CONFLITTI, worst-case scenario. E se Putin attaccasse la NATO?

Mentre continua la guerra in Ucraina si susseguono anche le richieste di Kiev all’Occidente di adottare misure di supporto sempre più estreme

di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano e attualmente membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation – Mentre continua  la folle e tragica guerra Russia e Ucraina si susseguono anche le richieste di Kiev all’Occidente di adottare misure di supporto sempre più estreme. Queste potrebbero portare, per reazione, a un attacco russo al territorio di un paese membro della NATO. La linea ufficiale di Bruxelles (o almeno quella che potrebbe essere confermata) è che l’Alleanza atlantica risponderebbe in modo proporzionato e ponderato, soprattutto allo scopo di evitare di innescare un conflitto mondiale.

IL DETTATO DELL’ARTICOLO 5

Va innanzi tutto ricordato che l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, siglato nell’aprile del 1949 prevede che «le Parti convengono che un attacco armato contro uno o più di loro in Europa o Nord America sia considerato un attacco contro di loro tutti e di conseguenza convengono che, qualora si verificasse un tale attacco armato, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di l’autodifesa individuale o collettiva riconosciuta dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate adottando immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, le azioni che ritenga necessarie, compreso l’uso di forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area del Nord Atlantico».

L’ARDIRE DI KIEV

Dopo l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva nel Mar Nero la tesi propugnata dai media di Mosca è stata che si era giunti a un punto di svolta nella guerra russo-ucraina, poiché Kiev aveva avuto l’ardire di attaccare la «Patria». Gli organi di propaganda russi sostengono che il loro paese era già da tempo coinvolto in quanto «le infrastrutture della NATO» vengono utilizzate per armare l’Ucraina. Tra gli opinionisti russi c’è anche chi ipotizza che sarebbe perfettamente nel diritto di Mosca attaccare obiettivi come gli snodi ferroviari polacchi, attraverso i quali stanno viaggiando armi e rifornimenti occidentali verso l’Ucraina. Alla maggior parte degli esperti militari appare chiaro come le la Russia possa efficacemente colpire tutti i centri logistici e le infrastrutture (ferrovie e autostrade) dove gli aiuti occidentali vengono ammassati per essere successivamente distribuiti agli ucraini (lo ha già fatto e dimostrato di poterlo fare), tuttavia non escludono che sia possibile un’azione preventiva all’ingresso degli aiuti in  Ucraina.

SE PUTIN ATTACCA LA POLONIA?

A questo punto il quesito da porsi è se la Russia colpirà il territorio della Polonia. Nell’immediatezza di un evento del genere non vi è dubbio che la NATO risponderebbe. Il Consiglio Nord Atlantico si riunirebbe in sessione di emergenza per decidere quale azione specifica si renderebbe necessaria al fine di ripristinare la deterrenza, poiché in assenza di risposte  si avrebbe in pratica la fine della NATO. Certamente, la risposta dovrebbe essere decisa e proporzionata, seguita subito da un’estesa campagna di comunicazione strategica per spiegare quanto deciso, sia ai cittadini dei paesi membri dell’Alleanza che ai russi e ai loro alleati. La NATO dovrebbe inoltre affrontare diverse questioni interne connesse anche con il futuro, atteso il dubbio che, con ogni probabilità, la coesione politica interna sarebbe insufficiente al superamento dell’avversione all’escalation ragionevolmente esistente, in particolare in alcuni Paesi dell’Europa occidentale.

IL VENTAGLIO DI POSSIBILI RISPOSTE DELLA NATO

La Germania del cancelliere Olaf Scholz, ad esempio, vive una fase di discussione interna per il suo impegno in difesa dell’Ucraina e per i conseguenti traumi alla macchina economica tedesca derivanti dalla mancanza di materie prime energetiche (gas russo). Sarebbero comunque esplorabili diverse opzioni di risposta, tutte proporzionate seppure rischiose. Se Mosca attaccasse i nodi ferroviari in Polonia i sottomarini alleati  potrebbero lanciare missili da crociera sia sulla rete ferroviaria russa (vitali per il rifornimento delle forze in combattimento), sia sulle aree logistiche dove vengono ammassate le unità da impiegare nell’offensiva nell’Ucraina orientale. Il corridoio di Suwalki tra la Bielorussia e Kaliningrad (territorio russo sul Mar Baltico) potrebbe essere interdetto alle forze di Putin e un attacco potrebbe venire lanciato sui sistemi di difesa aerea dell’enclave russa. La NATO potrebbe inoltre bloccare il Mar Nero e attaccare con i  missili le navi da guerra nemiche, e qui la Turchia giocherebbe un ruolo chiave, seppure qualche dubbio sul suo intervento è lecito.

MISURARE LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Tutto quanto precede dovrebbe comunque avvenire senza toccare i gasdotti che dalla Russia attraversano l’Ucraina Gazprom ha reso noto che il transito di gas verso l’Europa attraverso il paese oggi sotto attacco procede normalmente. Il colosso dell’energia russo ha infatti evidenziato come il primo aprile il transito procedeva regolarmente, con un flusso pari a 108,4 milioni di metri cubi al giorno. Il grado delle azioni «di reazione» appena indicate (chiudendo entrambi gli occhi sul problema energetico) dipenderebbe dal livello che Mosca attribuirebbe al loro attacco iniziale alla NATO e dalla forza del messaggio che i leader occidentali si sentirebbero obbligati a inviare a Mosca. Tuttavia, data l’atmosfera in essere di questi tempi al Cremlino, qualsiasi azione militare della NATO sul suolo russo o contro una nave russa porterebbe quasi certamente a un’escalation della guerra, probabilmente anche al di fuori dell’Ucraina.

LE ORECCHIE TESE DA XI JINPING

La reazione sarebbe poi anche un messaggio alla Cina Popolare e alle sue mai celate aspirazioni di occupazione di Taiwan. Pechino, che non ha condannato Mosca con chiarezza, poiché sa bene che un attacco a Taipei dell’intensità di quello sferrato dai russi in Ucraina le creerebbe enormi problemi, a iniziare dall’embargo commerciale. Le alternative per la NATO, senza considerare a priori la deterrenza nucleare, sono ridotte nel numero. Mosca, violando l’ormai defunto Trattato sulle forze nucleari del 1987, è stata in grado di sviluppare un’intera famiglia di sistemi missilistici nucleari tattici e a raggio intermedio. La disponibilità di queste armi convenzionali, o nucleari che siano considerate, è poi  caratterizzata dal test di propaganda, come quello di pochi giorni fa del nuovo missile balistico intercontinentale, anche a capacità nucleare, Sarmat (Satan 2) che offre a Mosca un ipotetico vantaggio nei confronti  della NATO che   basa la sua deterrenza su una buona difesa convenzionale e sui sistemi nucleari strategici di Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

GUERRA IPERTECNOLOGICA

In altre parole, qualunque cosa accada in Ucraina e se si esclude il nucleare, nel prossimo futuro ci sarà una rivoluzione nella guerra guidata dalla tecnologia e ci saranno armi artificialmente intelligenti in cui la guerra (che la NATO potrebbe combattere) sarà dominata dall’informazione e dalla guerra cibernetica, sia offensiva sia difensiva, dalla componente missilistica ipersonica e dalla loro interazione con la forza militare terreste, navale e aerea. In conclusione, anziché attaccare la Russia utilizzando un’azione militare diretta, la NATO potrebbe rispondere a qualsiasi attacco, ad esempio, contro la Polonia provocando un blocco di massa del sistema infrastrutturale e delle comunicazioni militari russe. In altre parole, gli alleati dovrebbero rispondere dimostrando alla Russia che stanno sviluppando un nuovo concetto di deterrenza ed escalation come parte di un continuum di azioni fortemente distruttive con effetti  sul sistema avversario difficilmente riparabili o sostituibili.

DETERRENZA E PASSI FALSI

C’è poi un altro avvertimento che troppo spesso viene ignorato, quello che la deterrenza della NATO funzionerà solo se tutti saranno disposti ad accettare che nessun  attacco può avvenire senza rischi. Ora, il ragionevole dubbio è che, mano a mano che al Cremlino saranno più preoccupati per le conseguenze del conflitto, è probabile che la guerra s’intensifichi, atteso che nelle ultime nove settimane non si è visto altro che un  susseguirsi di valutazioni errate russe, fino al punto che anche ipotizzare l’uso di un limitato attacco nucleare tattico di natura dimostrativa da parte di Mosca in Ucraina non può più venire totalmente escluso. Più Mosca avrà incertezza riguardo alla propria vittoria, maggiore sarà la probabilità di un attacco contro il territorio della NATO per bloccare il rifornimento di armi agli ucraini, soprattutto se l’attuale offensiva nel Donbass dovesse fallire o andare per le lunghe a causa della resistenza delle forze armate di Kiev.

LA CRISI DI CUBA DEL 1962 INSEGNA

Come la crisi dei missili cubani del 1962  la guerra in Ucraina sembra seguire una simile sequenza di eventi. In questi momenti di tensione l’aggressore deve essere convinto a diminuire l’escalation e, di conseguenza, Mosca  deve comprendere appieno che qualsiasi attacco sul territorio della NATO riceverà una risposta graduale e proporzionale. Per arrivare a questo i leader della NATO devono chiarire che esiste effettivamente un legame tra armare l’Ucraina e difendere l’Alleanza e poi,  forse il più importante di tutti, affinché la deterrenza della NATO sia credibile, ripetere unitariamente che la NATO non deve e non può fare marcia indietro.

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