Si continua dunque a movimentare denaro contante al di fuori dei circuiti di intermediazione bancaria e, sovente, al di fuori della cornice di legalità stabilita dalle leggi della Repubblica. Un fenomeno, quello delle operazioni non limpide poste in essere sui binari paralleli dell’illegalità diffusa che, al netto della facile retorica moralista, in una fase come quella che attualmente sta attraversando il Paese, piagato dagli effetti sanitari ed economici della pandemia e con uno Stato sempre più indebitato per fare fronte a impegni e ristori, appare oltremodo fastidiosa.
DECINE DI MIGLIAIA DI EURO IN CONTANTI
Stavolta è successo a Prato, già capitale dei «cenciaioli», categoria di imprenditori che di questa attività ne fecero un punto di forza dell’economi locale. Ebbene, nel corso della quotidiana attività di controllo economico del territorio, nei pressi di un esercizio commerciale della città toscana i militari in forza al Gruppo ATPI della Guardia di Finanza hanno proceduto al controllo di un automezzo condotto da un giovane di origini cinesi. All’interno del vano bagagli, hanno rinvenuto più di 81.000 euro in contanti, denaro in banconote di vario taglio che era contenuto in una busta. Nell’immediatezza, il cittadino della Repubblica Popolare ha affermato che quella somma altro non era se non il provento lecito delle attività commerciali svolte dall’impresa intestata ai suoi familiari, incassi che lui gestiva per loro conto, insomma, denaro destinato a venire utilizzato per il pagamento degli stipendi dei dipendenti.
SOMMA SPROPORZIONATA E INGIUSTIFICATA
Tuttavia, all’esito degli accertamenti preliminari, effettuati dalle Fiamme gialle mediante la consultazione delle banche dati in uso al Corpo, è stato possibile appurare come la situazione reddituale del fermato e dell’impresa della sua famiglia non risultasse affatto congrua rispetto alla somma rinvenuta, atteso che le attività commerciali indicate da lui stesso avevano per altro registrato dei risultati di gestione negativi o debolmente positivi. Ai fini dell’indagine e della denuncia del giovane, determinante si è poi rivelata l’acquisizione di immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza dell’esercizio commerciale medesimo, dalle quali è stato rilevato che, pochi minuti prima del controllo effettuato dalla Guardia di Finanza, egli aveva ricevuto la busta con il denaro, brevi manu, da una donna la cui identità al momento non è stata ancora accertata.
Sulla base di tali risultanze, ritenendo che il cittadino cinese fermato stesse trasportando la somma di 81.000 euro al fine di poterla trasferire (magari all’estero) o sostituire in modo da ostacolarne la provenienza delittuosa, i Finanzieri hanno proceduto al sequestro e alla denuncia dello stesso alla Procura della Repubblica di Prato, ipotizzando il reato di riciclaggio di proventi illeciti.