La Russia ha perso la guerra di annientamento, il cui scopo era appunto quello di annientare l’esercito ucraino. Ed ora si prepara ad una guerra di attrito, per obbligare il governo ucraino alla trattativa, oppure per condurlo a rivedere le proprie strategie.
Fallito il tentativo di espugnare Kiev e ribaltare il governo Zelensky, l’Armata Russa viene impiegata in una conquista de facto di un corridoio che colleghi il Donbass alla Crimea e magari prosegua fino alla Transnistria. Un impresa che, oltretutto, negherebbe all’Ucraina ogni affaccio sul mare d’Azov e sul mar Nero.
La Russia ha inizialmente commesso l’errore di dividere le proprie forze d’invasione, pari a circa 160mila uomini, tra quattro direttrici di attacco al fine di impegnare quante più forze ucraine possibili. Dobbiamo dunque ritenere che tali forze si siano logorate nella difesa, almeno quanto quelle impegnate dall’aggressore.
Finora le nazioni occidentali e la NATO hanno inviato in Ucraina armi difensive controcarro e antiaeree fondamentali per fermare l’avanzata russa. La questione che ci dobbiamo porre oggi è se inviare gli armamenti che l’Ucraina potrebbe utilizzare per riconquistare il territorio occupato dall’esercito russo.
LA NECESSITA’ DEGLI AIUTI ALL’UCRAINA
Biden ha già fermato un piano della Polonia per inviare jet dell’era sovietica all’aviazione ucraina. Poiché si trattava di una decisione che avrebbe trascinato ulteriormente l’Occidente nella guerra e quei mezzi, oltre che nella difesa del proprio spazio aereo, avrebbero potuto colpire obbiettivi in territorio russo.
La pressante richiesta di armi da parte di Zelensky, denuncia implicitamente che l’Ucraina non è in condizioni di vincere militarmente, se non viene aiutata. Mentre una guerra prolungata consegnerebbe gran parte dell’Ucraina allo stesso destino disumano di massacro generalizzato e diffuso che abbiamo visto nei giorni scorsi.
La Russia può vincere e una brutta vittoria sarebbe pur sempre una vittoria. La Russia può perdere e una sconfitta in Ucraina potrebbe significare molto o poco per i russi, come per il governo di Kiev. Ma una Russia logorata da una lunga guerra d’attrito, quand’anche comporti la distruzione dell’Ucraina, è nel solo interesse degli USA.
La via di uscita diplomatica è ardua se non impossibile, se a prevalere saranno le narrazioni morali e assolutiste. Soprattutto se a Washington ritorna in auge la politica già suggerita dai neocons in occasione dell’invasione dell’Iraq: “esportare la democrazia e il rispetto dei diritti umani”, qualunque sia il costo.