ECONOMIA, quadro critico. Il Governo Draghi di fronte all’aumento dello spread e all’offuscamento delle prospettive di crescita

Ad avviso del professor Mario Baldassarri, «la scelta politica vera è o stanziare 50 miliardi subito per sostenere consumi delle famiglie e investimenti delle imprese, oppure spendere la stessa somma a settembre per tamponare attraverso sussidi e casse integrazioni la situazione di ulteriore crisi economica»

La settimana è iniziata con uno spread piuttosto elevato, oltre i 200 punti base rispetto ai bund (titoli decennali tedeschi). Ad avviso del professor Mario Baldassarri – intervenuto alla trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lo scorso 10 maggio – «l’aspetto interessante e in parte anche preoccupante è quello relativo alla differenza con i differenziali portoghese (118 punti base) e spagnolo (111 punti base), che evidenzia come il problema italiano non sia correlato esclusivamente alla dinamica in atto di incremento dei tassi di interesse, con la banca centrale europea che per ora è rimasta ferma e continua ad acquistare titoli di Stato senza ritoccare i tassi di riferimento».

SPREAD OLTRE 200 PUNTI BASE

Naturalmente va registrato l’effetto dell’incremento di mezzo punto del tasso di interesse deciso la settimana scorsa dalla Federal Reserve statunitense, «tuttavia – sottolinea l’ex ministro dell’Economia e attuale presidente del Centro studi economia reale -, in questo quadro di tendenziale modesto aumento dei tassi l’Italia spicca però per uno spread schizzato oltre duecento».

Questa situazione induce conseguentemente a una diversa lettura del Documento di economia e finanza (Def), che, come sottolineato in precedenza in altre trasmissioni, evidenzia alcune fragilità, quali la previsione di una crescita tendenziale pari al 2,9% e, «su questa base – sempre ad avviso di Baldassarri – l’impulso della politica economica del Governo Draghi risulta insufficiente, poiché un o 0,2% di crescita in più nel 2022, nelle aspettative pregresse, avrebbe dovuto portare al 3,1%, ma oggi le cose sono cambiate rispetto a poche settimane fa e occorre dunque una revisione piuttosto rapida e radicale del quadro economico e delle correlate politiche». Per Palazzo Chigi, in questo contesto di generale crisi, saranno dunque sufficienti interventi di politica economica del tipo “Decreto sostegni” oppure no?

RIVEDERE IL DEF: MA, QUALI I MARGINI DI MANOVRA?

«È necessario intervenire immediatamente nel senso dell’abbattimento del “caro bollette”, che grava su famiglie e imprese per 32 miliardi di euro a trimestre, cioè in questo momento la maggiore voce di spesa per gli italiani. Ora, a fronte di questa cifra il sostegno del Governo è di soli 7,5 miliardi». Una riduzione di potere di acquisto che incide sui consumi e, di conseguenza, frena gli investimenti. «Insomma – commenta Baldassarri -, lo scenario delineato nel Def è ottimistico, seppure esso contenga anche previsioni alternative, negative però attendibili, poiché indicano la crescita attestarsi quest’anno all’1,9%, quindi fortemente contratta rispetto al rimbalzo dello scorso anno».

PROSPETTIVE AL RIBASSO E MANOVRE «A BUFFO»

Il prodotto interno lordo (Pil) nel primo trimestre del 2022 e calato rispetto all’ultimo trimestre del 2021, mentre quello del secondo trimestre di quest’anno, che sconta tutti gli effetti deleteri della guerra in Ucraina, rischia di abbassarsi ulteriormente. «Allora diviene impossibile immaginare un rimbalzo della crescita nella seconda metà del 2022 che sia sopra il 3%, tale da recuperare l’effetto trascinamento della fase post-pandemica». Di fronte a questo scenario si rende necessaria una manovra di politica economica forte, secondo Baldassarri da 50 miliardi, «adeguata a sostenere famiglie e imprese, ma essa non va fatta ricorrendo a scostamenti di bilancio, cioè a ulteriore deficit e debito,  perché alle condizioni attuali e con lo spread in salita sarebbe da irresponsabili».

RASCHIARE IL BARILE DEI 950 MILIARDI IN BILANCIO

Le risorse da destinare alla copertura di questa manovra andrebbero dunque rinvenute all’interno delle poste di bilancio pubblico, cioè di quei 950 miliardi di euro che lo Stato italiano si accingerà a spendere. E qui Baldassarri torna a elencare le potenziali risorse insite nel bilancio pubblico alla quali, volendo, si potrebbe fare ricorso: i 55 miliardi di fondi perduti, gli 80 miliardi di tax expenditure e gli oltre 100 miliardi di evasione fiscale. «Da questa massa ingente di risorse – conclude l’economista ospite della trasmissione – recuperare almeno 50 miliardi al fine di sostenere i redditi delle famiglie e gli investimenti delle imprese sarebbe un atto di responsabilità e di lungimiranza. Ma va fatta subito, poiché se si attenderà il mese di settembre questi stessi soldi dovranno venire impiegati per tamponare casse integrazioni, disoccupazioni e nuove povertà».

A440 – ECONOMIA, QUADRO CRITICO: IL GOVERNO DRAGHI DI FRONTE ALL’AUMENTO DELLO SPREAD; si offuscano inoltre le prospettive di crescita. Secondo il professor MARIO BALDASSARRI «la scelta politica vera è o stanziare cinquanta miliardi subito per sostenere consumi delle famiglie e investimenti delle imprese, oppure spendere la stessa somma a settembre per tamponare attraverso sussidi e casse integrazioni la situazione di ulteriore crisi economica». La situazione in atto dovrebbe conseguentemente indurre a una diversa lettura del Documento di economia e finanza (Def). Alcune riflessioni al riguardo sono state svolte dall’economista, già ministro della Repubblica e oggi presidente del Centro studi economia reale, nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista EMILIO TARGIA e andata in onda sulle frequenze di Radio radicale lunedì 9 maggio 2022.
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