di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria e attualmente membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation – I giochi olimpici invernali di Pechino 2022 inizieranno ufficialmente il prossimo 4 febbraio, seppure alcune gare si svolgeranno già due giorni prima della cerimonia ufficiale di apertura, olimpiadi che termineranno sedici giorni dopo.
CAPODANNO CINESE: INIZIA L’ANNO DELLA TIGRE
Il primo febbraio sarà il capodanno cinese, dal quale prenderà avvio l’anno della Tigre, poiché secondo quella tradizione e il suo calendario a ogni anno corrisponde un animale dello zodiaco, seguendo un ciclo di dodici.
Il periodo di festa si protrae sedici giorni, dalla vigilia della festività al Giorno delle lanterne. In questo periodo ai cinesi vengono concessi sette giorni di riposo, dalla vigilia fino al sesto giorno del primo mese lunare, mentre le scuole e alcune fabbriche chiudono invece per tutta la durata del periodo di festa. Una pausa di riposo che avrebbe consentito alla popolazione residenti nei luoghi di svolgimento dei giochi di assistere alle gare. Ma, il condizionale utilizzato non è casuale perché la Repubblica Popolare e i giochi invernali tanto voluti sono divenuti vittime dalla pandemia divampata proprio nel Paese, precisamente a causa degli errori commessi a Wuhan.
I «CONSIGLI» DELLE AUTORITÀ DI PECHINO
A Pechino affermano che si stanno adottando tutte le misure di sicurezza necessarie al contrasto del coronavirus in vista dell’inizio delle olimpiadi invernali e che la Repubblica Popolare sta facendo di tutto per tenere il virus lontano dal suo territorio e dalla zona dove si disputeranno le gare. Questo tenuto conto del fatto che gli spettatori stranieri saranno esclusi dagli spalti e che i biglietti non verranno venduti al grande pubblico, quindi, gruppi di spettatori locali riceveranno l’invito ad assistere alle competizioni e dovranno osservare rigide misure di prevenzione sanitaria prima, durante e dopo la loro presenza ai Giochi; infine, per l’occasione i treni ad alta velocità viaggeranno all’interno di un sistema di “trasporto chiuso”.
In questi giorni viene consigliato di non recarsi nella capitale e, se possibile, neppure nelle restanti province della sterminata Repubblica Popolare. Una capillare organizzazione manterrà anche i rappresentanti dei media, gli atleti e gli osservatori in tre bolle distinte, con ferree regole che prevedranno per chiunque dovesse fare ingresso in esse l’obbligo vaccinale o, in alternativa, ventuno giorni di quarantena.
RIGIDE MISURE DI SICUREZZA
Il test Covid verrà effettuato quotidianamente e le mascherine protettive saranno obbligatorie in ogni momento. In pratica, nessuno potrà lasciare le proprie bolle e i partecipanti ai giochi provenienti dall’estero vi entreranno al loro arrivo per rimanervi fino a quando non lasceranno il paese.
Il rigido sistema di sicurezza pandemico imporrà altresì agli operatori di supporto locali (inclusi volontari, cuochi e autisti) la permanenza in una bolla sigillata nella quale non potranno avere alcun contatto fisico con il mondo esterno, neppure con le loro stesse famiglie. Questo protocollo si applicherà non solo agli alloggi, agli ospedali e ai luoghi interessati dalle attività olimpiche, ma anche al sistema dei trasporti. Tutti i veicoli in uso al personale olimpico verranno contrassegnati da uno speciale contrassegno di colore rosso, mentre le autorità responsabili della sicurezza stradale hanno persino raccomandato alla cittadinanza di «evitare il contatto» in caso di incidente stradale con loro. Infine, i rifiuti saranno conservati in siti di stoccaggio temporaneo, per prevenire infezioni.
STRETTISSIMA SORVEGLIANZA E CONTROLLI
A completamento della cornice di sicurezza, come accennato in precedenza, i viaggi in entrata e in uscita dalla Cina Popolare sono severamente limitati per gli stranieri e come dall’inizio della pandemia ci sono state restrizioni ai movimenti interni, tanto è vero che tutti coloro i quali provengono dall’estero vengono sottoposti a screening all’arrivo e inviati agli hotel designati dal governo per una quarantena obbligatoria della durata di almeno due settimane.
Come in quasi tutto il mondo, tutti i passeggeri in arrivo con voli internazionali devono sottoporsi a controlli della temperatura corporea prima di sbarcare, tuttavia, nella maggior parte dei luoghi questo è seguito da altri sette giorni di quarantena in hotel o in casa, dunque un periodo di monitoraggio di una settimana durante la quale è vietata la «mescolanza sociale» ed è richiesta una continua segnalazione alle autorità sanitarie locali.
La Cina Popolare ha smesso di rilasciare e rinnovare ai propri cittadini i passaporti per “scopi non urgenti”, sia a quelli in patria che a quelli all’estero, allo scopo di ridurre ulteriormente i viaggi internazionali, mentre vengono effettuati parallelamente severi controlli sugli spostamenti interni tra le città cinesi (e talvolta tra singoli quartieri della stessa città) con ulteriori periodi obbligatori di autoisolamento per le persone autorizzate a viaggiare (con l’avvicinarsi dei giochi, Pechino ha «bloccato» alcune città in cui sono stati rilevati casi di Covid).
DATI SCARSAMENTE ATTENDIBILI
Altre misure prevedono che da alcune aree o città le persone possano partire solo per motivi urgenti, come ad esempio recarsi in ospedale, e sono state aumentate anche le misure di sorveglianza da parte della polizia, con severe sanzioni previste per chi infrange le regole, mentre i residenti possono venire allontanati dalle loro abitazioni con breve preavviso e inviati in strutture di quarantena se vengono rilevate infezioni durante le campagne di test di massa. Tutte le attività non essenziali possono essere sospese, incluse quelle scolastiche e interrotti i servizi di trasporto pubblico, come può essere vietata la circolazione di quasi tutti i veicoli.
Nel periodo pandemico le autorità della Repubblica Popolare cinese sostengono di aver conseguito un notevole successo nel contenimento della diffusione del virus partito dalla città di Wuhan. Dalla fine del 2019 Pechino ha contato poco più di 4.600 morti per Covid, dunque circa tre decessi per milione di persone, rispetto ad esempio ai 2.500 per milione registrai negli Usa.
Conseguentemente, emergono seri dubbi riguardo l’accuratezza e la veridicità dei dati ufficiali forniti da Pechino e sembra invece chiaro che, sia i tassi di infezione, sia quelli di mortalità risultano eccessivamente bassi rispetto a quanto registrato altrove nel mondo e, soprattutto, va evidenziato che la Commissione sanitaria nazionale cinese dichiara che l’85% della popolazione della Repubblica Popolare è ora completamente vaccinata.
LE OLIMPIADI MALGRADO TUTTO
Nonostante tutto questo, per salvare le «loro» olimpiadi le autorità sino-popolari si sono viste costrette a varare una politica «zero-Covid» indipendentemente dai costi in termini di libertà personali ed economici. Altri paesi dell’ area del Pacifico, come Australia, Nuova Zelanda e Singapore, hanno invece derogato alla loro stretta aderenza allo zero Covid nell’ultima parte del 2021. La variante Delta stava comunque prendendo piede e anche lì sono riusciti a incrementare i tassi di vaccinazione.
In questi tre paesi i casi sono poi aumentati egualmente, ma la speranza è che una vaccinazione capillare mantenga malattie e decessi a livelli gestibili. Nel caso della Cina Popolare sembrerebbe invece che possano ingenerarsi preoccupazioni riguardo ai rischi di epidemie diffuse qualora gli stringenti controlli oggi previsti venissero revocati troppo rapidamente. In conclusione, per ora e con grandi costrizioni per la popolazione, l’anno della Tigre inizierà assieme alle Olimpiadi, seppure ridimensionate dalla sostanziale assenza di spettatori: chi è causa del suo mal pianga sé stesso.