Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e Direttore Centrale della Polizia Criminale, interviene sui temi della corruzione, sia nella percezione della stessa in alcuni settori specifici, che nella Pubblica amministrazione, evidenziando e analizzando le strategie operative e legislative a contrasto.
REALTÀ OCCULTE DIETRO IMPRESE SANE
Nell’intervista, il Prefetto Vittorio Rizzi evidenzia in primis necessità e affidabilità dei sistemi utilizzati dal nostro Paese a contrasto della corruzione nella Pubblica amministrazione, tra cui il whistleblowing (ovvero la tutela dei dipendenti pubblici che denunciano illeciti) e il Piano Nazionale Anticorruzione. In seguito vengono analizzate le strategie legislative e normative a contrasto della corruzione e delle infiltrazioni mafiose in attività sensibili, come quello delle cave e del ciclo del cemento, e in generale nel settore chiave delle costruzioni, dove la sfida principale è l’individuazione dei soggetti occulti che si celano dietro imprese apparentemente sane.
CORPORATE WARFARE, UN FENOMENO SOTTOTRACCIA
La Corporate Warfare, la cosiddetta guerra tra imprese, sintetizza tutte quelle operazioni, comportamenti e pratiche economiche, finanziarie e culturali che attuano le imprese per contrastare i concorrenti e dominare interi settori economici. Un fenomeno in costante evoluzione e di difficile studio, soprattutto se paragonato alle altre specialità studiate dall’intelligence. Ma non bisogna pensare a un fenomeno circoscritto alla concorrenza sleale tra aziende private: la Corporate Warfare minaccia anche le Pubbliche amministrazioni, che si affidano in maniera preponderante ad attori privati nella gestione di dati, sistemi e informazioni sensibili. Un esempio recente è dato dagli attacchi hacker russi operati a danno di imprese pubbliche e private italiane e occidentali ai quali abbiamo assistito da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Insomma, la Corporate Warfare rischia di diventare una nuova arma letale: chi la attua ha la possibilità di decretare oppure orientare in modo importante le sorti di imprese e settori economici, pubblici e privati, con riflessi sull’intera collettività. Per questo lo Stato ha il dovere di affiancare le imprese nel difficile compito di aggiornare tecnologie e strategie a contrasto.
L’AFRICA GUARDA ALL’UNIONE EUROPEA
L’African Free Continental Continental Trade Area (AfCTA) è un accordo commerciale firmato e ratificato dalla maggior parte dei paesi africani, che prevede tra gli Stati firmatari l’abbattimento dei dazi doganali e la semplificazione degli aspetti burocratico-amministrativi al fine di implementare la libera circolazione delle merci in tutto il continente, creando la più ampia zona di libero scambio al mondo. Ma se l’ambizione dell’AfCTA è aumentare il livello di competitività delle economie africane sia a livello interno che globale, quest’ultimo va visto non come una minaccia economica per l’Unione europea, bensì come un’opportunità. L’AfCTA ha come modello gli accordi in vigore nell’ambito dell’Ue, elemento, questo, che descrive un ambiente potenzialmente favorevole per le imprese europee, incrementandone la competitività nel mercato africano. Le similitudini tra l’accordo commerciale africano e il suo antenato europeo conferiscono all’Europa un ruolo di garante affinché l’AfCTA sviluppi a pieno il suo potenziale economico, sociale e politico.
TRANSIZIONE ENERGETICA ED EMERGENZA
Dopo l’emergenza sanitaria, il conflitto in Ucraina è intervenuto a generare una nuova crisi, che stavolta riguarda l’approvvigionamento energetico e, di conseguenza, i piani a lungo termine dell’Ue per la transizione ecologica. La necessità di diversificare l’approvvigionamento energetico dall’estero è tanto più necessaria dal momento che l’Europa dipende per oltre il 90% dall’estero, e in particolare per il 40% dalla Russia. Per far fronte a questa nuova emergenza, la Commissione Europea ha messo a punto il Piano REPowerEU per garantire la sicurezza energetica in Ue, accelerando al contempo la transizione verde delle fonti di energia. Il Piano prevede l’adeguamento del Pnrr alla nuova crisi energetica: verrà infatti richiesto agli Stati membri di redigere, all’interno dei rispettivi Pnrr, un capitolo dedicato al perseguimento di REPowerEU, in linea con le raccomandazioni specifiche per ogni paese, emanate a fine maggio dalla Commissione in materia di politica energetica.
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