Si alimenta dunque la polemica innescata dalle pesanti dichiarazioni rese di recente dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha definito gli aumenti dei prezzi dei carburanti alla pompa «ingiustificati», ipotizzando addirittura che si tratti di una vera e propria «truffa».
AUMENTI INGIUSTIFICATI E AL LIMITE DELLA TRUFFA?
Nella sua consueta rubrica di approfondimento del lunedì, “Capire per conoscere”, andata in onda il 14 marzo 2022 su Radio Radicale, il professor Mario Baldassarri (già viceministro dell’Economia e attuale presidente del Centro studi economia reale), sulla vicenda si è espresso affermando di non condividere il termine utilizzato da Cingolani, «poiché la truffa è un reato penale e, invece, proprio sulla base dei dati forniti dal dicastero al quale il ministro è a capo, anticipati un mese fa anche dal titolare di quello dell’Economia, Daniele Franco, si configura, invece, un abuso di potere di mercato da parte dell’oligopolio che controlla la distribuzione di elettricità, gas e carburanti».
ABUSO DI POTERE DI MERCATO
Secondo Baldassarri a controllare affinché non si verifichino fenomeni del genere dovrebbero esserci le agenzie, le cosiddette Authority, Antitrust e Arera. «Rispetto a un anno fa il prezzo del gas spot sul mercato di Amsterdam è aumentato del 400%, ma il prezzo pagato dalle imprese che lo importano in Italia è quello fissato in contratti di medio e lungo termine stipulati sulla base dei prezzi di mesi fa. Se, dunque, il prezzo del gas alla frontiera in realtà è aumentato del 50% e non del 400% e se questa materia prima incide in Italia sull’elettro generazione nella misura del 40%, bisognerà capire il perché della triplicazione dei prezzi dell’elettricità in bolletta».
COSTI INDUSTRIALI PIÙ ACCISE E IVA
«Sui carburanti per autotrazione – ha poi sottolineato Baldassarri – incide pesantemente la tassazione. Pensiamo alla benzina, il cui costo industriale al litro è pari a circa ottanta centesimi, ma da decenni lo Stato ha imposto delle accise che sono giunte oggi a incidere per settanta centesimi, dopodiché, su questo valore ci si deve pagare anche l’Iva al 22%, che, per di più, viene calcolata pure sulle accise, quindi tassa sopra tassa. All’improvviso questi prezzi sono balzati oltre i due euro a causa di un palese abuso di potere di mercato reso possibile dal conflitto in Ucraina. In realtà, i dati economici alla base del prezzo alla pompa non sono cambiati neppure di un centesimo rispetto a prima della guerra. Si rende quindi necessario un capillare e profondo intervento delle citate Agenzie preposte al controllo».
EXTRAPROFITTO ED EXTRAGETTITO SUI CARBURANTI
Non va poi dimenticato che il controllo di questi grandi gruppi energetici che dominano il mercato nazionale viene esercitato anche dallo Stato, che ne è azionista di riferimento, conseguentemente «non siamo di fronte a una truffa bensì a un abuso di potere di mercato, con l’aggiunta che lo Stato è altresì esattore, poiché percepisce le accise sulla base delle quantità di prodotto venduto e l’Iva in percentuale. A questo punti gli interrogativi vertono sull’atteggiamento del Governo: cosa ne pensa di questa situazione in qualità di azionista di riferimento di questi grandi gruppi energetici, inoltre, cosa ritiene di fare in merito a questa sua pesante tassazione».
LA POSIZIONE DEL SETTORE OIL & GAS
«Le parole pronunciate dal ministro per la Transizione ecologica Cingolani, con le quali nel corso della sua intervista rilasciata A SkyTG24 ha definito i rincari dei prezzi dei carburanti alla pompa come “una volgare truffa”, sono riferibili, da come abbiamo avuto modo di interpretare, a una situazione energetica che il sistema dell’Oil & Gas sta vivendo a livello internazionale e non soltanto all’Italia».
Secondo Marsiglia, infatti, le affermazioni rese dal membro del Governo Draghi sarebbero state artatamente strumentalizzate al mero scopo di ingenerare confusione e «criminalizzare i cattivi petrolieri».
INGENERARE CONFUSIONE
«Siamo convinti che il ministro non intendesse assolutamente criminalizzare l’indotto energetico italiano – ha al riguardo proseguito il presidente di Federpetroli -, né tantomeno la raffinazione». Secondo Marsiglia la situazione che si è andata sviluppando in queste ultime settimane «è rara», poiché dopo oltre trent’anni «si assiste a uno stravolgimento delle rotte petrolifere internazionali, con paesi che in pochi giorni ritornano sulla scena a pieno titolo». Egli ha inteso riferirsi, tra gli altri, a Iran e Venezuela, mentre per quanto concerne i prezzi dei carburanti, ha concluso che quelli praticati in Italia, se si prende a riferimento la media europea, risultano essere tra i più bassi.
INCIDENZA DELLA COMPONENTE FISCALI SUI PREZZI ALLA POMPA
E qui ritorna il tema della componente fiscale affrontato dal professor Baldassarri nella sua rubrica di approfondimento del lunedì, sulla quale in parte concorda anche Marsiglia quando questi afferma che «accise e Iva fanno lievitare il prezzo finale pagato dall’utente presso la rete di distribuzione nazionale con un delta maggiore che penalizza imprese e famiglie. Di greggio ce ne in abbondanza – ha egli poi concluso -, tuttavia la crisi russo-ucraina incide pesantemente sulla logistica internazionale e questo porta a una scarsità di prodotto dovuta alla situazione, speriamo momentanea».
INVESTIMENTI NUOVAMENTE CONVENIENTI
Lo stesso Marsiglia una settimana fa, quando si era registrata l’ennesima impennata delle commodities e il Brent aveva sfiorato i 140 dollari al barile, aveva dichiarato che, con il greggio a 120 dollari, nel medio termine il settore imprenditoriale che la sua organizzazione rappresenta avrebbe recuperato i margini per effettuare investimenti. «Con 120 dollari a barile per un periodo di cinque i o sei sarebbe possibile recuperare e raggiungere in parte un primo break-even su quanto perso durante il primo lockdown».
L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia ha rallentato se non addirittura bloccato gli investimenti nel settore e nei diciotto mesi l’Oil & Gas hanno subito un rallentamento quando non un arresto.
OSCILLAZIONI DEI PREZZI E OPEC+
«In diciotto mesi – commento allor Marsiglia – i prezzi dei greggi hanno registrato oscillazioni mai verificatesi in precedenza, ma oggi, con un ritorno alla quasi normalità e con il greggio in forte risalita, se questa si manterrà costante, le imprese dell’indotto energetico riuscirebbero a recuperare una parte finanziaria persa e a riportare la loro operatività nuovamente a regime. L’attuale crisi provocata dal conflitto in Ucraina non dovrebbe sconvolgere i greggi internazionali, questo lo dimostra l’Opec+, che si è mantenuta su linee produttive decise mesi fa».