Ci potrebbe essere uno spazio destinato agli incontri personali con i leader religiosi nel programma del prossimo viaggio del Pontefice in Kazakistan. Potrebbe collocarsi nell’ambito dei numerosi piccoli incontri bilaterali che vedranno protagonisti, con ogni probabilità, il Grande Imam di al-Azahr, Ahmed al-Tayyb, anche lui atteso a Nur Sultan (capitale dello Stato centroasiatico), e il metropolita Antonij del Patriarcato di Mosca. Ma, e questa è l’indiscrezione trapelata e resa nota oggi dal vaticanista dell’agenzia ACI Stampa Andrea Gagliarducci, Bergoglio potrebbe incontrare anche con il Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping qualora questi si trovasse anche lui in Kazakistan nelle medesime ore.
PRUDENZA DENTRO LE MURA LEONINE
Allo specifico riguardo, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, nel briefing avuto con i giornalisti, si è limitato a sottolineare come gli incontri attualmente in agenda siano quelli con gli esponenti religiosi partecipanti all’Incontro mondiale dei leader delle religioni del Mondo e tradizionali, tuttavia nulla farebbe escludere l’ipotesi di un possibile fuori programma. Ovviamente, la contestuale presenza in Kazakistan delle due personalità (Xi Jinping e Bergoglio) ha alimentato una serie di speculazioni sul possibile incontro. Questo anche alla luce del recente viaggio compiuto nella Repubblica popolare cinese da una delegazione vaticana, recatasi a Pechino allo scopo di discutere (parrebbe con relativo successo) il controverso tema del rinnovo dell’accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi, riguardo al quale nei giorni scorsi il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha fatto capire che si sta andando verso un rinnovo, questo malgrado permangano ancora divere importanti questioni aperte, sia riguardo alla libertà religiosa nel paese comunista, che della stessa la situazione vissuta dai vescovi.
SANTA SEDE E CINA COMUNISTA: DISGELO IN ATTO?
Si pensi al caso del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, arrestato negli scorsi mesi e poi temporaneamente rilasciato in attesa del processo a suo carico che inizierà il prossimo 19 settembre. Il prelato era stato privato della libertà sulla base di accuse (ritenute pretestuose) in ordine a un suo presunto ruolo svolto in un fondo fiduciario «pro-democratico». Una vicenda entrata in maniera prorompente nello scorso concistoro di fine agosto, quando il cardinale Gehrard Ludwig Mueller aveva posto in luce la necessità di affrontare il caso, considerando che si trattava di «un confratello che non poteva partecipare ai lavori per motivi extraecclesiastici». Tuttavia, la recente nomina alla presidenza dell’Associazione patriottica di un religioso che nel 2008 aveva avuto la doppia approvazione da parte della Santa Sede e dello Stato comunista sarebbe indice di un disgelo in atto.
INCONTRO A NUR SULTAN
Xi Jinping sarà a Nur Sultan il 14 settembre, dove incontrerà il presidente Kassym-Jomart Tokayert, cioè nella medesima giornata nella quale il Pontefice prevede di incontrare alcuni leader religiosi. In ogni caso – sottolinea Gagliarducci nel suo lancio – se incontro ci sarà, sarà comunque informale e fuori dai canali ufficiali. Nei fatti, va registrato come oltre Tevere siano consapevoli dell’opportunità di evitare che la politica estera vaticana venga percepita nel senso di uno sbilanciamento a favore di Pechino e, dunque, va tenuto in debita considerazione il recente breve incontro di saluto del Papa a Chen Chien-jen, ex vicepresidente di Taiwan, che ha avuto luogo al termine della messa per la beatificazione di Giovanni Paolo I lo scorso 4 settembre. Quest’ultimo aveva partecipato alla funzione religiosa in rappresentanza di Taiwan.
PECHINO E/O TAIPEI
La Città del Vaticano è uno dei quattordici Stati che mantengono relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina (Taiwan), tutti Stati che non hanno relazioni diplomatiche con Pechino, che, come è noto, considera Taiwan una «provincia ribelle» che vorrebbe, prima o poi (almeno nelle dichiarazioni ufficiali e nella quotidiana pratica diplomatica e militare), unificare alla la Repubblica popolare cinese, ponendo quale requisito non negoziabile a ogni avvio di relazioni diplomatiche con altri Stati la condizione della cessazione dei rapporti di questi ultimi con Taipei. Joanne Ou, portavoce del ministero degli esteri taiwanese, ha ribadito come il suo dicastero abbia «un canale di comunicazione agevolmente aperto con il Vaticano», poiché «Taiwan mantiene una stretta cooperazione con la Santa Sede fin dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche avvenuto nel 1942». Ella ha altresì aggiunto che «Taipei ha sempre posto particolare attenzione a ogni potenziale incontro tra i leader dei suoi Paesi alleati e i diplomatici e le alte personalità cinesi».