ECONOMIA, politica economica. La forza di Draghi e il futuro percorso riformista

Una serie di scadenze affatto formali, bensì di natura politica, si pongono per l’esecutivo in carica e per il Parlamento della Repubblica: Def, Nadef e legge di bilancio 2023. La finestra temporale disponibile è stretta (pochi mesi) tuttavia praticabile. Sullo sfondo anche l’ipotesi del ricorso al voto di fiducia sulle riforme strutturali, con Palazzo Chigi che troverebbe il sostegno del riconfermato Mattarella nel contrasto di tutte quelle componenti e corporazioni intenzionate a ostacolare il percorso riformistico. Al riguardo l’opinione del professor Mario Baldassarri

«Il 2022 è un anno fondamentale per il futuro dell’economia italiana, quindi l’auspicio era quello che la stabilità politica venisse mantenuta», questo il commento espresso dal professor Mario Baldassarri in apertura della consueta trasmissione di approfondimento sui temi economici, “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lo scorso lunedì 1 febbraio.

LA SOLUZIONE MIGLIORE OTTENUTA NEL PEGGIORE DEI MODI

Egli faceva riferimento alla recente sostanziale conferma alla guida del governo di Mario Draghi dopo la rielezione alla Presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella. L’ex ministro della Repubblica e attuale presidente del Centro studi economia reale ha tuttavia aggiunto che si è trattato «della soluzione migliore possibile ottenuta, però, nel peggiore dei modi da parte della politica», poiché «i partiti non si sarebbero potuti permettere due tecnici, uno al Quirinale e uno a Palazzo Chigi».

«Obiettivo dei parlamentari – ha proseguito Baldassarri – si sono posti l’obiettivo della prosecuzione dello stipendio e della futura pensione, non possiamo nasconderci dietro un dito, perché si è trattato di un collante portentoso».

UN SEGNALE CHE NON VENNE COLTO

Nel 2013, dopo l’implosione del centro-sinistra con i 101 franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi, venne rieletto per la prima volta  il Presidente della Repubblica in carica che era giunto a fine mandato, cioè Giorgio Napolitano. «Un segnale forte – ha argomentato al riguardo l’ospite della trasmissione –, da quel momento i partiti avrebbero dovuto riflettere su una revisione dell’intera politica, attraverso il riallacciamento delle relazioni con la società civile e con i territori, evitando di sganciarsi da loro per fare invece dei giochi di vertice». Ma, a nove anni di distanza da allora la storia si è ripetuta e i partiti italiani si sono nuovamente dilaniati tra loro e al loro stesso interno.

ANALISI DELL’ECONOMIA ITALIANA

In trasmissione si è affrontato poi il tema del prodotto interno lordo italiano (Pil), che secondo l’Istat lo scorso anno è cresciuto del 6,5%, quindi più delle previsioni, un dato che Baldassarri considera come l’atteso «rimbalzo che segue il grande tonfo del 2020, quando il Pil crollò invece del 9%, seppure oggi si sia ancora sotto il livello di Pil della fase pre-pandemica. Abbiamo quindi recuperato il “buco” che si era aperto con il coronavirus».

Uscire dalla pandemia e della crisi economica e sociale, questo è il vero problema per Baldassarri, «attraverso una crescita economica strutturale del 3%, almeno, per i prossimi dieci anni». Questo – ha egli ricordato – sarà possibile utilizzando al meglio i fondi europei e realizzando le riforme strutturali: «Abbiamo una finestra temporale dai quattro ai sei mesi – ha sottolineato -, durante la quale Draghi sarà più forte di prima e potrà perciò portare in Parlamento le riforme per la loro approvazione».

UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

Negli ultimi due mesi, infatti, l’attività di governo è stata fortemente condizionata dalle dinamiche partitiche e personalistiche relative all’elezione del Presidente della Repubblica, «come la Legge di Bilancio approvata a Natale, un provvedimento transitorio concepito allo scopo di “scavallare” l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale, con il complesso delle riforme strutturali rinviato alla primavera successiva. Oggi però ci siamo e, fortunatamente per tutti, con il capo dell’esecutivo più forte di prima, dato che in queste condizioni per i prossimi mesi nessuno sarà nelle condizioni di mettere in discussione il Governo Draghi».

Ma a questo punto diviene oltremodo importante il calendario delle attività parlamentari.

RIFORME CHIAVE SUL PIANO ECONOMICO

«Partiamo dalla prima scadenza, il Documento di economia e finanza (Def) che il governo deve presentare alle Camere e all’Unione europea entro il 30 aprile, in esso ci sono tutti i numeri per programmazione a lungo termine della politica economica italiana. Ma, in esso risultano inoltre già incorporate le riforme strutturali da presentare in Parlamento oppure no?».

Si tratta delle riforme della Giustizia, di quella fiscale, della concorrenza e della Pubblica Amministrazione, che una volta approvate definitivamente dovranno venire implementate mediante decreti di attuazione, un processo lungo. In settembre ci sarà poi il passaggio della Nota di aggiornamento al Def (Nadef), quindi, in  ottobre, la prossima legge di bilancio, quella per il 2023.

IPOTESI QUESTIONE DI FIDUCIA E SOSTEGNO DI MATTARELLA

Un elenco di scadenze affatto formali, ma di natura politica. «Su questi fondamentali provvedimenti il Governo Draghi potrebbe, ove necessario, porre la questione di fiducia», questo anche a fronte dell’urgenza del “caro bollette” e dell’inflazione galoppante. A quel punto Palazzo Chigi potrebbe riuscire a imporsi anche facendosi forza del sostegno del Quirinale, dove un Mattarella rieletto allo scopo sarebbe portato a contrastare tutte quelle componenti e gruppi di interesse e/o corporativi intenzionati a ostacolare il percorso delle riforme.

A409 – ECONOMIA, SVILUPPI E AGENDA POLITICA ALLA LUCE DELLA RIELEZIONE DI MATTARELLA AL QUIRINALE. Il 2022 è un anno fondamentale per il futuro dell’economia italiana, quindi è necessario un adeguato quadro di stabilità che permetta di uscire dalla pandemia e dalla crisi economica e sociale.
Per ottenere questi risultati si deve raggiungere uno stabile e duraturo tasso di crescita (strutturale) pari ad almeno il 3% almeno per i prossimi dieci anni. Secondo il professor MARIO BALDASSARRI – già viceministro della Repubblica e attualmente presidente del Centro studi economia reale, intervenuto nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista CLAUDIO LANDI e andata in onda sulle frequenze di Radio radicale lunedì 1 febbraio 2022 – questo sarà possibile utilizzando al meglio i fondi europei e realizzando le riforme strutturali, ma all’interno di «una finestra temporale» della durata massima di quattro – sei mesi, un periodo durante il quale Draghi sarà più forte di prima e potrà perciò portare in Parlamento i provvedimenti per la loro approvazione». A questo punto diviene oltremodo importante il calendario delle attività parlamentari.
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