IRAQ, crisi politica. Moqtada al-Sadr impedisce l’insediamento di un governo filo-iraniano a Baghdad

È scontro aperto nel Paese arabo sul futuro esecutivo. Sciiti contro sciiti, con le fazioni vicine a Teheran che si vedono bloccare il loro primo ministro dal potente e è popolare leader religioso un tempo radicale e amico. Le prospettive per il Paese arabo e la posizione di Washington

Il potente e popolare leader religioso sciita ha scatenato la protesta contro i suoi rivali filo-iraniani pronti a formare il nuovo esecutivo iracheno a dieci mesi dalle elezioni nelle quali la formazione politica di Moqtada al-Sadr si era affermata, aggiudicandosi 73 seggi parlamentari su 329. Egli ha dunque esplorato l’ipotesi della costituzione di un governo di maggioranza, da formare assieme alle rappresentanze politiche degli arabi sunniti e dei curdi, marginalizzando al contempo gli sciiti filo-iraniani, qualcosa che non si era mai verificato dal lontano 2003, anno dell’invasione americana del Paese mediorientale e della deposizione di Saddam.

VIOLATA LA ZONA VERDE E ASSALTATO IL PARLAMENTO

Sadr ha autorizzato i suoi seguaci a prendere d’assalto il palazzo del parlamento iracheno due volte nel mese di luglio, vanificando in questo modo gli sforzi dei filo-iraniani di formare un governo. Essi, raccoltisi in una coalizione che gli permette di ottenere il 33% dei seggi, avevano indicato primo ministro un alleato dell’ex premier Nuri al-Maliki, minando così il ritorno di quest’ultimo al potere a Baghdad. Il 27 luglio, mentre questa coalizione cercava di votare la fiducia a un nuovo esecutivo presieduto da un musulmano sciita, i sadristi hanno preso d’assalto il parlamento impedendo conseguentemente qualsiasi votazione. La protesta, nei medesimi termini, si è ripetuta tre giorni dopo, il 30 luglio, quando a essere presi d’assalto dai manifestanti non sono stati soltanto il parlamento, bensì anche degli edifici governativi.

RISCHIO POLITICHE SETTARIE E ALIMETANZIONE DEL CONSENSO DI ISIS

Al pari dei funzionari statunitensi e dei numerosi analisti che si sono espressi al riguardo, Moqtada al-Sadr ritiene che un governo dominato dalle componenti filo-iraniane ricondurrebbe il Paese alle politiche settarie che a partire dal 2014 posero le basi per l’ascesa di Islamic State (ISIS). Sadr e i suoi alleati hanno agito in particolare allo scopo di impedire il ritorno al potere di al-Maliki, che tra il 2006 e il 2014 quando era al potere pose in essere una politica (gradita a Teheran) di emarginazione degli arabi sunniti iracheni, alimentando conseguentemente il sostegno popolare agli jihadisti del sedicente «Califfato». Nel tentativo di minare i tentativi di Maliki di tornare al potere, all’inizio di luglio, i sadristi hanno fatto trapelare alla pubblica opinione le notizie relative alle relazioni intercorrenti tra la fazione di al-Maliki con Qais Khazali, il leader della milizia filo-iraniana Asa’ib Ahl Al-Haq, oltre a quelle che le altre due milizie sciite irachene, Kata’ib Hezbollah e Sayyid Al-Shuhada, erano affiliate alla Repubblica Islamica.

STRETTE RELAZIONI CON I PASDARAN

I nastri delle registrazioni audio pubblicizzati dai sadristi emergerebbe una conferma della profondità delle relazioni tra il complesso delle fazioni irachene filo-iraniane e il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC). Ovviamente, l’ascesa al potere di un primo ministro filo-iraniano a Baghdad complicherebbe ulteriormente la situazione mediorientale per Washington, che assisterebbe a una ripresa vigorosa dell’influenza degli ayatollah sul buona parte dell’Iraq. Se così davvero dovesse andare, il governo di Baghdad potrebbe ben presto assecondare Teheran, che da tempo chiede con insistenza al suo vicino arabo di mettere gli americani nelle condizioni di ritirare i rimanenti 2.500 militari presenti in Iraq allo scopo dichiarato di contrastare le sacche rimanenti dei miliziani jihadisti di Islamic State e dei loro alleati. Resta il fatto che le varie fazioni irachene, incluse parte di quelle sciite, risentono dell’eccessiva interferenza di Teheran nei loro affari interni. La Repubblica Islamica dell’Iran è infatti un alleato ingombrante ed esigente, dunque, le sue eccessive pressioni esercitate sul nuovo esecutivo che dovrà insediarsi a Baghdad potrebbero anche alimentare l’azione di contrasto di Moqtada al-Sadr ai suoi alleati iracheni, avviando così una fase di instabilità politica e violenze.

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