La moda italiana a fine 2022 supererà i livelli pre-pandemia e, con i settori a essa collegati (come occhialeria, e gioielleria) toccherà quota 92 miliardi di euro di ricavi, in salita del 10,5% sul 2021 e del 2,5% sul 2019. Merito soprattutto delle esportazioni, che supereranno i 75,4 miliardi di euro (+11% sul 2021) contro i 71,5 miliardi del 2019. Tra i mercati di destinazione più dinamici del 2021 figurano la Cina (+42,1%), gli Stati Uniti (+39,7%) e la Francia (+22%).
FASHION WEEK MILANO 2022
Lo riferisce Seles Sviluppo commerciale estero, https://www.seles.biz/news/lexport-spinge-la-moda-italiana-oltre-i-livelli-pre-pandemia/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=pillole-di-export-seles_1, che riporta come a mettere nero su bianco il quadro di ripresa siano stati i fashion economic trends di Camera nazionale della moda italiana, resi pubblici in occasione della presentazione della Fashion week uomo, a Milano dal 17 al 21 giugno 2022, con le collezioni per la primavera del prossimo anno.
GLI OPERATORI: «POSITIVITÀ E REALISMO»
Malgrado il periodo di forte stress dovuto alla situazione internazionale il settore sta reagendo bene, performando meglio di quanto ci si aspettasse. In crescita anche l’import, a testimonianza dell’incremento dei consumi interni, nonché il saldo con l’estero. Per l’anno in corso gli operatori si dicono «positivi e insieme realisti», poiché – essi sottolineano – molto dipenderà da quello che succederà nel mondo.
DATI INCORAGGIANTI MA ANCHE NON POCHE INCOGNITE
L’avvio del 2022, infatti, è stato molto promettente: nel primo bimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il fatturato è cresciuto del 25% , mentre le esportazioni hanno totalizzato un più 23 per cento. Poi però, il 24 febbraio scorso c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina e l’export verso Mosca ne ha immediatamente risentito, registrando in marzo una flessione pari al 50% rispetto allo stesso mese del 2021.
RICHIESTA DI POLITICHE PIÙ INCISIVE
Ma il conflitto è soltanto uno dei problemi che la moda si trova a dover affrontare, tra effetti diretti (come la chiusura dei negozi) e indiretti, tra i quali rientrano l’aumento esponenziale dei costi energetici, che a loro volta pesano su quelli di produzione. A marzo 2022 i prezzi alla produzione sono perciò saliti del 36% e se, fino a ora, le imprese della filiera hanno tentato di assorbirli, è tuttavia possibile che a breve si assista a un invitabile aumento dei prezzi al consumo, dunque, gli operatori del settore chiedono politiche maggiormente incisive su questo fronte.