Nel clima di campagna elettorale per le prossime presidenziali nei discorsi dei candidati all’Eliseo e dei politici in genere, è tornato alla ribalta il tema della copertura dei servizi che dovrebbero svolgere i militari a fronte delle esigenze in termini di Difesa e di Sicurezza, sia sul territorio metropolitano della République che «oltremare», e non sono pochi quelli che riparlano di coscrizione obbligatoria.
BILANCI E COSCRITTI
Ovviamente anche i militari non hanno mancato di far conoscere la loro opinione, sia per quanto concerne gli stanziamenti e la successiva allocazione delle risorse alla voce Difesa nel bilancio dello Stato, sia per il delicato e scottante argomento della copertura dei servizi da parte dei militari, sia in Francia che all’estero. Non è infatti una novità la discussione sul tema della sicurezza e del suo degrado in certe zone del Paese. Basti pensare alla minaccia terroristica jihadista e alla situazione in certe banlieu quasi fuori dal controllo delle forze dell’ordine transalpine.
Ed ecco allora, come per incanto, riproporsi la possibilità di un ritorno a forme di coscrizione obbligatoria allo scopo, appunto, di fare fronte alle esigenze e alle emergenze.
AUTOREVOLI CANDIDATI ALL’ELISEO
Tra i primi a riparlare di una eventuale reintroduzione in Francia del servizio militare obbligatorio fu Michel Barnier, che propose una ferma semestrale per i giovani dai diciotto ai ventuno anni e un loro impiego in compiti di Difesa e Sicurezza.
In realtà, già prima di lui una ipotesi simile l’aveva ventilata nel 2007 la socialista Ségolène Royal, affascinante e afona figlia di un colonnello dell’Armée anch’ella a suo tempo candidatasi all’Eliseo. Ma anche Xavier Bertrand, che otto anni dopo dichiarò pubblicamente che «una iniziativa del genere», cioè la reintroduzione del servizio militare di leva, fosse «essenziale» ai fini del mantenimento dell’autorità dello Stato e dell’ordine pubblico, «nonché – egli in quell’occasione sottolineò – a rinsaldare i valori repubblicani della Francia».