ISRAELE, sicurezza. Striscia di Gaza: completata la barriera difensiva

Il comandante delle forze armate israeliane, Aviv Kohavi, ha affermato che la nuova recinzione di quaranta miglia, estesa sopra e sotto terra, «muta la realtà lungo un confine dove gli attacchi sotterranei hanno perseguitato i militari per anni»

Netiv Ha’Asara – Ieri pomeriggio i massimi vertici della Difesa dello Stato ebraico hanno annunciato il completamento della costruzione dell’enorme barriera estesa lungo la frontiera con la Striscia di Gaza, sia in superficie che sotto terra, cioè in quella «profondità critica» in termini di sicurezza a causa della fitta presenza di gallerie scavate dai militanti delle organizzazioni armate palestinesi.

NEGARE SPAZI AD HAMAS

L’opera è costata al contribuente israeliano tre miliardi e mezzo di nuovi shekel, cifra pari a poco più di un miliardo di dollari Usa, e ha richiesto più di tre anni per la sua realizzazione. Essa ha la funzione di porre fine alla minaccia costituita dai tunnel transfrontalieri attraverso i quali vengono effettuati gli attacchi armati contro i militari israeliani da parte dei palestinesi infiltratisi dall’enclave di Gaza.

«Questa barriera è un progetto creativo e tecnologico di prim’ordine che negherà ad Hamas una delle capacità che ha cercato di sviluppare, opponendo un muro di ferro, sensori e cemento tra esso e gli abitanti del sud del Paese», queste le parole pronunciate nell’occasione dal ministro della Difesa Benny Gantz.

COME È FATTA LA BARRIERA

La barriera lunga quaranta miglia (sessantacinque chilometri) è stata costruita lungo la linea di frontiera con la Striscia di Gaza e si estende fino al mare, allo scopo di impedire agli ingegneri e ai minatori dei gruppi armati attivi nella Striscia non scavino tunnel sottomarini che permetta l’infiltrazione nel territorio dello Stato ebraico, così come hanno tentato e sono riusciti a fare nel passato.

Essa è composta da diverse componenti: una parete interrata in cemento armato costellata di sensori sismici per il rilevamento degli scavi in corso di gallerie; una recinzione in acciaio alta sei metri; una rete di radar e altri sensori di sorveglianza alcuni dei quali associati a sistemi d’arma telecomandati. A suo ridosso sono stati inoltre realizzati una serie di centri di comando.

LE INFILTRAZIONI DALLA STRISCIA DI GAZA

La decisione di edificare la barriera è stata presa a seguito della guerra del 2014, nel corso della quale le forze armate dello Stato ebraico concentrarono i loro sforzi principalmente per neutralizzare la minaccia allora rappresentata dai tunnel palestinesi. La preoccupazione di Tsahal è da tempo quella che Hamas o altre organizzazioni armate attive a Gaza utilizzino le gallerie transfrontaliere per infiltrare i loro militanti nelle zone abitate a ridosso del confine, dove potrebbero compiere azioni terroristiche o, anche magari soltanto per un breve periodo, mantenere il controllo su una porzione del territorio israeliano.

Hamas, movimento islamista che attualmente governa nella Striscia di Gaza, ha utilizzato i tunnel per portare a termine attacchi mortali per la prima volta nel 2004, scavando sotto le posizioni israeliane all’interno dell’enclave e facendo poi esplodere potenti ordigni sotto di loro. Nel 2006 un nucleo della medesima organizzazione palestinese si sono infiltrati in Israele attraverso una di queste gallerie e hanno ucciso tre militari delle IDF, catturandone un quarto, il caporale Gilad Shalit, che hanno tenuto prigioniero per cinque anni prima di liberarlo in forza di un accordo di scambio raggiunto con il governo israeliano.

I TUNNEL NEI RECENTI CONFLITTI

In seguito i tunnel, sia quelli che attraversano il confine che quelli all’interno della Striscia di Gaza, sono stati ampiamente utilizzati durante la guerra del 2014, sebbene negli ultimi anni Hamas abbia apparentemente smesso di fare affidamento di pari passo al miglioramento delle capacità delle forze di sicurezza israeliano nella loro scoperta. In quell’occasione i militari delle IDF dovettero entrare nella Striscia per distruggere i tunnel che Hamas aveva scavato. In seguito, gli israeliani svilupparono nuove munizioni oltreché tattiche in grado di porre la loro aviazione nelle condizioni di colpire i tunnel dall’aria, rendendoli inutilizzabili se non distruggendoli completamente.

Diversamente, i tunnel transfrontalieri non ebbero praticamente alcun ruolo nel conflitto di maggio tra Israele e i gruppi armati attivi nella Striscia di Gaza. In alcuni casi, Hamas tentò di utilizzarli allo scopo di inviare i loro combattenti fino al confine, con l’apparente intenzione di farli emergere all’improvviso per cogliere di sorpresa i militari israeliani e attraversare la linea di frontiera. In ognuno di questi casi, tuttavia, gli israeliani sono riusciti a individuare in anticipo questi tentativi e hanno quindi bombardato le gallerie dall’alto, in almeno un caso con i miliziani palestinesi ancora all’interno .

LO SGUARDO RIVOLTO ALLA FRONTIERA LIBANESE

Parlando con i giornalisti il brigadier generale Eran Ofir, che ha supervisionato tutti i principali progetti di costruzione delle barriere difensive in Israele negli ultimi anni, incluse quelle lungo i confini egiziano e libanese, si è astenuto dal dichiarare ufficialmente cessata la minaccia rappresentata dai tunnel, rilevando come siano presenti ancora dei punti deboli nelle difese israeliane di Gaza che potrebbero venire sfruttate dai palestinesi.

Con la realizzazione della barriera lungo la Striscia di Gaza, il ministero della Difesa dello Stato ebraico ora rivolgerà le sue attenzioni al confine con il Libano, dove la recinzione di confine esistente viene considerata insufficiente dal punto di vista della sicurezza. L’attuale bilancio della Difesa prevede lo stanziamento di fondi a copertura delle spese di realizzazione di una barriera simile nell’Alta Galilea in funzioni di prevenzione o, quanto meno di mitigazione, della minaccia di infiltrazioni dei miliziani di Hezbollah.

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