Nel complesso scenario internazionale alla fine, però, tutto si tiene: dalla ultradecennale crisi tra Marocco e Algeria per il Sahara occidentale, agli Accordi di Abramo fino al conflitto tra Russia e (Occidente) Ucraina, passando ovviamente per le materie prime energetiche, delle quali Algeri è sempre stato un importante esportatore, malgrado i suoi crescenti fabbisogni interni.
COLPIRE IL «VENTRE MOLLE» DELL’AVVERSARIO
L’ultima inquietante dinamica che riporta indietro l’orologio della storia al confronto bipolare tra l’Unione Sovietica e i Paesi democratici occidentali è quella emersa in questi ultimi giorni, che vede un’area certamente non del tutto stabile come quella del Mediterraneo al centro delle manovre del Cremlino per indebolire la NATO erodendola ai fianchi attraverso l’azione di paesi «amici». Come l’Algeria, dove recentemente si sono recati in visita due importanti personalità in forte attrito con gli Stati Uniti d’America e l’Occidente, il ministro degli esteri della Federazione Russa Sergeji Lavrov e il presidente del Venezuela bolivariano Nicolás Maduro Moros. Insomma, se tutto questo rispondesse a verità si tratterebbe di un film già visto in passato, con Mosca che colpisce più o meno alla luce del sole il ventre molle dell’avversario.
ALLA VIGILIA DEL VERTICE NATO DI MADRID
Siamo alla vigilia di un importante vertice NATO, che avrà luogo proprio nella capitale spagnola i prossimi 29 e 30 giugno, un summit che si preannuncia difficile a causa delle spaccature e dei distinguo che caratterizzano più che mai in questa fase l’Alleanza. Seminare ulteriore zizzania per Mosca potrebbe essere una buona carta da giocare al fine di dividere ulteriormente i partner europei, che dovranno pronunciarsi sulla controversa e urgente questione dell’ammissione di Svezia e Finlandia nella NATO, con la Turchia che ha posto il proprio veto nei confronti dell’ammissione di Stoccolma, chiedendo quale contropartita (a parte la speciosa questione dei curdi del PKK che hanno trovato asilo nel Paese scandinavo), tra le altre cose, il rientro nel programma per la realizzazione e l’approvvigionamento del velivolo da combattimento di ultima generazione F-35, dal quale Ankara è stata esclusa da Washington dopo l’acquisizione da parte di quest’ultima dei sistemi antiaerei e antimissile russi S-400.
ALGERI E IL CONGELAMENTO DEGLI SCAMBI CON LA SPAGNA
La Turchia non è certo un manichino della Rinascente, al contrario riveste un ruolo fondamentale anche e soprattutto alla luce della guerra divampata in Ucraina a seguito dell’invasione russa e delle attuali relazioni tra Putin ed Erdoğan. Tornando alla questione mediterranea e al fianco «molle» della NATO, va rilevato che negli ultimi giorni il quotidiano iberico “El Pais”, riprendendo fonti diplomatiche dell’Unione Europea, ha pubblicato un articolo nel quale si afferma che la ratifica del sostegno alla soluzione delle tesi marocchine sul Sahara occidentale, fatta da primo ministro Pedro Sánchez mercoledì scorso, avrebbe fornito un pretesto agli algerini per annunciare il congelamento degli scambi commerciali con la Spagna. La soluzione dell’autonomia per il Sahara sotto la sovranità di Rabat, ad avviso del governo spagnolo è meglio di quella del referendum sull’autodeterminazione, «che aprirebbe le porte all’indipendenza» della regione contesa.
L’UNIONE EUROPEA È CON MADRID
L’Unione Europea sostiene la posizione spagnola, anche perché il congelamento degli scambi inizialmente annunciato da Algeri colpirebbe l’intero mercato unico. Per il momento la delegazione algerina presso l’UE nega la sospensione, sebbene fosse stata annunciata ufficialmente dall’associazione bancaria e finanziaria del Paese nordafricano, ma la questione potrebbe influire negativamente sull’accordo di associazione stipulato nel 2005 da quest’ultimo con la Commissione Europea. Infatti, qualora Algeri dovesse proseguire nell’esercizio di queste pressioni nei confronti di Madrid si potrebbero aprire scenari conflittuali che si trascinerebbero nel tempo. Ovviamente, in Europa si tiene in debito conto la forte dipendenza energetica dagli algerini, aspetto che frena l’assunzione di misure drastiche, soprattutto in una fase di distacco dalla Russia.