Oggi è possibile commentare il recente ultimo vertice dei capi di Stato e di Governo dei Paesi BRICS (Brasile, India, Russia, Cina e Sudafrica) che ha avuto luogo a Pechino, nel corso del quale, attraverso una dichiarazione congiunta, è stato reso noto un documento programmatico comune. Dato il “peso” sull’economia mondiale di queste economie l’interrogativo è se, a questo punto, la formula del G7, che ha anch’esso registrato un recente summit in Baviera, non sia in parte esaurita, se non addirittura ormai inefficace.
UN NUOVO G8
È il dubbio mediante il quale il giornalista di Radio Radicale Claudio Landi ha introdotto la conversazione con il professor Mario Baldassarri (già viceministro della Repubblica e attuale presidente del Centro studi economia reale) andata in onda nella trasmissione “Capire per conoscere” di lunedì 27 giugno 2022. «Da anni – ha replicato Baldassarri – segnaliamo come di fronte alla globalizzazione il vecchio G7, che rappresentava e rappresenta un terzo del mondo, non abbia più luogo di esistere sotto questo punto di vista, poiché divenuto gradualmente inefficace». È evidente che occorre un nuovo G8 che sia rappresentativo di tutte la aree economiche e politiche del Pianeta, gestito e programmato dall’Occidente e inclusivo, oltreché di Stati Uniti d’America e Unione europea, anche della repubblica Popolare cinese, Russia, India, Giappone, più un paese dell’America Latina e uno dell’Africa.
FORMULE ESAURITE E RISCHI CONNESSI
«Non è infatti possibile avere un G7 vecchio formato da quattro paesi europei, due nordamericani più il Giappone, che pretendono di decidere le regole che dovranno poi venire applicate in tutto il resto del mondo». Allo stato attuale delle cose il rischio è quello di uno scollamento di queste altre economie emergenti, una spaccatura globale che vedrebbe il G7 osservare la realtà attraverso uno specchietto retrovisore e, parallelamente, dall’altra parte del mondo la formazione di un nuovo blocco che proceda a decidere le regole e a gestire i processi economici (commerciali, monetari, eccetera) per proprio conto. «L’ultima riunione dei BRICS – ammonisce dunque Baldassarri – è un evidente segnale che quella direzione sia stata presa a fronte di un grave ritardo dell’Occidente».
IPOTESI ALTERNATIVE DA ESPLORARE CON URGENZA
Ma, sarebbe possibile tessere una rete di rapporti che unisca il G7 ai BRICS allo scopo di ottenere una parvenza di governo dell’economia mondiale? «Poiché – sottolinea Landi -, di fronte a fenomeni quali la stagflazione globale diviene difficile uscire dalla crisi». La risposta del presidente del Centro studi economia reale: «Non solo è possibile, ma è assolutamente necessario e urgente. Ci siamo illusi di transitare dal G7 al G20, tuttavia, riunioni a tal punto eterogenee rischiano di configurarsi, come per altro è sempre stato, qualcosa come delle riunioni condominiali, che quando va bene si concludono con l’elaborazione di documenti di analisi, sena però pervenire ad alcuna decisione rilevante. Il mondo ha bisogno di governo e le prospettive profilatesi con la grande stagflazione sono indice dell’ineludibile bisogno di coordinare e concordare le strategie». Infatti la stagflazione globale potrebbe presto imporre un minimo di governo e di coordinamento delle politiche macroeconomiche da parte dei massimi governi mondiali.
L’INCOGNITA STAGFLAZIONE
«La stagflazione è molto rischiosa per i paesi dell’Occidente, ma lo è ancora di più per la Cina, perché è noto che se l’economia della Repubblica Popolare non cresce del 7% all’anno il rischio è quello di una esplosione delle sue contraddizioni intrinseche, a partire dalla mobilità interna, con masse di persone che si spostano dalle campagne delle province più povere verso i grandi centri urbani. Ebbene, di fronte a cifre del genere, se l’economia non raggiunge cifre adeguate si pone in discussione il riassorbimento sociale di queste masse». Si tratta di centinaia di migliaia di persone che diverrebbero difficilmente controllabili anche dallo stesso sistema autoritario comunista al potere. «Quindi anche Pechino ha tutto l’interesse affinché l’economia mondiale cresca con una certa armonia e, soprattutto, a certi determinati tassi».
FORTE DOSE DI PRAGMATISMO
Chiosa a questo punto Landi: «Serve dunque una forte dose di pragmatismo che induca, ad esempio, le banche centrali dei vari Stati a forme di coordinamento in campo monetario», questo in una fase prolungata nella quale le urgenze, per quanto impellenti, vengono considerate emergenze, «con le emergenze – puntualizza Baldassarri – che non sono altro che il risultato finale di mancate riforme strutturali e di decisioni di natura politica che avrebbero dovuto venire varate e assunte decine di anni prima. È chiaro che un lassismo a tal punto prolungato conduce i fenomeni a stati di emergenza. Lo si è visto con la crisi finanziaria del 2008, perché si era capito benissimo da anni che quel tipo di mutui, i sub prime, non avrebbero potuto reggere, poi lo si è rivisto con la crisi di Lehmann Brothers e con tutte le altre crisi che si sono succedute in seguito».
C’È SPESA E SPESA
Ad avviso di Baldassarri lo si è riscontrato anche nella stessa crisi pandemica, quando si è reso urgente disporre di un cordone sanitario mondiale «un welfare mondiale poggiato sulla salute». All’eccezione di Landi sul contestuale incremento delle spese per sistemi d’arma, l’economista ospite della trasmissione ha puntualizzato che «l’Europa dovrebbe approntare una Difesa comune coordinata nel quadro della NATO, ma questo comporta un bilancio europeo dedicato alle voci Difesa e Sicurezza, che non vuol dire affatto che ognuno dei ventisette Stati membri dell’Unione europea aumenti al 2% lo stanziamento alla voce Difesa nel proprio bilancio».