ECONOMIA, imprese. Micro, piccole e medie imprese: ConfimpreseItalia scrive al Governo e chiede «interventi immediati e di sistema per salvarle»

L’inflazione torna ai livelli del 1995 toccando quota 5,7% che porterà nel breve periodo ad una contrazione dei consumi. Si tratta di un effetto combinato fatto di scenari di guerra e boom dei rincari energetici, che hanno fatto letteralmente volare i prezzi

«Lo avevamo già detto, e in queste ore l’Istat lo ha confermato: l’inflazione torna ai livelli del 1995 toccando quota 5,7% che porterà nel breve periodo ad una contrazione dei consumi. Si tratta di un effetto combinato fatto di scenari di guerra e boom dei rincari energetici, che hanno fatto letteralmente volare i prezzi», questo il preambolo della lettera aperta di ConfimpreseItalia indirizzata al Governo Draghi.

CRESCE L’INFLAZIONE

«L’Istat è chiara nel suo bollettino di guerra – prosegue la nota -, l ’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale abbiamo letto in una nota dell’Istituto, è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +38,6% di gennaio a +45,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +22,9% a +31,3%), e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +2,2% a +3,1%) sia non lavorati (da +5,3% a +6,9%); i prezzi dei beni energetici regolamentati, anche nel mese di febbraio, risultano quasi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2021 (stabili a +94,6%)». Per ConfimpreseItalia si tratta di percentuali che ci portano verso uno scenario di economia di guerra.

CHIUDONO LE IMPRESE

La nota è rivolta all’esecutivo, che entro la prossima settimana dovrà varare misure straordinarie al fine di arginare gli effetti derivanti sia dallo scenario bellico ucraino che dai rincari energetici. «ConfimpreseItalia – evidenzia Guido D’Amico, presidente dell’organizzazione di categoria – chiede misure straordinarie in grado di fronteggiare un momento storico straordinario. Tra queste, risorse a fondo perduto da stanziare con interventi rapidi per sostenere i maggiori costi, specie dell’energia e non solo».

SETTORI MAGGIORMENTE PENALIZZATI

La posizione della Confederazione è riassumibile in pochi ma fondamentali assunti: «Per ogni minuto che passa un’impresa chiude e chiude anche il percorso lavorativo dei collaboratori che prestavano il loro lavoro a questa azienda. Insieme alla richiesta di risorse a fondo perduto, c’è quella di definire, insieme all’Unione Europea, un pacchetto di aiuti straordinari, come la situazione che le imprese stanno vivendo da destinare in via esclusiva al sistema delle Mpmi, una sorta di Piano Marshall in grado di salvare il meglio dell’economia continentale. Questi sostegni dovranno essere destinati a tutti i comparti che più di altri hanno sofferto delle attuali crisi, sia bellica che energetica. Tutti i settori più penalizzati dagli extra costi energetici, horeca, autotrasporto, artigianato e commercio e, più in generale, tutta la filiera del turismo, dovranno essere compensati economicamente, perché perdere queste realtà d’impresa significa perdere una delle parti più importanti e decisive economicamente, della filiera Italia e del Made in Italy».

IRRINUNCIABILE CREDITO D’IMPOSTA

La governance confederale pensa anche a crediti d’imposta per la filiera del turismo, del commercio, del comparto alimentare, dei trasporti e della logistica, con particolare attenzione alle micro e piccole imprese, che più di altre, in questi giorni soffrono il peso della crisi. Inoltre, quanto alla filiera dell’autotrasporto, ritiene assolutamente irrinunciabile un credito d’imposta per compensare l’aumento del prezzo industriale del gasolio, che, come abbiamo visto in queste ore, ha letteralmente devastato il sistema artigianale ed industriale di questo comparti, che, a ricaduta produce effetti altrettanto devastanti (per le mancate consegne) sui piccoli e medi esercizi commerciali.

RIFORMARE IL SISTEMA DELLA FISCALITÀ

«Accanto a tutto – conclude D’Amico – è assolutamente indifferibile riformare nel breve periodo il sistema della fiscalità. Questo si rende necessario per dare un colpo agli oneri generali di sistema. Non scopriamo certo l’acqua calda, ma Iva e accise che sono tra le più alte d’Europa, debbono essere ricondotte nei limiti della straordinarietà del momento. Ora la parola passa a Draghi e al suo governo».

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