ACI Stampa, 18 aprile 2022 – Non c’è ancora un annuncio ufficiale, ma il Pontefice potrebbe recarsi in Kazakhstan il 14 e 15 settembre prossimi. La visita, prevista già nel 2020 e poi nel 2021, è stata annunciata dal governo del Paese asiatico lo scorso 11 aprile, seppure la Sala Stampa della Santa Sede abbia definito il possibile viaggio pastorale di Bergoglio semplicemente come un suo «desiderio». In concomitanza della visita in Kazakhstan si terrà il VII incontro dei leader delle religioni tradizionali. Nur Sultan ha siglato nel 2019 un protocollo di intesa con il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e il presidente del senato kazako è stato recentemente in visita dal Papa.
A NUR SULTAN INCONTRERÀ KIRILL?
La capitale del Paese centroasiatico si configura inoltre come di un possibile luogo neutro per un eventuale incontro del capo della Chiesa cattolica romana con il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill, una ipotesi che nelle ultime settimane ha tuttavia perduto consistenza, sia a causa della situazione interna al Kazakhstan, sia perché verrebbe conferita eccessiva enfasi a un’iniziativa della quale la Santa Sede non è l’organizzatrice. Il fatto che la Santa Sede abbia raffreddato la possibilità del viaggio è anche un segno, una volontà di abbassare il profilo del viaggio così come annunciato dal presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, che una settimana fa ha parlato in videoconferenza con Bergoglio.
UN VIAGGIO CHE POTREBBE RISULTARE SGRADITO AI CINESI
Secondo il sito web “Il Sismografo”, se il viaggio dovesse avere luogo, potrebbe anche generare problemi diplomatici con la repubblica Popolare cinese, poiché coincide praticamente col momento nel quale dovrà venire rinegoziato il rinnovo dell’accordo tra Pechino e la Santa Sede sulla nomina dei vescovi cinesi. Un accordo che da oltre Tevere sperano di poter modificare, come ha reso noto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in una intervista resa all’agenzia ACI Stampa. Sempre secondo il bene informato sito web «le nuove difficoltà nel lento e progressivo avvicinamento tra Vaticano e Pechino che potrebbero sorgere con la visita di Francesco in Kazakistan riguardano la questione della repressione e persecuzione del popolo dei uiguri nella regione autonoma dello Xinjiang, argomento non solo discusso e divisivo in tutto il mondo, ma che il Papa non ha mai affrontato pubblicamente, attirando su di sé critiche molto dure e perentorie».
XINJANG: UN ARGOMENTO ESTREMAMENTE DELICATO
Infatti, il Pontefice ha definito gli uiguri come «popolo perseguitato» soltanto nel libro intervista intitolato “Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore”. Come è noto, la popolazione uigura, in massima parte di religione islamica (che, al pari di molti altri musulmani, chiama quella terra «Turkestan Orientale»), vive nella provincia autonoma della Cina comunista situata proprio al confine con il Kazakhstan e l’Afghanistan, un aspetto che potrebbe anche indurre Bergoglio a esprimersi riguardo alla loro difficile situazione, seppure ciò sia improbabile, soprattutto nel corso di un viaggio che in agenda prevede principalmente lo sviluppo di tematiche relative al dialogo interreligioso. Tuttavia – si interrogano a bassa voce i vaticanisti e non solo loro – anche in caso egli tacesse, quale potrebbe essere l’impatto del viaggio sul piano diplomatico?