ESTERI, Medio Oriente. Israele rifiuta le modifiche richieste dal Libano relative alla modifica del confine marittimo: ora l’accordo è in dubbio

Lapid ha disposto che i negoziatori rifiutino ulteriori richieste «eccessive» da parte del governo di Beirut, avvertendo contestualmente Hezbollah che qualsiasi attacco allo Stato ebraico o agli impianti di perforazione di Karish nel Mediterraneo porrebbero definitivamente fine ai negoziati

Nella giornata di ieri il primo ministro dello Stato ebraico Yair Lapid ha ufficialmente respinto le modifiche richieste dal Libano relative al confine marittimo comune nel Mediterraneo. Stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa da un alto funzionario del Governo israeliano, le richieste di Beirut sarebbero state ritenute «significative», dunque al di là di quanto invece affermato recentemente in Occidente, cioè che le obiezioni poste dai libanesi «erano di minore portata». Una novità che pone in discussione la concreta fattibilità di un accordo del quale soltanto pochi giorni in Israele si riteneva scontata. Invece Lapid ha disposto che i negoziatori rifiutassero ulteriori richieste di tali dimensioni, ammonendo al contempo il partito-milizia sciita Hezbollah che qualsiasi suo attacco porrebbe definitivamente fine ai colloqui.

ACCORDO IN DUBBIO

Egli ha altresì sottolineato come questa decisione non comprometterebbe gli interessi economici e di sicurezza di Israele. Il medesimo funzionario israeliano che ha diffuso la notizia ai media ha inoltre specificato il senso dell’ammonimento del primo ministro, affermando chiaramente come, nel caso di un attacco di Hezbollah al giacimento offshore di gas di Karish, o comunque di colpire in qualche modo Israele, «Hassan Nasrallah si sarà costretto a spiegare alla popolazione civile libanese i perché del fatto che il loro paese non avrà impianti di perforazione degli idrocarburi e neppure un futuro economico». Nel corso del fine settimana, l’inviato dell’amministrazione Usa, Amos Hochstein, si era fatto latore di una proposta definita per certi aspetti «risolutiva» ai fini della controversia relativa alle contrastanti rivendicazioni sui giacimenti di gas nel Mar Mediterraneo, che inizialmente pareva fossero state accolte favorevolmente da entrambe le parti.

Condividi: