Presenze record di buyers stranieri a Vinitaly 2022, manifestazione clou del settore enologico vitivinicolo italiano, evento tornato nella modalità «in presenza» dopo due anni di blocco delle attività imposto dall’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus.
RISULTATI INCORAGGIANTI
Come puntualmente riportato dalla newsletter di Seles (Sviluppo commerciale estero) i risultati di questa edizione sono stati inaspettati, tuttavia, non si è trattato esclusivamente di una manifestazione affollata, poiché in realtà il numero complessivo di visitatori e wine lovers è risultato ridotto rispetto al passato, che dai primi consuntivi sarebbe pari a un meno venti per cento. Al contempo, però, è cresciuta il numero di buyers, gli acquirenti professionali, principalmente stranieri, intorno ai 25.000, un record se si considera che, rispetto all’ultima edizione (quella del 2019), stavolta non hanno partecipato i clienti russi e quelli asiatici, soprattutto i cinesi.
MA, «CINA» NON SIGNIFICA NECESSARIAMENTE «ESPORTAZIONI»
Al riguardo va però sottolineato un aspetto importante: nel passato, la forte presenza di operatori cinesi del settore non si è tradotta in un maggiore volume di acquisti, infatti, sul mercato della Repubblica Popolare le importazioni di vino italiano non hanno mai superato la quota del 3% di quelle complessive. Al contrario, nel corso di quest’ultima edizione è stata riscontrata una forte presenza di statunitensi e canadesi, cioè di operatori provenienti da tradizionali mercati di sbocco dei vini italiani, unitamente a quelli di Germania, Regno Unito, Svizzera e dei Paesi del Nord Europa.
SELEZIONE E INCOMING
A seguito di due anni di blocco delle attività le incognite riguardo al ritorno in presenza non erano certamente poche, ma questi timori sono stati fugati dal numero inaspettato di visitatori. Un flusso difficile da preventivare, in quanto rispetto alla fase pre-pandemica i buyers non si sono più accreditati alla manifestazione con tre mesi di anticipo, bensì giungendo direttamente a Verona, anche all’ultimo momento. Seles e ICE Agenzia hanno inoltre fatto un grande lavoro di selezione e di incoming (di invito) agli operatori in Italia, e i risultati sono andati oltre le aspettative. Vinitaly consolida il proprio ruolo propulsivo per lo sviluppo delle imprese del settore. Adesso, guardando al futuro si sta lavorando su una fiera ancor più taylor-made con il suo tessuto di riferimento e su una profilatura degli operatori, attività che già quest’anno ha portato al conseguimento di risultati importanti, con ingressi contingentati e più qualificati.
LE CIFRE DELL’ESPORTAZIONE
Il settore era riuscito a resistere alla pandemia, infatti, malgrado la prolungata chiusura della ristorazione internazionale, il calo delle esportazioni nel 2020 era stato soltanto del 2% e, alla sostanziale tenuta di quell’anno è seguito il buon risultato del 2021, che ha segnato un nuovo record nelle esportazioni, che hanno superato i sette miliardi di euro. Vinitaly ha dunque dimostrato come il 2022 potrà configurarsi un anno di ripresa. Ovviamente permangono le preoccupazioni per la guerra, che mette a repentaglio la produzione non tanto per il costo delle materie prime, quanto per quelli del vetro, delle gabbiette delle bottiglie, alla carta e al cartone da imballaggio fino al trasporto. Si sottolinea come esista un grande valore insito nella filiera, rilevanti capacità di rappresentare l’eccellenza dei prodotti alimentari italiani, ma alle problematiche sul tappeto l’Unione Europea dovrebbe attivarsi in modo compatto al fine di fornire risposte in un rinnovato contesto comune che non riproponga gli egoismi degli scorsi anni.