La globalizzazione, così come l’abbiamo vista imporsi a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, ha conosciuto da tempo (almeno dalla devastante crisi finanziario-economica esplosa nel 2007-2008) se non una battuta d’arresto, comunque un deciso rallentamento. La pandemia da coronavirus ha poi fatto il resto, con il blocco delle attività a livello mondiale e i fenomeni dell’accorciamento delle catene del valore e della crisi della logistica; infine, i venti di guerra in Ucraina e l’incremento esponenziale dei prezzi delle materie prime energetiche hanno avuto conseguenze negative su tempi e volumi della produzione e, di risulta, anche sull’auspicata ripresa economica.
GIOCO FACILE PER I DETRATTORI
I detrattori della globalizzazione hanno avuto dunque gioco facile, poiché è oggettivo (ma questo gli economisti più realisti lo avevano compreso ormai già da tempo) che si è andato offuscando quel progressivo radioso futuro di un Pianeta aperto e tecnologicamente in condizioni di comunicare e spostare l’intero scibile in tempi sempre più ridotti.
Per alcuni – e tra questi lo studioso francese che insidertrend.it ha interpellato – si tratterebbe niente altro che di una conferma alle loro tesi, quelle relative a una «globalizzazione pericolosa», appunto la Mondialisation dangereuse, definizione che Alexandre Del Valle ha utilizzato come titolo del suo ultimo saggio pubblicato in Francia, del quale tuttavia in seguito ne verrà editata una versione in lingua italiana.
LE DIFFICOLTÀ DELL’OCCIDENTE DI FRONTE ALLE TRASFORMAZIONI
«Chi oggi ha difficoltà con la globalizzazione – argomenta al riguardo Del Valle – sono gli occidentali, che hanno erroneamente scambiato i loro sogni per una realtà, elaborando così una ideologia, il mondialismo. Inizialmente questa bugia gli è servita per giustificare il proprio imperialismo, ma alla fine hanno finito per crederci davvero ed essa è divenuta l’ideologia dell’Occidente post-totalitario. Quindi possiamo affermare che l’occidentale è stato preso in giro dalla propria invenzione, anche perché ha confuso il mondialismo con la mondializzazione».
Non usa mezzi termini nella sua lunga e articolata critica il politologo francese. Egli si definisce di orientamento liberal-conservatore e, nel recente passato, è stato a stretto contatto con uomini politici come Alain Juppé, François Fillon e Nicolas Sarkozy, dal quale si è allontanato dopo l’attacco militare alla Libia di Gheddafi che scatenò quando era all’Eliseo.
ALEXANDRE DEL VALLE
Del Valle è un esperto di relazioni internazionali, geopolitica, storia militare, sicurezza e Difesa. Tra i suoi lavori figurano “Verdi rossi neri, la convergenza degli estremismi antioccidentali” (saggio tradotto anche in lingua italiana) e, da ultimo, “Mondialisation dangereuse”. Nella lunga intervista concessa a insidertrend.it egli ha affrontato numerose tematiche di interesse, quali il rapporto transatlantico e il futuro della NATO, la crisi ucraina e la dimensione della Russia, la sovraesposizione militare francese e la perdita di posizioni di Parigi in Africa.
Di seguito è possibile ascoltare l’integrale della registrazione audio dell’intervista (A410).