti eccessivi dei prezzi, il secondo è un “tetto” imposto al prezzo del gas utilizzato nell’elettrogenerazione.
GERMANIA E OLANDA
Berlino e l’Aia sostengono la loro opposizione ricorrendo alla sicurezza negli approvvigionamenti, argomentando che un tetto massimo indurrebbe i produttori di gas a commercializzarlo altrove, aggravando in questo modo la carenza della materia prima energetica in Europa. Riguardi invece alla differenziazione (disaccoppiamento) del gas impiegato per produrre corrente elettrica (il cosiddetto modello iberico), essi rilevano come si tratti di una misura di calmierazione che comporterebbe una copertura dei costi da parte pubblica.
MECCANISMO DI CORREZIONE DEI PREZZI
La Commissione europea ha proposto un meccanismo di correzione dei prezzi di mercato che si attiverebbe in via temporanea nelle situazioni di emergenza. Su di esso, che è un compromesso ottenuto a seguito di lunghe trattative, dovranno trovare un accordo concreto i ventisette Paesi membri dell’Unione europea, applicandolo in tutti i suoi aspetti. Alcuni paesi si oppongono e, si prevede, che i grossi ostacoli verranno frapposti al momento della definizione dei dettagli di natura tecnica, nel quale il confronto in seno all’Unione europea diverrà più acceso. Ad esempio quando dovranno venire concretamente definiti aspetti fondamentali quali i livelli di prezzo eccessivo che farebbero attivare questo meccanismo di correzione, oppure se la decisione in ambito europeo dovrà essere assunta a maggioranza ovvero all’unanimità.
IL PREZZO DEL GAS
Il prezzo del gas naturale è sceso dal picco raggiunto in agosto, che era pari a 353 euro, agli attuali 127 euro. Un calo le cui cause vengono ricondotte al rallentamento economico (calo della domanda, cessazione dell’attività di numerose imprese, eccetera), non certo a un processo virtuoso. In ogni caso, i prezzi permangono sei volte maggiori rispetto a quelli praticati nel 2021, prima della crisi generata dal conflitto in Ucraina. In Italia (e anche nel resto dell’Europa) non viene dunque escluso il ricorso futuro a forme di razionamento, ritenuto sempre più probabile. Questa crisi energetica si colloca pienamente nello scenario internazionale, poiché è diretta conseguenza del conflitto scatenato dalla Russia di Vladimir Putin in Ucraina.