«Ho voluto che le mie illustrazioni per Dante fossero come delle lievi impronte di umidità su un formaggio divino, di qui il loro aspetto variopinto ad ali di farfalla», queste furono le parole di Salvador Dalì a commento delle sue opere sulla Divina Commedia. Nel 1949 il Poligrafico dello Stato e il Governo italiano, in occasione dei settecento anni dalla nascita di Dante, commissionano al maestro del surrealismo l’illustrazione de La Divina Commedia. Un’opera che nel corso degli anni subì diverse variazioni, sia nella sua committenza che in alcuni aspetti tecnici ed editoriali, tanto da rendere incerta l’associazione tra tavole e versi corrispondenti.
LE OPERE DI DALÌ CEDUTE A FORET
L’artista tra il 1950 e il 1952 realizzò un capolavoro illustrato del Novecento: 102 acquerelli presentati con un’anteprima di 40 tavole in occasione di una sua mostra antologica al Casino dell’Aurora Rospigliosi, a Roma nel 1954. L’esposizione in Italia suscitò alcune polemiche a causa della considerevole somma di denaro pubblico spesa per finanziare l’operazione, nonché riguardo alle allora discusse capacità dell’artista di incarnare adeguatamente lo spirito dantesco. Conseguentemente, il progetto originario fallì e Dalì decise di vendere le illustrazioni che aveva realizzato a Joseph Foret, che le presentò nel 1960 al Museo Galliera di Parigi. A quest’ultimo si deve quindi il processo di trasformazione degli acquerelli in xilografie: sotto la diretta supervisione del pittore vennero convertiti in matrici di stampa 3.500 blocchi di legno intagliati a mano e impressi in progressiva i 35 colori di ogni tavola.
UN PASSAGGIO TRA ATMOSFERE ONIRICHE
Una tecnica che consentì, oltre alla preservazione di tutti gli elementi cromatici, anche l’aggiunta delle più intense sovrapposizioni dei colori. La traduzione xilografica delle illustrazioni della Commedia daliniana sarebbe stata poi pubblicata in due edizioni, una francese curata dallo stesso Foret nel 1963, l’altra italiana tra il 1963 e il 1964 in occasione del settecentesimo anniversario della nascita del Sommo poeta. Un Purgatorio rappresentato da Dalì come passaggio tra le atmosfere oniriche dell’Inferno e le iconografie celesti del Paradiso, utilizzando una cifra pittorica media in cui prevalgono l’uso di fondi chiari ed una scelta cromatica tenue. Esso diviene il ponte che conduce il pubblico alle porte dell’ultimo regno dantesco, attraverso un viaggio surreale pervaso da panorami suggestivi e personaggi affascinanti. L’allestimento dell’esposizione segue il catalogo di Foret, pertanto presenta delle inesattezze nella disposizione delle tavole all’interno del poema e i versi associati a esse.
OPERE IN MOSTRA
L’Ange déchu
La barque de nocher
Les indolents
Les négligents
Reproches de Virgile
Les morts par violence
Les princes de la Vallée fleurie
Les anges gardiens de la vallée
Le songe
Le visage de Virgile
Les orgueilleaux
La beauté des sculptures
La seconde corniche
Un espirit interroge Dante
L’envie
Dans la fumée del coléreux
Quittant la corniche del la colére
La quatriéme corniche: accidia
Le songe de Dante
Avarice et prodigalité
La source
La prodigalité
La gourmandise
L’arbre du chatiment
Montée a la septiéme corniche: la luxurie
Rencontre de deux troupes de luxurieux
Les dernières paroles de Virgille
La divine forêt
Rencontre de Dante et Beatrice
L’annonce d’un grand événement
La confession de Dante
Le paradis terrestre
Dante purifié
IL QUARTIERE SAN LORENZO E LA GALLERIA DELLE ARTI
La nascita del quartiere romano di San Lorenzo risale al periodo tra il 1884 e il 1888, durante il grande sviluppo urbanistico che ebbe la città divenuta Capitale a seguito dell’Unità d’Italia. Esso si sviluppò in un’area oltre le Mura aureliane che in precedenza era agricola e fu destinato all’accoglienza degli alloggi di ferrovieri, operai e artigiani giunti nella città alla fine del secolo XIX, connotandosi dunque come quartiere popolare. Nel 1885, venne realizzato anche l’edificio che ospita la Galleria delle Arti, inizialmente destinati agli scantinati del palazzo a uso privato, gli spazi occupati dal locale trovarono in seguito utilizzo da parte degli abitanti come ricovero antiaereo durante la Seconda guerra mondiale, che vide san Lorenzo dilaniato dei drammatici bombardamenti del 19 luglio 1943. Alla fine degli anni Quaranta, venne trasformato in una fabbrica di sedie, poi in balera, quindi, alla fine degli anni Sessanta, con l’affermarsi di una nuova tipologia di fruizione del cinema che vide la nascita di sale interamente dedicate alle proiezioni di pellicole d’essai, divenne il Cineclub Sabelli, uno dei più importanti esempi nella Capitale di questa nuova tendenza insieme al Filmstudio 70 e il Monte Sacro.
LE MOLTE VITE DI VIA DEI SABELLI 2
Il Circolo Gianni Bosio, fondato nel 1972, aprì la sua prima sede proprio in via dei Sabelli 2; in quel periodo, a condurre le attività del sodalizio erano Paolo Pietrangeli, i componenti del Canzoniere del Lazio, un gruppo di teatro e di musica che si era chiamato Collettivo Gianni Bosio, oltre ad altre persone gravitanti nel mondo della scena artistica e politica degli anni Settanta. Dal 1986 al 1989 divenne la galleria “Artista casa delle Arti” che nel 1990 fu trasformata nella prima galleria d’arte a Roma aperta la notte, ospitando mostre d’arte, spettacoli di poesia contemporanea e musica etnica. Durante gli anni Novanta in quelle sale fu la volta del DDT, storico locale della movida, poi il Lost’n’found e infine il Mads, ritrovo underground e punk, le cui attività cessarono alla metà del decennio scorso. Ristrutturata nel 2019, la Galleria delle Arti offre oggi un grande spazio di estrema versatilità che ha mantenuto le caratteristiche strutturali del basamento dell’edificio di fine XIX secolo: una sequenza di archi costituiti da mattoncini in laterizio, pietra e tufo, intervallati da ambienti di diversa grandezza che, esaltati come elementi architettonici, ne creano il fascino. La struttura degli spazi si configura come una lunga e monacale galleria di archi e volte che viene contrastata dagli arredi in velluto e oro dai rimandi agli anni Venti e Trenta.
INFO
L’evento rientra nell’ambito delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri ed è realizzato in collaborazione con FUIS (Federazione unitaria italiana scrittori, Dante 2021), Comitato nazionale per la celebrazione dei settecento anni e Federintermedia. La mostra, con ingresso a offerta libera, sarà visitabile dal mercoledì alla domenica dalle ore 18:00 alle ore 23:00 fino al 16 ottobre 2022 dalle ore 18:00 alle ore 23:00 presso la Galleria delle Arti, in via dei Sabelli, 2 a Roma;
contatti: +393757223987;
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