ENERGIA, ricerca. Comunità energetiche: il vademecum firmato Luiss Business School e RSE

Tracciato lo stato dell’arte delle comunità dell’energia in Italia: best practice, approfondimenti normativi e raccomandazioni per abilitare la produzione sostenibile e innovativa

Roma, 15 dicembre 2021 – Le comunità energetiche rappresentano un potenziale inedito di innovazione del mercato e delle infrastrutture, anticipando uno scenario di produzione distribuita in cui i consumatori finali avranno un ruolo sempre più attivo nel sistema elettro-energetico.

Luiss Business School e RSE (Ricerca sistema energetico) hanno presentato il 15 dicembre a Villa Blanc, sede Luiss Business School, una mappatura inedita delle ventiquattro iniziative accreditate o in accreditamento dal Gse, per diventare le prime comunità energetiche in Italia. Il lavoro di ricerca è arricchito dall’individuazione di oltre cinquanta iniziative che forniscono esempi rilevanti per lo sviluppo del settore.

TRANSIZIONE ENERGETICA AL CENTRO DELL’AGENDA

La transizione energetica è al centro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e delle politiche comunitarie, e sta diventando un tema sempre più decisivo per il futuro sostenibile del Paese. In tale ottica, l’emergente settore delle comunità energetiche si dimostra uno strumento utile e innovativo per facilitare lo sviluppo di impianti rinnovabili. Il modello delle comunità energetiche vede, infatti, gli stessi cittadini diventare produttori/consumatori, tendendo quindi al monitoraggio e all’ottimizzazione dei consumi energetici individuali in maniera più responsabile, riducendo quindi la spesa delle famiglie e promuovendo nuove filiere di sviluppo territoriale.

Punto di partenza della ricerca (finalizzata a tracciare lo stato dell’arte delle comunità dell’energia in Italia) è l’analisi del quadro normativo nazionale e regionale italiano, con un focus sul recepimento della direttiva rinnovabili e la definizione dei relativi decreti attuativi che stanno abilitando la crescita e il moltiplicarsi di progetti energetici di comunità.

INIZIATIVE DI COMUNITÀ ENERGETICHE

Combinando diversi metodi di ricerca (mappatura di cinquanta iniziative, focus group e interviste), lo studio ha permesso di delineare i passaggi essenziali a sviluppare iniziative di comunità energetiche, individuando i tre diversi modelli organizzativi tratti dalle best practice analizzate: la comunità energetica solidale di San Giovanni a Teduccio, particolarmente interessante perché sviluppata nella periferia est di Napoli, caratterizzata da una missione di impatto sociale particolarmente rilevante; la comunità energetica di GECO a Bologna, che combina avanzate sperimentazioni tecnologiche in un contesto di edilizia residenziale pubblica nella quartiere periferico del Pilastro a Bologna; la comunità Energetica di Biccari (Foggia) che vede nell’iniziativa imprenditoriale di un giovane sindaco un modello di sviluppo energetico molto rilevante per le aree interne del Paese e che verrà particolarmente incoraggiato dagli investimenti del PNRR, che ha previsto per le comunità energetiche 2,2 miliardi di euro di investimenti, con target i comuni di 5000 abitanti a rischio spopolamento.

SOSTENIBILITÀ ORGANIZZATIVA

Lo sviluppo di comunità energetiche, in relazione al quale si è immaginata una possibile espansione da numeri prototipali a 7GW in un decennio, ha bisogno, tuttavia, che siano innescati processi virtuosi di sviluppo economico locale, per coglierne appieno le opportunità in termini di impatto sociale e ambientale nei territori.   È necessario infatti puntare sullo sviluppo di condizioni di sostenibilità organizzativa e finanziaria dei progetti che necessariamente devono ingaggiare soggetti investitori, attori privati e pubblici; sulla misurazione degli impatti per sollecitare investimenti di finanza sociale; sul rafforzamento delle competenze interne alle PA a latere delle misure di sostegno finanziario alle iniziative; individuare criteri premianti delle iniziative capaci di valorizzare il territorio e il sistema produttivo e sociale locale; lavorare sull’accettabilità sociale delle iniziative e promuovere formule collettive di proprietà degli impianti, adattando le Comunità Energetiche ai fabbisogni del territorio.

COMPETENZE MANAGERIALI

Secondo Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization, Luiss Business School «l’indagine evidenzia la necessità di un deciso sviluppo delle competenze manageriali all’interno dei principali attori coinvolti. Innanzitutto, gli organismi di gestione della comunità energetica devono avere una dirigenza che affianchi alle competenze tecniche, le capacità per sviluppare una efficace collaborazione con gli organismi amministrativi nel proprio territorio, gli stakeholder primari e secondari e con le imprese rilevanti della filiera energetica».

«Guardiamo al futuro del modello delle comunità energetiche in modo convinto, perché capace di promuovere, oltre che di cavalcare, la trasformazione del sistema energetico italiano ed europeo», ha commentato l’amministratore delegato di RSE Maurizio Delfanti, «poiché il perimetro di questa innovativa modalità di produzione, consumo e condivisione dell’energia è molto ampio: le comunità energetiche rinnovabili sono in grado di attivare un circolo virtuoso con benefici proiettabili su più campi; quello del contrasto alla povertà energetica e quello della riqualificazione di aree abbandonate delle nostre provincie, ad esempio. Sfide con cui ci si potrà misurare cambiando paradigma, ovvero riposizionando i cittadini al centro e facendo proprio il concetto di comunità. RSE, nello svolgimento della sua attività di Ricerca di Sistema, da tempo presidia questo tema e il complesso esercizio di mappatura svolto in collaborazione con Luiss Business School si pone l’ambizioso obiettivo di promuovere un dibattito utile tra tutti gli attori coinvolti, chiamati a esprimere il loro ruolo».

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