Dopo le tensioni divampate nella notte scorsa Tripoli in questo momento appare tranquilla, seppure nelle strade della città siano presenti miliziani armati. Permangono bloccate le strade che conducono al palazzo del Governo di unità nazionale, oggetto del «mini assedio» di ieri che ha portato alla escalation, esse vengono infatti militarmente presidiate, questo mentre formazioni di miliziani sono giunte anche nei quartieri periferici meridionali e la presenza di ridotti nuclei di miliziani viene segnalata in altre zone della città.
TENSIONE E ELEVATA MA NESSUNA VIOLENZA
Nella capitale non si registrano violenze, tuttavia il clima di tensione permane elevato a causa della crescente rivalità tra le opposte fazioni attive nello scenario libico, alla luce dell’ormai certo rinvio delle elezioni presidenziali indette per il 24 dicembre. Al riguardo si attende soltanto l’annuncio ufficiale che potrebbe venire diffuso nella giornata di lunedì prossimo. Il fatto che ha indotto alcuni gruppi armati a circondare la sede del Consiglio presidenziale, del Governo di unità nazionale e del Ministero della Difesa è stata la sostituzione del comandante del distretto militare di Tripoli, il generale Abdel Basset Marwan, con Abdel Qader Mansour, già responsabile delle operazioni militari “Fajr Libia”, “Al Bunyan Al Marsous” e “Vulcano di rabbia”.
L’EPISODIO DI IERI NOTTE
Nella tarda serata di ieri un gruppo di miliziani ha circondato la sede del Governo, edificio dove si trova l’ufficio del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah. Non è chiaro se gli uomini armati abbiano effettivamente occupato l’edificio, ma si ritiene invece probabile che il capo del Consiglio presidenziale, Mohammed al Menfi, sia stato trasferito su sua richiesta in un non meglio precisato luogo sicuro. In precedenza, quest’ultimo aveva richiesto una protezione per la propria abitazione.
Tripoli nel frattempo ha vissuto l’ennesima notte di incertezza, con il ritorno di «tecniche» e blindati nelle strade del centro e interi quartieri rimasti privi di elettricità. All’origine di questo colpo di mano risiede l’esautorazione del comandante del distretto militare della capitale Abdel Basset Marwan, da parte del presidente del Consiglio presidenziale.
POSSIBILI SCENARI FUTURI
È evidente come l’accaduto di ieri renda ulteriormente precaria la stabilità politica del Paese nordafricano e lo svolgimento delle elezioni presidenziali sempre meno probabili, in un contesto nel quale neppure la lista dei candidati risulta ufficialmente chiusa, mentre avrebbe dovuto essere pubblicata nei giorni scorsi.
Tripoli resta dunque il centro di gravità delle vicende libiche, ma adesso lo sguardo dei libici e della comunità internazionale è giocoforza rivolto alle prossime elezioni parlamentari che avranno luogo nel Paese, ritenute dagli osservatori delle turbolente dinamiche in atto nel Paese nordafricano decisive alla sua concreta ripartenza. Infatti, la convinzione che le presidenziali non si sarebbero potute svolgere alla data fissata aveva cominciato a radicarsi già da un paio di mesi alla luce dei rinvii e dei vari contrasti che hanno visto, tra gli altri, protagonista lo stesso Dbeibah.
DECISIVE LE ELEZIONI PARLAMENTARI
In una situazione poco chiara dove la maggioranza degli attori di rilievo sulla scena libica le presidenziali non le vuole, quale prossimo passaggio utile sulla road map libica le prossime consultazioni parlamentari, nelle quali la popolazione (si legga: clan e centri di potere che indirizzano i consensi). Al netto delle periodiche scaramucce generate da piccoli conflitti di interesse (come quello verificatosi ieri, che origina dalla sostituzione del comandante della piazza con uno filo-turco), per il momento la situazione nel paese è tranquilla.
Nell’arco di due o tre mesi, a seguito delle elezioni parlamentari, la situazione potrebbe stabilizzarsi ulteriormente, poiché sarà la nuova assemblea nazionale eletta a rappresentare l’effettivo specchio degli interessi e dei poteri espressi nel Paese nordafricano, una sede «ristretta» dove, auspicabilmente, per una maggioranza politica corposa (questo indicano gli analisti del caso) dovrebbe essere più semplice prendere decisioni.
ORIZZONTI DI OTTIMISMO
Insomma, una maggioranza in grado di assumere e dare seguito a decisioni concrete renderà più stabile la Libia. Resterà da risolvere il delicato problema relativo al futuro dell’attuale primo ministro ad interim, ma si ritiene che si perverrà a un accordo.
Per quanto riguarda le attività produttive poste in essere nel quadro della ricostruzione c’è ottimismo. Per il momento, le imprese che hanno ottenuto commesse e operano in regime ordinario le attività proseguono facendo capo ai loro referenti amministrativi locali. Riguardo a quelle italiane va rilevato che l’impattante concorrenza turca (in particolare dei soggetti vicini al presidente Erdoğan e all’AKP) oggi fa meno paura, anche grazie all’intervento del Governo e della diplomazia di Roma, questo mentre il panorama viene caratterizzato dall’attivismo imprenditoriale egiziano.