Netta la vittoria di Gabriel Boric alle presidenziali cilene: 56% a fronte del 44% ottenuto dal candidato di destra Jose Antonio Kast. Ora, il trentacinquenne leader studentesco, ecologista e femminista è il più giovane presidente della Repubblica eletto della storia del Paese sudamericano.
Una partecipazione al voto che ha superato quello che si riteneva il record segnato dal referendum dello scorso anno indetto sull’avvio del processo costituente. Boric è stato in grado di riportare nei seggi del suo paese i numerosi cileni che non avevano votato al primo turno delle presidenziali. Seppure il suo avversario, Jose Antonio Kast, abbia nel corso delle ultime fasi della campagna elettorale moderato i toni da leader dell’estrema destra che avevano caratterizzato la sua ascesa politica, è stato egualmente considerato dai cileni come una sorta di «erede» del generale Pinochet, il sanguinario golpista che in Cile assume ancora le forme di un fantasma, oltre che come nemico dell’estallido social e del processo costituente.
Il Fronte Ampio di Boric ha raccolto consensi nei settori dell’elettorato più movimentisti, ma anche quelli moderati di centrosinistra desiderosi di stabilità. Si può affermare che egli incarni i valori di una nuova generazione politica. Ha vinto nei collegi metropolitano e di Valparaiso, i più popolosi del Cile, ottenendo buoni risultati anche nelle regioni settentrionale e meridionale del Paese, neutralizzando così il sostegno politico assicurato all’ultimo momento a Jose Antonio Kast dal terzo candidato alle presidenziali Franco Parisi.