CONFLITTI, vertice di Sochi. Putin ed Erdoğan: faccia a faccia per perseguire al meglio i reciproci interessi

Tre i temi principali al centro dei colloqui: la guerra in Ucraina e i suoi effetti nel mondo (non ultima la crisi alimentare), le previste operazioni militari turche in Siria e in Iraq e la questione energetica, di fondamentale importanza per Ankara in una fase che prelude alle prossime elezioni nel Paese

«I partner europei dovrebbero essere grati alla Turchia per aver assicurato il transito costante del nostro gas al mercato europeo tramite il gasdotto TurkStream, tra le rotte più importanti rifornire l’Europa di gas russo, che a differenza di tutte le altre delle nostre forniture di idrocarburi, funziona correttamente e senza problemi». Questo è stato uno dei primi commenti espressi dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin, giunto quest’oggi a Sochi per l’importante vertice bilaterale con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan.

TEMI OGGETTO DI DISCUSSIONE A SOCHI

Tre i temi principali al centro dei colloqui nella città russa sul Mar Nero al confine con la Georgia figurano la guerra in Ucraina (con i suoi effetti di diversa natura in tutto il mondo), le previste operazioni militari turche in Siria e in Iraq e la questione energetica, di fondamentale importanza per Ankara in una fase che prelude alle prossime elezioni (politiche e presidenziali) nel Paese che si dovrebbero tenere nel giugno 2023. Le relazioni bilaterale tra le due potenze regionali negli ultimi tempi si sono andate intensificando, malgrado alcune differenze di interessi che hanno portato a non indifferenti contrasti (al riguardo si pensi ai loro differenti e spesso contrapposti proxi nei conflitti in Siria, Libia, Caucaso meridionale e nella stessa Ucraina).

LE OPERAZIONI MILITARI IN SIRIA

Erdoğan è fortemente intenzionato ad avviare una ennesima operazione militare nel nordest della Siria contro le formazioni armate curde dello Ypg e del Pkk, organizzazione, quest’ultima, dalla quale la prima è diretta filiazione. Oggetto di controversia/trattativa potrebbero essere i “dieci punti” sui quali Ankara, Mosca e Damasco convennero nell’ottobre del 2019, che, anche grazie alle pressioni esercitate da Washington, portò all’interruzione da parte turca dell’operazione militare «Sorgente di pace», che aveva quale obiettivo la costituzione di una fascia di sicurezza profonda trenta chilometri lungo ila linea di confine con la Turchia dalla quale sarebbero stati estromessi i curdi, una fascia di territorio il cui controllo sarebbe stato affidato alle forze turche e a quelle russe.

IL NECESSARIO PLACET DI MOSCA E TEHERAN

Quella siriana permane una situazione tanto drammatica quanto complicata, poiché in assenza di un placet di Mosca, che controlla buona parte dello spazio aereo del suo alleato di Damasco, Erdoğan non potrebbe effettuare operazioni militari della portata di quella che i generali dello stato maggiore di Ankara hanno pianificato. Inoltre, per colpire i curdi di Ypg in Siria (sostenute da poco meno di mille militari americani) e del Pkk in Iraq, egli ha altresì bisogno dell’assenso iraniano, altro protettore di Bashar al-Assad oltreché potenza regionale estremamente attiva che confina direttamente con la Turchia. Putin vorrà e potrà intercedere i propri buoni uffici presso gli ayatollah a beneficio di Ankara, permettendo a quest’ultima l’ennesima operazione militare su larga scala (la quarta a partire dal 2016) lungo gli oltre milleduecento chilometri della fascia di sicurezza che vorrebbero i turchi?

CRISI ALIMENTARE E NAVI CARICHE DI GRANO

Un altro aspetto di rilievo è quello relativo al cosiddetto «corridoio del grano» attraverso il quale fare transitare le navi cariche di cereali, i tre mercantili che ogni giorno vengono autorizzati a salpare dai porti ucraini di Odessa e Čornomors’k. Forniture giacenti nei silos ucraini il cui trasporto attraverso il Mar Nero è stato sbloccato dall’accordo raggiunto a Istanbul il 22 luglio scorso tra Kiev e Mosca grazie alla mediazione turca. L’altro tema, quello del conflitto in corso in Ucraina, vede Ankara insistere con il Cremlino per l’apertura di un tavolo negoziale tra le delegazioni di Mosca e di Kiev che possa portare almeno a un cessate il fuoco.

IL GAP ENERGETICO DI ANKARA

Al centro dei colloqui tra Putin ed Erdoğan ovviamente figurano anche i temi energetici, non soltanto quelli relativi alle essenziali forniture di gas naturale russo alla Turchia (che soddisfano una quota di oltre il 40% del fabbisogno), ma anche il completamento della realizzazione dell’impianto nucleare di Akkuyu (Turchia meridionale), un investimento del valore di venti miliardi di euro che il governo di Ankara ha appaltato all’azienda di stato russa Rosatom a seguito della risoluzione del contratto con la società turca IC Ictas, un impianto destinato a fornire il 10% dell’elettricità necessaria al Paese. Erdoğan, pressato dalla crisi economica interna con l’inflazione dilagante e alle stelle, cercherà di ottenere da Putin una riduzione del prezzo delle materie prime energetiche che la Turchia importa dalla Russia, soprattutto il gas naturale.

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