VATICANO, Cina. Incontro tra i vescovi cinesi con quelli di Hong Kong: si è discusso di «sinizzazione»

Lo scorso 30 dicembre avrebbe avuto luogo un incontro tra diversi vescovi e officiali dell’Associazione Patriottica (si tratta dell’organismo al quale sono obbligati a iscriversi tutti i porporati cinesi) con quattro sacerdoti della diocesi della città Stato ex colonia britannica

 

Lo scorso 30 dicembre avrebbe avuto luogo un incontro tra diversi vescovi e officiali dell’Associazione Patriottica (si tratta dell’organismo al quale sono obbligati a iscriversi tutti i porporati cinesi) con quattro sacerdoti della diocesi di Hong Kong. Motivo dell’incontro, la necessità di «spiegare» a questi ultimi il «concetto di sinizzazione» che è alla base dellla campagna attuata dallo Stato comunista al fine di includere tutte le religioni nella propria sfera culturale, sociale e politica.

SINIZZAZIONE E AGENDA POLITICA

Parlando con un giornalista dell’agenzia di stampa Reuters, uno dei sacerdoti di Hong Kong partecipanti all’incontro ha riferito come tutti siano consapevoli che «la sinizzazione reca con sé un’agenda politica con sé, e loro non hanno dovuto spiegarlo».

Secondo l’Hong Kong Liaison Office, che rappresenta il governo sino-popolare nella speciale regione amministrativa, a partecipare all’incontro sarebbero stati tre vescovi e quindici «personalità religiose dell’Associazione Patriottica», che avrebbero conferito con quindici sacerdoti della diocesi di Hong Kong. Sempre secondo la Reuters, gli officiali dell’Associazione Patriottica hanno sottolineato come «la sinizzazione e l’inculturazione siano compatibili», e che «presumibilmente questo è stato il primo passo di una serie di altri incontri».

PRESSIONI SULLA CHIESA DI HONG KONG

All’incontro avrebbe preso parte per poco tempo anche il vescovo di Hong Kong Stephen Chow Sau-yan. L’incontro è indice della pressione esercitata dalle autorità sino-popolari sui membri della Chiesa che maggiormente resistono alla sinizzazione, un tema sollevato altresì in occasione dell’accordo sulla nomina dei vescovi raggiunto tra la Repubblica Popolare cinese e la Santa Sede, a seguito del quale sono state esercitate dalle autorità di Pechino diverse pressioni sui vescovi cattolici affinché si iscrivessero all’Associazione Patriottica, aderendo così ai suoi principi.

Negli scorsi anni la diocesi di Hong Kong si è dimostrata divisa riguardo alle reazioni ai movimenti di protesta contro il crescente controllo assunto da Pechino sulla regione ad amministrazione speciale.

AUTOREVOLI PRESE DI POSIZIONE DA OLTRE TEVERE

Per quanto riguarda la Santa Sede, una posizione sulla sinizzazione è stata espressa da padre Benoit Vermander, un sacerdote gesuita che si trova in Cina e che nel marzo 2018 intervenne dalle colonne de la “Civiltà Cattolica” affermando che sussistono «rischi evidenti nel seguire una politica dall’alto verso il basso che può condurre a una sostanziale perdita di identità», ma che allo stesso tempo «i cattolici non dovrebbero evitare la sinizzazione solo perché sostenuta dal governo». Il religioso aveva poi aggiunto che «i cristiani dovrebbero ascoltare l’appello del governo cinese, esaminando quale tipo di cambiamenti la sinizzazione potrebbe apportare». Un presa di posizione di tutto rilievo, anche perché la Civiltà cattolica è un periodico le cui bozze degli articoli vengono vagliate dalla Segreteria di Stato prima di andare in stampa.

Nel maggio del 2019 fu invece il cardinale Piero Parolin, segretario di Stato vaticano, a chiarire meglio la posizione della Chiesa nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano cinese in lingua inglese “Global Times”, quando affermò che «inculturazione e sinizzazione possono essere complementari e in grado di aprire strade di dialogo».

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