MEDIO ORIENTE, Iran. US Centcom punta il dito contro Teheran: per il generale Kurilla è la «minaccia destabilizzante numero uno nella regione»

Strategia e comunicazione: il Pentagono rilancia in vista di un qualsivoglia risultato dei negoziati di Vienna sul programma nucleare della Repubblica Islamica; secondo l’alto ufficiale «si rende necessario» un massivo ricorso all’intelligenza artificiale oltre al potenziamento delle difese informatiche e convenzionali degli alleati locali: la teocrazia sciita «non deve venire in possesso dell’arma nucleare»

Ad avviso del tenente generale dell’US Army Michael Kurilla – ufficiale già comandante del XVIII Corpo aviotrasportato e oggi posto da Washington alla guida del Comando strategico centrale (US Centcom) per quanto concernerà le missioni militari americane in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) -, «gli Stati Uniti d’America devono utilizzare la tecnologia avanzata e collaborare con i partner regionali allo scopo di contrastare l’Iran». In particolare, al fine di conseguire questo obiettivo egli ritiene necessario un intensivo ricorso all’intelligenza artificiale per incrementare le capacità e mantenere solide relazioni nella regione.

DESTABILIZZAZIONE REGIONALE

«L’Iran è il fattore destabilizzante numero uno in Medio Oriente – ha dichiarato – e il modo migliore per affrontarlo è quello di rafforzare il fronte unito con tutti i partner e gli alleati». Durante la sua audizione al Senato, Kurilla ha inoltre sottolineato come rivesta fondamentale importanza aiutare i partner nella regione a migliorare le loro difese informatiche ponendoli nelle condizioni di proteggersi dalle accentuate capacità offensive di Teheran in questo specifico settore.

OCCHI PUNTATI SUI NEGOZIATI DI VIENNA

Negoziatori statunitensi e di Iran, Cina, Russia, Francia, Germania e Regno Unito si incontrano a Vienna per l’ultimo round di colloqui nel tentativo di rilanciare l’accordo sul nucleare di Teheran, dal quale Trump si è a suo tempo ritirato. Al riguardo Kurilla ha affermato che qualsiasi «accordo possibile dovrà garantire che l’Iran non ottenga l’arma nucleare», aggiungendo inoltre che, tuttavia, qualsiasi sgravio delle sanzioni all’Iran in cambio della fine del suo programma nucleare militare potrebbe risolversi comunque in un danno per gli Usa sul campo di battaglia, «poiché – ha argomentato Kurilla – la cessazione delle sanzioni porterebbe al rischio che Teheran utilizzi parte delle sue finanze per sostenere i suoi alleati nonché il terrorismo nella regione».

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