ECONOMIA, Governo Draghi. Super Mario è davvero «scivolato» sul caro bollette? Adesso che succederà con la legge di bilancio al Senato?

Sarebbero necessari sessanta miliardi di euro per una «vera» riforma fiscale in grado di rilanciare la ripresa del sistema produttivo italiano, ma dove tagliare la spesa e come recuperare l’evasione fiscale? Al netto della retorica dei partiti, lo scontro politico vero è su questi temi. Intanto Fitch innalza il rating del Paese a «BBB», rilevando comunque i fattori di rischio che si prospettano all’orizzonte: inflazione in rialzo, persistenza della pandemia e peso del gigantesco debito pubblico

La recente mancata approvazione da parte del Parlamento del contributo di solidarietà nei confronti delle fasce di popolazione meno abbienti per il “caro bollette” è stato il primo passo falso di Mario Draghi nelle vesti di Presidente del Consiglio dei ministri, oppure si è trattato soltanto di «una tempesta in un bicchier d’acqua», come cercano di accreditare i suoi sostenitori? Quale lettura dunque si dovrebbe dare di questa vicenda?

UNA TEMPESTA IN UN BICCHIERE D’ACQUA

«È stata un’epica battaglia in un bicchiere d’acqua», ha commentato il professor Mario Baldassarri, già ministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale (CSER), intervenendo come di consueto nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda lunedì scorso sulle frequenze di Radio Radicale. «infatti – ha egli argomentato -, dal punto di vista dell’entità cifre in gioco parliamo di trecento milioni di euro al massimo, cioè praticamente nulla, poiché non è certo con una somma del genere che si può fare fronte al problema dei rincari delle tariffe energetiche».

Dunque, l’enfasi posta sullo “scivolone” di Mario Draghi a Monte Citorio (che, per la verità, non è stato nemmeno smentito con eccessivo vigore dai diretti interessati), altro non sarebbe che un’espediente di natura prettamente politica utilizzato da alcuni partiti che cercano di intestarsi il merito di avere evitato un esborso di denaro a quelle fasce delle popolazione più ricche nelle quali rinvengono i loro bacini di consenso elettorale.

TATTICHE POLITICHE E REALTÀ ECONOMICA

«Sono dibattiti e polemiche – ha proseguito Baldassarri -, che hanno a che vedere con il riposizionamento in chiave tattica dei partiti in una fase delicata a ridosso dell’elezione del Presidente della Repubblica, nonché con la ricerca di quote di consenso elettorale, ma non hanno niente a che vedere con la realtà dell’economia né con quella delle famiglie e delle imprese che sono chiamate a pagare le conseguenze del caro bollette».

Quindi, trecento milioni di euro non costituiscono di certo “la cifra” di una crisi politica, «anche perché – come ha argomentato il presidente del CSER – sarebbe assolutamente ridicolo. Il Governo Draghi ha già stanziato quattro miliardi di euro per calmierare l’aumento dei prezzi del gas».

Ma esistono anche altre cause di frizione in seno dell’ampia maggioranza che sostiene l’esecutivo in carica, come ad esempio la manovra di bilancio, attualmente all’esame del Senato, che si dovrebbe concretizzare sostanzialmente in una lettura monocamerale, con i numerosi emendamenti in agguato.

MONOCAMERALISMO «DI FATTO»

«Intanto – ha sottolineato al riguardo Baldassarri – non va dimenticato che l’Italia resta ancora una Repubblica con un parlamento bicamerale, poiché la cosiddetta “riforma Renzi” è stata bocciata nelle urne al referendum, anche se attraverso un “giochetto”, di fatto si applica il monocameralismo, con la discussione in una sola camera e la blindatura di provvedimenti in esame dell’importanza della legge di bilancio, che poi non vengono discussi nell’altra camera, che lo approva mediante un maxiemendamento del governo».

Anche stavolta si è al consueto “assalto alla diligenza”, con gli stessi partiti della maggioranza che presentano migliaia di emendamenti. «Anche questo – ha chiosato l’economista marchigiano – risponde a logiche politiche in funzione degli obiettivi a breve e medio termine che ho menzionato in precedenza. Ma, gran parte di questi emendamenti alla legge di bilancio 2022 sono una contraddizione clamorosa, perché propongono l’introduzione di ulteriori agevolazioni fiscali, detrazioni, deduzioni e quant’altro, a favore di questa o quella categoria. Tuttavia, è noto che il nodo vero di una riforma fiscale strutturale risiede nel reperimento delle risorse necessarie a essa».

DOVE RINVENIRE LE COPERTURE DELLA RIFORMA FISCALE

Essa, ad avviso di Baldassarri, richiederebbe un abbassamento dell’Irpef di quaranta miliardi di euro a favore delle famiglie e l’azzeramento dell’Irap a favore invece delle imprese oppure l’equivalente riduzione del cuneo fiscale per venti miliardi di euro. «Queste sarebbero le cifre che genererebbero un effetto dando  impulso alla ripresa del sistema produttivo italiano, ma esse non possono venire finanziate né in deficit e neppure ricorrendo ai fondi europei, quindi bisognerà tagliare la spesa e recuperare l’evasione fiscale all’interno del bilancio pubblico. Andando, per esempio, a intaccare quelle concessioni a pioggia, infinita e dai mille rivoli, che sono le tax expenditures, che secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze ammontano a ottanta miliardi di euro all’anno».

«La recente rimodulazione delle aliquote Irpef, pari a circa sette miliardi in meno, produrrà i suoi effetti sui redditi fino a 55.000 euro, ovviamente anche i redditi superiori beneficeranno di un abbassamento dell’imposizione fiscale, seppure modesto. Ma, affermare che 55.000 euro lordi all’anno sono un reddito medio-basso è evidente che non è vero. Per di più, quella rimodulazione non tocca i redditi al di sotto dei 55.000 e nemmeno quelli dei cosiddetti “incapienti”, cioè coloro che non sono in possesso di redditi sufficienti a pagare l’Irpef, soggetti che avrebbero bisogno non solo di non pagare le tasse, ma anche di ricevere un sussidio che viene denominato negative income tax».

NEGATIVE INCOME TAX

Si tratterebbe di trasferimenti che consentirebbero alle fasce povere della popolazione di raggiungere un livello minimo di sussistenza «che – secondo Baldassarri – la classe politica avrebbe il dovere di garantire».

L’effetto maggiore di questa rimodulazione delle aliquote Irpef si ha nella fascia tra i 30.000 e i 40.000 euro lordi annui, dunque redditi medio-bassi se considerati al netto delle imposte, «ma – conclude Baldassarri -, in quella fascia si ricevono al massimo 80 euro di sgravio fiscale al mese, cioè tanto quanto il “bonus” di Renzi».

Passando alle prospettive, va rilevato il recente innalzamento a BBB del rating dell’Italia da parte dell’agenza Fitch, un giudizio certamente positivo sul sistema-Paese, senza tuttavia per questo evitare di sollevare dei dubbi sul suo futuro.

FITCH INNALZA IL RATING ITALIANO A «BBB»

«Sono dubbi fondati – ha concluso Baldassarri -, ma va ricordato che queste agenzie di rating, tutte e tre extraeuropee, sono imprese private sono società private che esprimono giudizi “biblici” su tutto e su tutti. In precedenza Fitch ci aveva dato un rating BBB-, uno dei peggiori giudizi della storia, oggi ci ha tolto il “meno”, però il rating resta comunque molto basso. In ogni caso, gli osservatori internazionali, Fitch inclusa, ritengono che l’Italia abbia affrontato abbastanza bene la crisi pandemica, forse meglio di altri Paesi europei, resta tuttavia il dubbio su un rapido e accorto utilizzo dei fondi europei concessi. Il PNRR è un buon piano, il problema è che per ricevere quei finanziamenti va concretizzato attraverso l’apertura dei cantieri e la realizzazione delle opere».

Le incognite sul futuro: all’orizzonte si sta materializzando un impulso inflazionistico che, originatosi dall’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche, è destinato a scaricarsi sui consumatori finali; inoltre, la variante omicron del coronavirus pone in discussione la sconfitta definitiva della pandemia da Covid-19, quantomeno allungando i tempi del conseguimento di questo obiettivo.

Ora, le stime relative alla crescita economica, soprattutto in previsione del 2022 (Italia al 4,6%), potrebbero subire una flessione causata dalla persistenza della diffusione dei contagi, tenuto ovviamente sempre in considerazione un terzo fattore negativo, per l’Italia costituito dal gigantesco debito pubblico, soggetto più che mai ai perniciosi effetti di eventuali incrementi dei tassi di interesse e della riduzione de Quantitative easing.

A397 – ECONOMIA, GOVERNO DRAGHI E LEGGE DI BILANCIO: SUPER MARIO È DAVVERO «SCIVOLATO» SUL CARO BOLLETTE? La recente mancata approvazione da parte del Parlamento del contributo di solidarietà nei confronti delle fasce di popolazione meno abbienti per fare fronte agli aumenti delle materie prime energetiche viene da alcuni considerato il primo passo falso di Mario Draghi nelle vesti di Presidente del Consiglio dei ministri.
Ma le cose sono proprio andate così oppure si è trattato solo di «una tempesta in un bicchier d’acqua», come cercano di accreditare i suoi sostenitori? Il professor MARIO BALDASSARRI ha provato a dare una lettura a questa vicenda.
Inoltre, sarebbero necessari sessanta miliardi di euro per una «vera» riforma fiscale in grado di rilanciare la ripresa del sistema produttivo italiano: ma dove tagliare la spesa e come recuperare l’evasione fiscale? Al netto della retorica dei partiti, l’autentico scontro politico verte su questi temi. Intanto Fitch innalza il rating del Paese a «BBB», rilevando comunque i fattori di rischio che si prospettano all’orizzonte: inflazione in rialzo, persistenza della pandemia e peso del gigantesco debito pubblico
Si tratta di tematiche affrontato dall’ex viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale assieme al giornalista ALESSIO FALCONIO, direttore di Radio Radicale, nel corso della consueta trasmissione del lunedì “Capire per conoscere”, andata in onda il 6 dicembre 2021.
Condividi: