di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria e attualmente membro del Direttorio NATO Defence College Foundation – Secondo alcuni media americani sembrerebbe che a parere di fonti ucraine, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe dato alle sue truppe la scadenza del 15 settembre per raggiungere i confini amministrativi della regione orientale di Donetsk durante l’operazione speciale in corso. In sintesi, Putin vorrebbe che «l’obiettivo minimo» della guerra sia raggiunto entro tale data.
CHI CONTROLLA DONETSK?
Lo scorso giugno, l’Associated Press, citando funzionari ucraini e altri analisti militari, aveva riferito che sembrava che le truppe russe già occupassero circa la metà della provincia di Donetsk, dove, come è noto, agisce una fazione separatista filorussa. Sebbene non sia chiaro quanto territorio le forze di Mosca possano aver guadagnato nell’area di Donetsk da allora, l’esercito russo ora apparentemente, se si accredita la fonte ucraina, dovrebbe seguire questa direttiva per occuparlo completamente in circa due settimane di tempo. Oleksiy Gromov, vicecapo del dipartimento operativo dello stato maggiore delle forze armate ucraine, giovedì scorso ha dichiarato che i russi “continuano a mantenere i territori occupati di Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia (sede della grande centrale nucleare), Kherson e Mykolaiv oblasts e stanno cercando anche di creare condizioni favorevoli per la ripresa dell’offensiva” (fonte: Ukrainska Pravda). Gromov ha poi aggiunto che: «Le forze di occupazione russe stanno ancora una volta modificando i loro piani e le loro azioni in conformità con l’ordine di Putin di raggiungere i confini amministrativi dell’oblast di Donetsk entro il 15 settembre».
UN RALLENTAMENTO DELL’OFFENSIVA «DELIBERATO»
Al momento gli analisti non sono in grado di verificare in modo indipendente la presunta scadenza del 15 settembre imposta dal presidente Putin per la piena occupazione di Donetsk. Il ministero della Difesa russo non ha sia dato conferme sia fatto commenti anche se il 31 luglio a San Pietroburgo lo stesso Putin durante la cerimonia del Navy Day Parade avrebbe anticipato la richiesta per il 15 settembre per spingersi fino ai confini amministrativi della regione orientale di Donetsk. Nelle ultime settimane i progressi sui “guadagni” di territorio per entrambe le parti in guerra sembrano essere rallentati e sono molto controversi. Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato la scorsa settimana che la Russia stava «deliberatamente» rallentando il ritmo della sua offensiva in Ucraina per ridurre al minimo le vittime civili, una spiegazione che è stata negata dal ministero della Difesa ucraino. Anche se l’Ucraina ha segnalato delle ritirate locali russe e altri attacchi riusciti nella sua controffensiva in corso nella regione occupata di Kherson, l’Istituto per lo studio della guerra (ISW) ha valutato che l’operazione ora in corso «molto probabilmente si protrarrà per le prossime settimane e forse mesi».
GUADAGNI TRASCURABILI
Una mappa dell’ISW che mostra il controllo territoriale dei due eserciti contrapposti in Ucraina indica che le forze di Putin controllano il territorio nei pressi del confine orientale e meridionale del paese ed evidenzia anche che ci sono «combattimenti significativi» in corso in diversi punti ai margini del territorio occupato dalla Russia a Donetsk e in altre aree. Dopo che Shoigu ha annunciato il rallentamento dell’intensità dell’offensiva della Russia la scorsa settimana, l’ISW ha affermato nella sua valutazione del 24 agosto che la dichiarazione potrebbe essere stata un tentativo di giustificare i «guadagni trascurabili»che l’esercito di Putin aveva ottenuto nelle sei settimane precedenti. L’ISW ha valutato che dopo che l’esercito russo ha ripreso le operazioni dopo una pausa temporanea a luglio, guadagnando solo circa 450 chilometri quadrati di “nuovo territorio”. Nel frattempo, la Russia avrebbe “perso” 45.000 chilometri quadrati di territorio occupato al 21 marzo scorso.
LAVROV MINACCIA LA MOLDAVIA
Per quanto concerne invece gli avvenimenti delle ultime ore, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, afferma che il team di ispettori che ha raggiunto la centrale nucleare di Zaporizhia, occupata dalla Russia in Ucraina, rimarrà nella struttura. «Non andremo da nessuna parte», ha egli dichiarato ai giornalisti. «L’AIEA ora c’è, è allo stabilimento e non si muove. Resterà lì». Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha avvertito la Moldova che qualsiasi minaccia alla sicurezza delle forze russe nella regione separatista della Transnistria sarebbe considerata un attacco contro Mosca rinnovando i timori che la regione moldava possa essere coinvolta nel conflitto Russia-Ucraina. Tornando alla centrale elettrica, l’unità di alimentazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata ripristinata e la compagnia energetica statale ucraina sostiene che un’unità elettrica della centrale nucleare è stata ricollegata alla rete elettrica con la seguente dichiarazione: «Oggi, 2 settembre 2022, l’unità di potenza n. 5 della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che era stata disconnessa a seguito di un altro colpo di mortaio da parte delle forze di occupazione russe, è stata ricollegata alla rete elettrica alle 13:10. Fonti ucraine continuerebbero a sostenere che attualmente, nella centrale sono in funzione due unità che producono elettricità per il fabbisogno dell’Ucraina».
IL GENERALE INVERNO
Con l’approssimarsi dell’inverno ucraino, atteso che, secondo la Commissione europea, circa dieci milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina verso i paesi dell’Unione europea da quando la Russia ha invaso il paese alla fine di febbraio, appare importantissimo per la rimanente popolazione civile avere la certezza della fornitura elettrica. Tra una decina di giorni sapremo se raggiunto (forse), il loro obiettivo i russi si siederanno al tavolo della pace, con gli ucraini oggi ancora non convinti di tale possibilità, e anche se la minaccia dell’incidente nucleare andrà scemando.