Si è tenuto nella mattinata del 15 giugno scorso presso la Sala stampa della Camera dei Deputati la conferenza stampa avente a oggetto la legge sulla concorrenza, dove è stato affrontato specificamente il nodo dell’interoperabilità delle licenze software. Il confronto ha avuto luogo alla presenza del segretario generale di Cispe, Francisco Mingorance (responsabile dell’associazione di categoria dei fornitori di servizi cloud, in collegamento video), della presidente di Assintel (Associazione nazionale imprese ICT) Paola Generali e del presidente di AssoRTD (Associazione dei responsabili per la transizione al digitale) Francesco Andriani. Al centro del dibattito il tema dell’abuso di dipendenza economica da parte delle piattaforme digitali, come da attuale formulazione dell’art. 33 (ex 29) nel Ddl «concorrenza».
CLOUD: ALCUNE PRATICHE «PROBLEMATICHE»
Nello scorso marzo, Cispe, Assintel e AssoRTD, congiuntamente a Codacons e Cio Aica Forum, avevano già fatto pervenire una lettera al ministro Vittorio Colao nella quale si evidenziavano le problematiche legate ad alcune pratiche poste in essere da fornitori e produttori di software. Il tema sollevato, sul quale si auspicava un chiarimento a livello europeo, attiene alle modalità che consentirebbero l’utilizzo di una posizione di forza sul mercato impedendo una libera ed equa scelta nella fornitura di servizi di infrastruttura cloud, attuando meccanismi di lock-in nei propri ecosistemi favorendo così, di fatto, la propria offerta di infrastruttura cloud rispetto alla concorrenza. Oltre alla testimonianza degli esponenti apicali delle tre citate associazioni, sono intervenuti anche alcuni esponenti della politica, che hanno svolto un ruolo importante affinché potesse essere trovato un accordo sulla nuova disciplina. Tra questi i deputati Federico Mollicone (responsabile del Dipartimento innovazione di Fratelli d’Italia), Luca Carabetta (coordinatore innovazione del Movimento 5 stelle) e Piero De Luca (vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico).
NORMAZIONE DELL’INTEROPERABILITÀ DELLE LICENZE SOFTWARE
Nell’occasione, Mingorance ha espresso la propria soddisfazione riguardo al fatto che il problema dell’interoperabilità delle licenze software possa trovare un riferimento normativo anche in Italia. «Dal punto di vista di CISPE – ha egli affermato – il voto di approvazione del Ddl concorrenza è molto confortante non solo per l’Italia, ma anche per i provider di tutta Europa. Questo è un momento estremamente importante, vogliamo ringraziare i gruppi politici, i parlamentari e i dipartimenti di competenza che hanno permesso questo cambio di legislazione. Oggi in qualità di segretario generale sono qui per sottolineare l’importanza della campagna sui dieci principi di Fair Software Licensing lanciata ormai più di un anno fa. Negli ultimi anni i fornitori di servizi cloud europeo hanno visto contrarre le loro quote di mercato a favore delle big tech, le quali hanno sfruttato la loro posizione dominante, la dipendenza degli utenti all’interno del mercato limitandone la scelta e ponendo vincoli tecnici, contrattuali o finanziari ingiustificati. Queste pratiche distorcono la competitività nel mercato. Secondo lo studio di ICOM l’Istituto per la Competitività, lo stop delle pratiche scorrette in materia di licenze software potrebbe determinare una crescita del fatturato complessivo del comparto ICT nazionale compresa tra 1,28 e 1,61 miliardi all’anno».
PIÙ CONCORRENZA E TRASPARENZA
L’Italia è il primo tra i paesi europei ad aver intrapreso degli avanzamenti concreti, «questo è molto positivo – ha concluso Mingorance – e lo voglio sottolineare e l’approvazione in prima lettura al Senato del DDL Concorrenza è un passaggio fondamentale per la promozione e la tutela della concorrenza, principi fondamentali dell’Unione Europea dai quali non si può prescindere e auspichiamo nella sua completa implementazione una volta approvato definitivamente».
Ad avviso di Paola Generali (Assintel) «il percorso per garantire più concorrenza e trasparenza nell’ICT è fondamentale, perché la trasformazione digitale dell’intero tessuto produttivo del nostro Paese si nutre di fiducia e ascolto delle esigenze del mercato. Da oltre un anno come Assintel stiamo sostenendo insieme a CISPE una revisione dei criteri di concorrenza, nazionali ed europei, che escano dalla logica oligopolistica delle big tech. Il mercato italiano dell’information & communication technology nel 2021 valeva 34,5 miliardi di euro, dei quali il 54% sono investimenti da parte di micro, piccole e medie imprese: questo è il dato di partenza del nostro osservatorio Assintel Report. Il Cloud gioca un ruolo fondamentale perché abilita la trasformazione, tanto che il suo valore è di 4,4 miliardi di euro ed è in costante crescita. Ed è qui che si sta giocando la nostra battaglia: perché se riusciamo a rendere trasparenti le regole del mercato Cloud, sarà più semplice estenderle come buone prassi all’intero ecosistema digitale, valorizzando sia le imprese della Domanda, sia le PMI del Made in Italy digitale dell’Offerta».
ICT: IN TALIA UN MERCATO DA 35 MILIARDI DI EURO
Secondo Francesco Andriani (AssoRTD), «rappresentando la “domanda pubblica” dobbiamo scongiurare quelle che sono le paure delle amministrazioni rispetto a problematiche che potrebbero bloccare il processo decisionale. C’è bisogno, dunque, di concorrenza che poi porta chiarezza, per questo plaudiamo a iniziative simili e alle forze politiche per quanto fatto fino ad ora. La pubblica amministrazione va affiancata nel processo di transizione al digitale, anche dalle aziende private che devono unire al consueto ruolo di vendita anche quello di consulenza e formazione per far comprendere al meglio prodotti e servizi nella fase di selezione sul mercato. Solamente chiarendo gli aspetti tecnici più difficili si può creare una scelta consapevole, portando a processi decisionali più rapidi».
La parola è quindi passata ai politici, con il rappresentante di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone (FdI) che ha sottolineato come sia necessaria una sistematizzazione del quadro normativo italiano nella direzione di una tutela dei provider minori e attivi sul versante dell’infrastruttura cloud.
NECESSARIA SISTEMATIZZAZIONE DEL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE
«Una tutela che appare fondamentale per non ostacolare lo sviluppo di un mercato ed una tecnologia cruciale per la Nazione – ha aggiunto l’esponente del partito di destra all’opposizione del Governo Draghi -, proprio già nel vettore del Ddl concorrenza. Come forza politica, inoltre, passando alla dimensione sovranazionale abbiamo sostenuto con forza il nuovo pacchetto del Digital Market Act per evitare l’accumulo di influenza delle grandi aziende multinazionali, i “gatekeeper”, e su cui abbiamo proposto appunto deroghe per le PMI. Le pratiche scorrette rischiano di consolidare il potere di pochi giganti del digitale, a discapito dell’economia del digitale nazionale ed europea. Ne va della competitività europea e, di conseguenza, della sovranità digitale nazionale».
Secondo Luca Carabetta (M5s) «una strategia per l’innovazione tecnologica in questo momento storico si deve sviluppare sul piano europeo, sia dal punto di vista industriale che da quello regolatorio, questo al fine di riuscire a competere su scala globale, in un ecosistema che accelera costantemente».
ACCELERARE L’APPROVAZIONE DEL DDL CONCORRENZA
«Bene ha fatto l’Europa – ha proseguito il parlamentare pentastellato – a muoversi sul fronte della concorrenza poiché è essa stessa elemento fondamentale per la partecipazione attiva delle Pmi e bene ha fatto l’Italia a trattare in tempi stretti il Disegno di Legge sulla concorrenza. Auspico che questo non sia un “una tantum” ma che concorrenza e semplificazioni diventino punto di riferimento dell’agenda politica dei governi». In conclusione del dibattito, il vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico, Piero De Luca, ha affermato che: «È doveroso rafforzare il rispetto dei principi della libera concorrenza anche nel campo del digitale. Approvando definitivamente la norma dell’attuale articolo 33 del Ddl concorrenza, l’Italia può diventare un modello da seguire in tutta l’Europa. Questa previsione, infatti, è ispirata a principi di equità e trasparenza a tutela delle piccole e medie imprese contro pratiche di abuso di dipendenza economica da parte delle piattaforme digitali che, oltre ad essere non condivisibili da un punto di vista etico, penalizzano fortemente anche lo sviluppo economico del settore. Anche in questo ambito, dobbiamo accelerare l’approvazione del Ddl concorrenza per rendere il nostro sistema-paese sempre più competitivo, dinamico e moderno».