Tema della trasmissione “Capire per conoscere” andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale il 18 luglio 2022 è stato quello relativo agli effetti della crisi politica sull’economia italiana, ad affrontare l’argomento sono stati il professor Mario Baldassarri (già viceministro della Repubblica e attualmente presidente del Centro studi economia reale) e il giornalista Claudio Landi.
L’AUTUNNO È ORMAI ALL’ORIZZONTE
«Indipendentemente dalla crisi politica – ha esordito Baldassarri -, ci si sta rendendo poco conto che entro il prossimo mese di dicembre l’esecutivo in carica dovrebbe varare una manovra da almeno quaranta miliardi di euro per tamponare l’ineluttabile crisi che nel prossimo autunno colpirà famiglie e imprese nei termini della riduzione del potere di acquisto per le prime e degli investimenti per le seconde; poi dovrebbe varare la legge di bilancio per il 2023 e, sempre entro il 31 dicembre, anche ai fini delle risorse previste dal PNRR, varare definitivamente tre riforme: quella sulla concorrenza, quella sul fisco e completare quella sulla Giustizia. Questo vorrebbe dire approvare entro luglio le leggi delega ed entro dicembre i decreti delegati, altrimenti le riforme non si faranno».
DRAGHI E LA SEDUTA PARLAMENTARE DI MERCOLEDÌ PROSSIMO
Questo è dunque l’attuale quadro della situazione, con in aggiunta l’incognita di una ennesima pesante ondata di Covid. Un prospettiva non incoraggiante aggravata adesso della crisi politica. «In queste condizioni – sottolinea Baldassarri -, un paese privo di governo e in campagna elettorale, che magari dovrà recarsi alle urne i primi giorni di ottobre è un paese sostanzialmente allo sbando. Ritengo di conseguenza che, mercoledì mattina, queste cose il Presidente del Consiglio Mario Draghi debba dirle al Parlamento, penso inoltre che egli abbia tutto il diritto di verificare se su questi cruciali aspetti i partiti politici gli possano esprimere un sostegno concreto, votando i provvedimenti in Aula entro i termini che ho precedentemente indicato».
NADEF E LEGGE DI BILANCIO: TEMPI MOLTO STRETTI
Posto che, naturalmente, la legittimità di un eventuale voto è legittima, va però considerato che un vuoto di governo in questa delicatissima fase renderebbe vulnerabile il Paese. Se si dovesse aprire una crisi di governo e rinnovare il Parlamento della Repubblica si dovrebbe andare a votare i primi giorni del prossimo mese di ottobre, ma, nel frattempo e in coincidenza con questo passaggio si collocherebbero la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), che va approvata in settembre, quindi la legge di bilancio (la finanziaria), la cui approvazione da parte delle Camere seguirebbe di un mese. Soltanto questo costituisce un carico di lavoro enorme, al netto del varo delle riforme strutturali, del gravame in bolletta per il caro energia e la minaccia di blocco dei flussi di materie prime energetiche di Putin.
E I MERCATI STANNO A GUARDARE…
A questo punto, o Mario Draghi resta al governo, oppure gli italiani verranno chiamati alle urne, con tutte le conseguenze del caso sul piano economico. «Oggi lo spread è a oltre 230 punti base – ricorda Baldassarri -, ma i mercati sono ancora in attesa, come dire … stanno a guardare cosa accade in Italia, tuttavia, in caso di crisi di governo lo spread potrebbe schizzare in alto. Noi italiani non dobbiamo dimenticare che abbiamo sempre sulle spalle quasi tremila miliardi di debito pubblico. Negli ultimi tre anni con i bassi tassi di interesse e la Banca centrale europea che acquistava i nostri titoli di Stato abbiamo accantonato il problema, problema che però rischia di ripiombarci addosso all’improvviso nel momento in cui queste condizioni favorevoli non ci saranno più». Spread che cresce a tassi di interesse che, oggi, hanno ripreso a salire, una pericolosissima tenaglia, inoltre la borsa di Milano che crolla, con effetti sulla capitalizzazione delle imprese. A novembre gli italiani saranno soli in casa e al freddo?