Durante il convegno “Progetto mare”, organizzato da Confindustria il 12 maggio scorso, Francesca Biondo, direttore generale di Federpesca, è intervenuta alla tavola rotonda “Sviluppo della pesca e della filiera ittica”. Rispondendo alle domande del giornalista David Parenzo, ella ha ricordato come il valore prodotto fattori indispensabili per lo sviluppo del Paese. «Tra i settori che ne sono parte – ha aggiunto la Biondo -, la pesca riveste un’importanza strategica in ragione della diffusione capillare sul territorio e de coinvolgimento di due filiere chiave, la marittima e l’agroalimentare».
AUTONOMIA ALIMENTARE È AUTONOMIA STRATEGICA
«L’attuale crisi internazionale – ha quindi sottolineato la dg di Federpesca – ha posto all’attenzione di tutti il tema dall’autonomia strategica del nostro paese nell’ambito della quale l’autonomia alimentare riveste un ruolo di cui ancora si parla poco». Nonostante l’Italia sia uno dei principali consumatori in Europa – si afferma a Federpesca -, la necessità di interventi strutturali per il settore è evidenziata da due dati rilevanti: la flotta da pesca italiana è tra le più vetuste in Europa e oltre l’80% del prodotto consumato dagli italiani viene importato.
URGENTE UN PIANO STRATEGICO DI SETTORE
«L’autonomia strategica dell’Europa non può prescindere dall’urgente approvazione di un piano strategico dell’economia del mare, che indichi le policy prioritarie necessarie per arrivare al 2050 con un’industria marittima florida, competitiva, verde e digitale. In Italia, per la valorizzazione e la transizione del settore della pesca occorre avviare una strategia concreta per consentire il rinnovo e l’ammodernamento della flotta peschereccia italiana, per colmare gap che incidono sul soddisfacimento della domanda interna, sull’ambiente, sul costo delle produzioni, sulla sicurezza del lavoro a bordo e, quindi, sulla competitività e sostenibilità dell’intero sistema».
ACCESSO FACILITATO AL CREDITO
«A tal fine – prosegue la nota diffusa dall’associazione di categoria – sono necessari strumenti di accesso facilitato al credito per investimenti, nel rispetto dei vincoli della politica comune della pesca così come è fondamentale definire misure gestionali condivise tra i paesi che hanno accesso agli stessi stock ittici, in quanto la regolamentazione unilaterale dello sforzo di pesca si traduce in un dumping ambientale, economico e sociale. Infine, occorre promuovere il prodotto ittico italiano tramite campagne volte a sensibilizzare i consumatori all’acquisto e al consumo di prodotti locali, e mediante l’adozione di adeguati sistemi di tracciabilità e autenticazione degli stessi.
RENDERE LE IMPRESE COMPETITIVE
«Rendere le imprese competitive – prosegue la nota – non può più significare aumentare la quantità di prodotto pescato ma deve invece significare investire sulla sua valorizzazione, sulla tracciabilità e la consapevolezza dei consumatori. Solo così sarà effettivamente possibile rendere l’industria della pesca italiana ancora remunerativa e competitiva sui mercati nazionali e internazionali».
«Il futuro della pesca passa necessariamente da una riqualificazione dell’intero comparto – conclude la Biondo – una flotta tecnicamente moderna, equipaggi preparati, gestione del settore in termini adeguati al valore della produzione, rispetto e gestione del contesto ambientale, valorizzazione del prodotto». I lavori del convegno Progetto Mare si sono conclusi con l’intervento del presidente di Confindustria Carlo Bonomi.