ECONOMIA CIRCOLARE, materie prime. Secondo ENEA è possibile reperirle anche in Italia

Le proposte del Circular Economy Network (CEN) per far fronte all’aumento dei prezzi causato dalla pandemia e dalla crisi ucraina: presentato a Roma il IV Rapporto nazionale sull’economia circolare. L'evento si è svolto questa mattina sia «in presenza», presso il Nazionale Spazio Eventi a Roma, che in «streaming»

Roma, 5 aprile 2022 – Molte materie prime mancano e, quando si trovano, i prezzi vanno alle stelle. Le responsabilità sono varie: l’aumento della domanda, che è crescente; la crisi climatica, che diminuisce la capacità degli ecosistemi di offrire risorse e aumenta alcuni bisogni; la pandemia, che ha imposto una lunga battuta d’arresto all’economia globale; il conflitto in Ucraina, che ha esasperato la fragilità energetica dell’Europa. La soluzione esiste e si chiama economia circolare. Ma ancora non decolla. I dati globali, sotto questo profilo, parlano chiaro: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1 all’8,6 per cento. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8% (superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno), a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate): sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

DECOUPLING E CRESCITA ECONOMICA

Non abbiamo invertito la rotta. Anche l’Italia non ha centrato l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. Ciò significa che prodotto interno lordo (Pil) e consumo di materiali viaggiano in parallelo: la ripresa del 2021 mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure l’Italia è uno dei paesi che «tiene»: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia. È quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, giunto alla sua quarta edizione. Lo studio è realizzato dal CEN (Circular Economy Network), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con Enea, ed è stato presentato oggi dal presidente CEN Edo Ronchi e dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea Roberto Morabito, alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando e Paola Migliorini, vice capo unità economia circolare, DG Ambiente, Commissione europea. La conferenza è patrocinata dal Ministero della Transizione ecologica e dalla Commissione europea.

MATERIE PRIME: DIPENDENZA DALL’ESTERO

«Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi – ha dichiarato al riguardo Edo Ronchi -, è un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse».

Secondo Roberto Morabito «la simbiosi industriale è uno degli strumenti più potenti che possiamo utilizzare a supporto della transizione circolare dei nostri sistemi produttivi con grandi vantaggi ambientali, economici e sociali. Sarebbe quanto mai opportuno che anche l’Italia si dotasse di un programma nazionale per massimizzare le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate. Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse in Europa è stimato tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui aggiungere oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati. ENEA dal 2010 ha sviluppato una Piattaforma e una metodologia di lavoro che hanno permesso di realizzare progetti con oltre 240 aziende e individuare circa 2mila potenziali trasferimenti di risorse tra loro».

POLITICHE E MISURE DEL GOVERNO

Sulle politiche e le misure varate dal Governo Draghi ci sono stati gli interventi di Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Laura D’Aprile, capo dipartimento per la transizione ecologica e gli investimenti verdi del Ministero della Transizione ecologica, Giacomo Vigna, Divisione Economia circolare del Ministero dello Sviluppo economico. Hanno inoltre partecipato al panel del dibattito dedicato a “Uno sguardo sull’Europa” Paola Migliorini per la Commissione europea e Claudia Alessio del Circle economy. Di “Quanta economia c’è nelle imprese italiane” hanno discusso inoltre Marco Ravazzolo (Confindustria), Luca Dal Fabbro (Fondo italiano per la decarbonizzazione e l’economia circolare), Barbara Gatto (CNA), Marco Conte (Unioncamere).

CONSUMI ED ECONOMIA CIRCOLARE: L’ITALIA CONTIENE I DANNI

Nel 2020 in Europa sono state consumate in media 13 tonnellate pro capite di materiali e tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi del Rapporto (Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna) le differenze appaiono consistenti. Infatti, si va dalle 7,4 tonnellate per abitante dell’Italia alle 17,5 della Polonia. La Germania è a quota 13,4 tonnellate, la Francia a 8,1 e la Spagna a 10,3. In nessuno dei cinque paesi esaminati si è registrato un incremento nella produttività delle risorse. In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni chilogrammo di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di Pil. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL (il 60% in più rispetto alla media UE). Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materia.  Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’Unione Europea è stato pari al 12,8 per cento. In Italia, sempre nello stesso anno, il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione.

ECCELLENZE E CRITICITÀ

Notizie positive per l’Italia anche sul fronte rifiuti, dove la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto quasi il 68%, il dato più elevato nell’Unione Europea. Tra le cinque economie osservate, l’Italia è quella che al 2018 ha avviato a riciclo la quota maggiore di rifiuti speciali (quelli provenienti da industrie e aziende): circa il 75%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani (il 10% dei rifiuti totali generati nell’Unione europea) l’obiettivo di riciclaggio è del 55% al 2025, del 60% al 2030 e del 65% al 2035. Nel 2020 nell’Unione Europea è stato riciclato il 47,8% dei rifiuti urbani; in Italia il 54,4%. Sempre nel 2020 i rifiuti urbani avviati in discarica in tutta l’UE sono stati il 22,8%. Dopo la Germania, le migliori prestazioni sono quelle di Francia (18%) e Italia (20,1%).

Ci sono invece settori nei quali l’Italia è in netta difficoltà. Uno è il consumo di suolo: nel 2018 nella UE a 27 paesi membri risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6 per cento. Anche per l’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti: nel 2021 dal punto di vista degli investimenti in questo settore l’Italia appare al XIII posto nell’UE con un indice di 79. La Germania è a 154. Infine la riparazione dei beni: in Italia nel 2019 oltre 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, eccetera). Siamo dietro alla Francia (oltre 33.700 imprese) e alla Spagna (poco più di 28.300). In questo settore abbiamo perso quasi 5.000 aziende (circa il 20%) rispetto al 2010.

PERFORMANCE DI CIRCOLARITÀ E PNRR

Facendo le somme risulta che l’Italia e la Francia sono i Paesi che fanno registrare le migliori performance di circolarità, totalizzando 19 punti ciascuno. In seconda posizione, staccata di tre punti, si attesta la Spagna con 16 punti. Decisamente più contenuto è l’indice di performance di circolarità della Polonia e della Germania che ottengono, rispettivamente 12 e 11 punti.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza indica due obiettivi di carattere generale per quanto attiene all’economia circolare: rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde; implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materie prime seconde. Le risorse direttamente finalizzate all’economia circolare nella Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) Componente 1 (Economia circolare e agricoltura sostenibile) sono pari a 2,1 miliardi di euro. E in altre parti del PNRR sono presenti ulteriori investimenti che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’economia circolare.

QUADRO NORMATIVO ED EUROPEO

Il IV Rapporto del CEN ha monitorato l’andamento dell’economia circolare attraverso l’innovativa applicazione di indicatori basati sulla Carta di Bellagio, un sistema di monitoraggio europeo dell’economia circolare. Tale misurazione contribuisce agli obiettivi del Nuovo piano d’azione europeo per l’economia circolare che richiede precise valutazioni degli avanzamenti della circular economy. Nel 2022, inoltre, entrerà in vigore la Strategia nazionale sull’economia circolare e questo Rapporto si propone come uno strumento per contribuire al dibattito sul tema, ponendo particolare attenzione all’andamento del 2021 che, da un lato, si è caratterizzato per un rimbalzo dell’economia più positivo delle aspettative, ma, dall’altro, ha evidenziato una crescita consistente del consumo di risorse.

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