Teheran vuole vendicarsi della morte del colonnello Hassan Sayyad Khodaei, ufficiale del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC), assassinato la scorsa settimana nel centro della capitale iraniana mentre si trovava in auto da sicari in motocicletta, in Mohahedin-e Eslam Street, zona dove hanno la loro sede uffici dell’IRGC e della Quds Force. Una eliminazione mirata che viene attribuita all’intelligence israeliana, ma che Gerusalemme non ha però confermato. L’agenzia di stampa Fars ha pubblicato oggi i nominativi di cinque cittadini dello Stato ebraico ritenuti «coinvolti in sabotaggi contro i Paesi islamici e nell’assassinio di attivisti della Resistenza islamica». Si tratta di esperti in tecnologie e elementi dei servizi di informazione e sicurezza.
LE MINACCE DI TEHERAN
Una minaccia che era stata in precedenza annunciata dal maggior generale Hossein Salami nel corso di una sua visita alla famiglia del colonnello ucciso, quando egli si era espresso con le solite frasi rituali di circostanza che, tuttavia, lasciano trapelare chiare intenzioni: «I martiri assassinati dai sionisti sono di rango molto elevato – haveva dichiarato pubblicamente – e, se Dio vuole, ci vendicheremo contro i nostri nemici». Fonti della Repubblica Islamica avevano indicato lo Stato ebraico o gli Usa quali responsabili dell’omicidio, senza tuttavia incolpare direttamente gli israeliani del fatto.
I NOMI DEGLI ISRAELIANI IN PERICOLO
Quest’oggi la pubblicazione dei nominativi delle cinque cittadini israeliani nel mirino dei servizi segreti iraniani, definiti nell’articolo dell’agenzia Fars – che citava «fonti governative» -come «sionisti che devono vivere nella paura», poiché si trovano «sotto stretta sorveglianza giorno e notte». Nell’articolo non si escludono comunque altri potenziali bersagli della possibile serie di eliminazioni mirate che Teheran potrebbe tentare di portare a termine. I cinque israeliani minacciati sono Amos Malkab (già nella direzione dell’intelligence militare israeliane, l’Aman), Amir Levental (esperto di sicurezza informatica), Gal Ganot (già ufficiale superiore dell’Unità 8200 di Tsahal, unità di sorveglianza elettronica), Inbal Arieli (anch’egli ufficiale già in forza all’Unità 8200) e Amit Meltzer (anch’egli esperto di sicurezza informatica).
ELEVATA L’ALLERTA SICUREZZA
Israele ha nel frattempo elevato il livello di allerta di sicurezza nelle sue ambasciate e nei consolati nel mondo, poiché teme un attacco iraniano in rappresaglia. Nel territorio dello Stato ebraico le forze di difesa hanno rafforzato le difese aeree del paese nel timore che Teheran possa sferrare un attacco dal cielo, missilistico o attraverso l’impiego di «droni suicidi», velivoli senza pilota recanti ordigni esplosivi manovrati da remoto da elementi di organizzazioni e gruppi armati attivi in Libano e Siria che sono alleati degli ayatollah. Allo scopo sono state attivate anche le batterie di Iron Dome.