DIFESA, guerra e telecomunicazioni. La lezione ucraina non fa altro che confermare quanto appreso nel passato

Dalla densa coltre di fumo nero sprigionato dalle fiamme dei blindati russi colpiti dalla resistenza ucraina traspare nuovamente il tema relativo ai pericoli insiti nelle comunicazioni non crittografate sui moderni campi di battaglia. Una recente dichiarazione dell’US Secretary of the Army Christine Wormuth ha inteso sottolineare l’importanza della prevenzione in questo campo

Si afferma che nel corso delle perduranti tensioni sul confine israelo-libanese dei decenni precedenti, non infrequentemente sfociate in veri e propri aperti conflitti, la rigida disciplina fatta rispettare dai severi comandanti delle unità facenti parte del dispositivo militare di Hezbollah, imponesse ai combattenti sulla linea del fuoco o nei rifugi e nei transiti in galleria l’assoluto divieto di utilizzo di telefoni cellulari, apparecchiature che già in quegli anni avevano trovato ampia diffusione.

TACI: IL NEMICO TI ASCOLTA!

Si ritiene che questo accorgimento in molti casi abbia evitato la localizzazione delle unità combattenti della milizia sciita da parte dell’intelligence israeliana, al contrario invece dei militari di Tsahal, che dei telefonini facevano spesso uso per chiamare a casa o per conversare, fornendo importanti informazioni al nemico che, discretamente, era all’ascolto. Ebbene, tutto questo si è ripetuto a distanza di anni nel teatro bellico ucraino, dove allo scopo di condividere informazioni le unità impegnate nei combattimenti hanno fatto ricorso a dispositivi di comunicazione più semplici di quelli crittografati e quindi meno sicuri, rivelando le proprie posizioni e rendendole quindi vulnerabili.

QUANDO LA CRITTOGRAFIA NON C’È

Secondo il Pentagono, in particolare sarebbero state le unità dell’Armata russa ad affidarsi a canali non crittografati, poiché, si afferma, la loro capacità di comunicazione riservata è carente. Un articolo del giornalista specializzato Colin Demarest pubblicato di recente dalla testata online “C4ISRNET”, che ha riportato le dichiarazioni rese dall’US Secretary of the Army, Christine Wormuth, durante una sua visita presso un reggimento dell’esercito americano, ci sarebbe molto da imparare dalla guerra in corso in Ucraina, soprattutto il valore che rivestono le comunicazioni sicure e, d’altro canto, i rischi derivanti da un uso indiscriminato dei telefoni cellulari sul campo di battaglia.

CAMPI DI BATTAGLIA SEMPRE PIÙ «TRASPARENTI»

«Quando i soldati ricorrono a comunicazioni non crittografate – ha sottolineato la Wormuth -, ciò li rende vulnerabili, e questo è qualcosa sul quale dovremo riflettere, poiché la maggior parte dei nostri giovani soldati è abituata ad avere il telefono con sé ovunque vada». Ad aprile Washington ha reso noto che avrebbe fornito a Kiev dispositivi di comunicazione tattica sicuri quale parte di un “pacchetto” di assistenza del valore di 300 milioni di dollari, qualcosa che protegga le radio ucraine dalle interferenze russe. Insomma, mutatis mutandi si tratta più o meno dei medesimi insegnamenti tratti dalle esperienze maturate in Libano, cioè che oggi più che allora, grazie allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie sempre più sofisticate i campi di battaglia divengono sempre più «trasparenti» agli occhi e alle orecchie elettroniche del nemico.

RIDURRE AL MASSIMO OGNI TIPO DI SEGNATURA

Per rimanervi celati il massimo possibile e non svelare la propria posizione e il proprio atteggiamento si rende dunque necessario ridurre ulteriormente ogni tipo di segnatura elettronica sul campo di battaglia. La profilatura investe tutti i livelli, dai posti comando alle colonne in movimento fino alle pattuglie in ricognizione, poiché tutto ormai è in rete, ai fini del comando, controllo e delle comunicazioni tattiche.

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