L’artista presenta dunque la sua seconda importante mostra dopo ben venti anni dall’ultima, che ebbe luogo all’Exmà del capoluogo sardo. In esposizione una serie di oltre novanta opere raccolte in sei gruppi: Apostoli, Cieli, Terre, 1652 peste a Sanluri 2020 Pandemia, Testimoni, Terrecott. Esse dialogano profondamente con lo spazio architettonico: dodici ritratti replicati sei volte e inseriti in un retable di sei pannelli e dodici raffigurazioni di grande formato.
MIRARE ALL’ORIGINARIO
A Porru non interessa essere originale quanto piuttosto mirare all’originario, così come è primigenio per vocazione anche il segno inciso, potente ed essenziale, ma anche leggero e lirico, che costituisce la matrice di queste opere più graffite che dipinte, nell’uso di tecniche e materiali semplici ed ascetici quali terra, carboncino, tempera o terracotta. È, questa, un’umanità che resiste al drastico, sconvolgente mutamento antropologico del nostro stare nel mondo sotto il dominio delle corporazioni hi-tech che ci cullano con la promessa di ogni meraviglia e di ogni soluzione per una vita migliore, appagante e cool, in una società ossessionata dal profitto, dal presente e dalla sua ininterrotta partecipazione mediatica e virtuale.
Gli “Apostoli”, in particolare, col solo sguardo e con la loro semplice presenza autenticamente umana, danno testimonianza concreta della fatica, del Iavoro, dell’impegno quotidiano di coloro che realmente sono le colonne portanti della famiglia e della società o perlomeno di quel che ne resta oggi.
LA FORZA DEI LEGAMI UMANI
Non a caso, nelle opere in mostra, gli Apostoli sono rappresentati a figura intera quasi per sottolineare la solidità del loro ruolo mentre in quasi tutti gli altri ritratti emergono solo la testa e il busto e talvolta, come nella serie a tempera e carboncino del 2020, a quelle figure viene dato un andamento regolare, quasi oggettuale, tanto che alcuni sembrano assumere quasi la forma di vasi antropomorfi.
Così, in un mondo dove sembra pericoloso perfino abbracciarsi e stringersi la mano e in cui i legami umani sono stati sostituiti dalle connessioni digitali, vien voglia di toccare queste opere così vitali, di sentirne le rughe e l’epidermide materica ma anche quel senso del tempo e della memoria – la memoria è l’anima, affermava Umberto Eco -, che si portano addosso insieme a una sorta di misterioso destino esistenziale.
ANTONIO PORRU
Antonio Porru nasce a Sanluri (Cagliari) nel 1950. Sin da piccolo la sua passione è il disegno. Nel 1966 frequenta la scuola d’arte di Oristano. Nel 1969 si diploma, rifiuta varie proposte di lavoro e la possibilità di intraprendere la carriera di insegnante: la sua passione per la pittura e per l’arte non gli consente di cedere a compromessi. Nel 1973 frequenta un laboratorio sulla terra cotta organizzato da un frate francescano, Padre Ambrogio Fozzi, nel convento di Santa Lucia di San Gavino. L’esperienza sarà di grande importanza per la sua formazione; la terra lo appassiona e non lascerà più questa materia che utilizzerà in vari modi sperimentando la sua potenza espressiva.
Nel 1981 dà vita con scritti e illustrazioni a un giornalino dal titolo “Sellori”, nome antico del paese di Sanluri, in cui affronta tematiche politico-sociali. Nei primi anni ottanta costruisce di sana pianta la sua casa in località “CuccuruS.Rita”, non lontano dal suo paese e si trasferisce con la sua compagna Rita. Seguirà un periodo di intenso lavoro, specialmente con i bassorilievi, ma anche con le sculture a tutto tondo, sempre in terracotta. Alla fine degli anni Ottanta frequenta il suo vecchio professore di disegno della scuola d’arte, il pittore Antonio Amore (amico di Balla e di Guttuso). I due diventano amici e condividono per un decennio lo studio laboratorio di Sanluri.
Negli anni successivi realizza diverse opere per il suo paese, pannelli in terra cotta, bassorilievi, stele in pietra e graffiti. La prima mostra di rilievo avviene nel 2002 all’Exmà di Cagliari. Nel 2010 vince a Oristano il 1° premio “Città della ceramica”. Viene chiamato a partecipare alla mostra dislocata nella città di Sassari, per la prestigiosa Biennale di Venezia, curata da Sgarbi. Nel 2014 la Facoltà di teologia di Cagliari gli commissiona un lavoro importante: una terracotta da sistemare nell’aula magna. Con questo grande pannello si chiude forse definitivamente il periodo dei bassorilievi. Nel 2015 il preside del Liceo Dettori di Cagliari gli commissiona un grande graffito per il 150° della sua fondazione. Negli ultimi anni la sua attività si concentra nella realizzazione di ritratti di grandi dimensioni di persone che fanno parte della sua quotidianità. Sue opere sono presenti nella collezione della Fondazione Banco di Sardegna, oltre che in molte collezioni private.
INFO
Apostoli: mostra personale di Antonio Porru
Testi critici di Gabriele Simongini, Giorgio Pellegrini, Nico Stringa, Alessandro Sitzia
Catalogo in mostra della Maretti Editore
Partner: Fondazione di Sardegna e Central Formaggi
Basilica San Saturnino, piazza San Cosimo, Cagliari
Fino al 30 gennaio 2022
Orari: dal lunedì al sabato dalle 08:30 alle 13:30
Info: 3454779953; 3333806558; 0703428266
mail drm-sar.basilicasansaturnino@beniculturali.it