ECONOMIA, dinamiche dei prezzi. Crisi Ucraina: aumentano le incertezze e con loro anche i prezzi del gas

In realtà, le cause del vertiginoso aumento in bolletta per i consumatori finali non vanno rinvenute esclusivamente nelle tensioni tra Mosca e Kiev, poiché esse incidono sulle quotazioni «spot» fissate al mercato olandese, mentre il prezzo dei volumi di materia prima energetica che attraverso i gasdotti giunge oggi in Italia è stato determinato in precedenza, anche tre anni fa, sulla base di contratti stipulati dalle società del settore; inoltre, a pesare notevolmente sono anche i costi di gestione e le accise. L’argomento è stato affrontato dal professor Mario Baldassarri

La crisi in atto in Ucraina costituisce senza dubbio un fattore di incremento delle incertezze su scala internazionale, soprattutto sul piano economico. Uno degli effetti maggiormente evidenti è infatti il vertiginoso aumento del prezzo delle materie prime energetiche, gas naturale in primo luogo.

DINAMICHE GEOPOLITICHE E PREZZI «SPOT»

Esso, ad avviso del professor Mario Baldassarri – intervenuto come di consueto alla trasmissione “Capire per conoscere” condotta su Radio Radicale dal Claudio Landi e andata in onda lo scorso lunedì 14 febbraio -, incidono sul prezzo spot delle materie prime, cioè «per quanto concerne il gas, del prezzo dato ogni giorno sul mercato olandese, che fa da riferimento a livello internazionale per acquisti e vendite», così come per l’oro è la piazza di Londra e per il grano e le derrate alimentari quella di Chicago.

«Da un lato si registra una ripresa della domanda mondiale dopo il tonfo della pandemia, dall’altro si verificano crisi come quella russo-ucraina, che si scaricano sui prezzi. Ma, il gas importato in Italia, sia attraverso i tubi che passano dalla Germania e originano in Russia, o in Azerbaigian ovvero dall’Algeria e, in parte minore, dalla Libia, che attraverso le navi gasiere salpate dal Qatar e da altri paesi, sono volumi di materia prima energetica acquistati sulla base di contratti a due o tre anni, che solitamente stabiliscono un prezzo medio di riferimento».

MERCATI DI RIFERIMENTO NUOVI E PREZZI VECCHI

Nel recente passato i prezzi spot sono stati però più bassi di quelli pattuiti mediante i citati contratti spalmati su più anni, un aspetto che ha indotto molte società del settore a rifornirsi di gas sul mercato spot poiché lì costava meno, con la conseguenza che quel mercato ha iniziato a essere quello di riferimento internazionale riguardo ai prezzi. «Oggi quel prezzo spot è esploso – ha aggiunto l’ex viceministro e attuale presidente del Centro studi economia reale -, tuttavia, ciò che hanno pagato le società importatrici si riferiscono a prezzi fissati mesi o addirittura anni fa. E questo è un primo elemento di chiarezza che va fatto. In soldoni: l’ondata di aumento del prezzo del gas quanto diventa grande quando il tubo valica le Alpi?». Ma non basta…

IL REALE «PESO» DEL GAS E QUELLO DI GESTIONE E ACCISE

Infatti, va tenuto altresì conto di un secondo aspetto importante ai fini del ragionamento: gli aumenti del prezzo del gas (chiarito che si tratta di quelli spot quotati quotidianamente) in quale misura incidono sulla produzione dell’energia elettrica?

«Sulla base di quanto scritto in bolletta di tutti gli operatori italiani del settore esso pesa per il 43%, mentre le fonti rinnovabili, che includono un 20% di idroelettrico, incidono del 42%; quindi, ammesso che ci sia un aumento del prezzo del gas all’importazione, poi però esso andrà “pesato” sulla produzione complessiva di elettricità allo scopo di determinare con precisione il costo della materia prima energetica necessaria. Dopodiché, a tutto questo vanno aggiunti i costi relativi alla distribuzione e della gestione del contatore, che pesano per un ulteriore 30%, al quale, infine, vanno aggiunte le accise, che vengono imposte in misura percentuale e, dunque, aumentano con l’aumentare del prezzo totale».

CONTRATTI, RISERVE E MERCATI

Dunque, prezzi a tal punto elevati non sarebbero giustificati dalla reale situazione in essere, poiché, come sottolineato da Baldassarri in trasmissione, oltre ai contratti stipulati alle condizioni sopra indicate, esistono anche delle riserve strategiche di gas in quantità sufficienti (almeno a oggi, malgrado alcune evidenti criticità) a soddisfare il fabbisogno espresso in Europa. «Le forniture di gas russo non è che siano diminuite in questi ultimi mesi – sottolinea l’economista -, semmai sono diminuite le forniture norvegesi e libiche, nel primo caso perché chi vende a prezzi spot preferisce riferirsi a mercati, come quello asiatico, dove è in grado di spuntare guadagni migliori, mentre nel caso libico il problema è noto, è la guerra».

INCERTEZZE: LA REAZIONE DI FAMIGLIE E IMPRESE

Nel corso della trasmissione andata in onda il 14 febbraio 2022 il tema dell’incertezza è stato affrontato anche con riguardo agli altri effetti negativi sull’economia, a iniziare da quelli sulle aspettative e i comportamenti di imprese e famiglie, nei termini degli investimenti e dei consumi. Un indice evidente di questa tendenza alla prudenza lo si coglie negli incrementi dei depositi bancari registrato nella fase pandemica.

A412 – ECONOMIA, ENERGIA: CRISI UCRAINA E DINAMICHE DEI PREZZI. Aumentano le incertezze e con loro anche i prezzi del gas.
In realtà, le cause del vertiginoso incremento in bolletta per i consumatori finali non vanno rinvenute esclusivamente nelle tensioni tra Mosca e Kiev, dato che esse incidono sulle quotazioni «spot» fissate al mercato olandese, mentre il prezzo dei volumi di materia prima energetica che attraverso i gasdotti giunge oggi in Italia è stato determinato in precedenza sulla  base di  contratti stipulati dalle società del settore; inoltre, a pesare notevolmente sono anche i costi di gestione e le accise. L’argomento è stato affrontato dal professor MARIO BALDASSARRI nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI e andata in onda lunedì 14 febbraio 2022 sulle frequenze di Radio Radicale.
Nel corso di essa il tema dell’incertezza è stato affrontato anche con riguardo agli altri effetti negativi sull’economia, a iniziare da quelli sulle aspettative e i comportamenti di imprese e famiglie, nei termini degli investimenti e dei consumi. Un indice evidente di questa tendenza alla prudenza lo si coglie negli incrementi dei depositi bancari registrato nella fase pandemica.
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