A due mesi dalle elezioni è arrivato il «semaforo verde» per il prossimo governo tedesco. L’accordo politico raggiunto è stato condensato nelle 177 pagine del «contratto di coalizione» che verrà ora sottoposto all’approvazione dei rispettivi partiti. Spd e Fdp lo approveranno in un congresso straordinario appositamente convocato, mentre i Verdi hanno ricorreranno al voto dei loro iscritti che verrà recapitato a mezzo posta. I negoziati per la formazione dell’esecutivo del dopo-Merkel sono stati senza dubbio accelerati dalla quarta ondata di Covid che ha investito la Germania e ora si attende la proclamazione di Olaf Scholz da parte del Bundestag, prevista per il prossimo 6 dicembre.
POLITICA E PRIORITÀ
Per i tedeschi adesso la priorità è la gestione della pandemia, che verrà affrontata con un “pacchetto” di misure ad hoc. La cancelliera Angela Merkel, negli ultimi giorni del suo mandato prima dell’avvicendamento alla guida del Paese, ha costituito un’unità di crisi simile a quella italiana, che in futuro si avvarrà della consulenza di un consiglio presieduto da scienziati.
Nel frattempo, nel suo partito politico, la Cdu, è iniziata la campagna interna per la successione alla leadership, che vede in competizione tre candidati: Friedrich Merz, Norbert Röttgen e Helge Braun. Il 4 dicembre inizieranno le primarie, che avranno una durata di dieci giorni, ma se nessuno di essi otterrà la maggioranza assoluta si dovrà procedere a un ballottaggio. Secondo i sondaggi è in testa il sessantaseienne Friedrich Merz, che per la terza volta compete per questa carica.
«SEMAFORO VERDE» PER IL NUOVO GOVERNO TEDESCO
La formazione del nuovo governo tedesco, messa in ombra dalla drammatica situazione causata dal Covid, è giunta a conclusione. Negli ultimi giorni l’opinione pubblica aveva manifestato grande frustrazione per il fatto che in questo momento così difficile l’esecutivo fosse a malapena in grado di decidere e agire. «I partiti della coalizione semaforo negoziano all’infinito, come se vivessero in una bolla e non si fossero affatto accorti del dramma in cui riversa il Paese», questa la dura critica mossa da parte della stampa locale.
Intanto, negli ultimi sondaggi i consensi della futura alleanza di governo formata da Spd, Verdi e Liberali hanno conosciuto un forte calo. Nonostante ciò, i partner della coalizione hanno presentato il loro accordo accompagnandolo dal motto “Osare più progresso”.
UNITÀ DI CRISI ANTI-COVID
La priorità è prima di tutto rivolta all’emergenza Covid, a cui il nuovo governo vuole far fronte con un pacchetto di misure. Allo scopo la Cancelleria sta istituendo un’unità di crisi simile a quella italiana, che in futuro si avvarrà della consulenza di un consiglio presieduto da scienziati. I partner della coalizione vogliono inoltre introdurre l’obbligo vaccinale per medici, personale sanitario e infermieristico.
Variegate le misure del programma: l’ aumento del salario minimo a dodici euro l’ora, uscita dal carbone anticipata al 2030, sgravi fiscali per i consumatori sui costi legati all’energia e la legalizzazione della vendita di cannabis. I membri del governo entrante si sono anche espressi a favore di un potenziamento della cooperazione europea, con l’obiettivo di aumentare la «sovranità strategica dell’Europa», in particolar modo nei settori dell’approvvigionamento energetico, della salute, delle importazioni di materie prime e della tecnologia digitale.
COMPOSIZIONE DEL NUOVO ESECUTIVO
L’esercito tedesco (Bundeswehr) riceverà maggiori dotazioni in termini di personale e attrezzature tecnologiche, come i droni da combattimento (UCAV). L’accordo politico apre dunque la strada all’elezione da parte del Bundestag di Olaf Scholz alla carica di cancelliere, prevista nella settimana a cavallo del 6 dicembre.
Riguardo alla composizione del nuovo esecutivo, sui media stanno circolando le prime liste dei ministri che dovrebbero formare la squadra di Scholz, con i partner della coalizione che si sono già accordati sulla ripartizione dei dicasteri chiave. L’Spd metterà un suo ministro a capo dei seguenti dicasteri: Interni, Difesa, Lavoro e Affari sociali, Salute, Alloggi, Cooperazione economica e sviluppo; a questi va poi aggiunto il ministro Capo della Cancelleria. Ai Verdi andranno Esteri, Economia e Protezione del clima; Famiglia, anziani, donne e giovani; Ambiente, Conservazione della natura, Sicurezza Nucleare e Tutela dei consumatori; Alimentazione e agricoltura, mentre i Liberali, che invece hanno «giocato d’anticipo» rendendo pubblica la ripartizione delle loro cariche ministeriali, si sono aggiudicati le Finanze (a Christian Lindner, leader dell’Fdp), la Giustizia (Marco Buschmann), i Trasporti e il Digitale (Volker Wissing), l’Istruzione e la ricerca (Bettina Stark-Watzinger). SPD e Verdi annunceranno le nomine dei loro ministri soltanto nei prossimi giorni.
CDU: SI APRE L’ERA DEL DOPO-MERKEL
Nella Cdu è iniziata la Competizione interna tra i tre candidati che aspirano alla leadership del partito, si tratta di Friedrich Merz, Norbert Röttgen ed Helge Braun. Nelle ultime dirette sul web e in televisione essi hanno illustrato i loro programmi e le loro priorità agli iscritti che dovranno votarli. Stando alle osservazioni dei media, l’ex capogruppo parlamentare Merz, che viene definito come un conservatore, si è presentato in una veste sorprendentemente moderata, promettendo la «ricostruzione» del partito.
Norbert Röttgen si è mostrato invece nel ruolo di «integratore», teso a riconciliare le varie anime del partito e riportare la Cdu agli antichi splendori. L’ex capo della Cancelleria, Helge Braun, a cui vengono concesse solo opportunità da outsider, ha promesso di proseguire nel solco dell’operato della Merkel. Le primarie avranno luogo il giorno 4 dicembre e dureranno dieci giorni, mentre lo scrutinio dei voti degli iscritti, che potranno votare online o spedendo la scheda a mezzo posta, inizierà il 16 dicembre. Se nessuno dei candidati raggiungerà la maggioranza assoluta, essi si sfideranno al ballottaggio. Secondo i sondaggi sarebbe in vantaggio il sessantaseienne Friedrich Merz, che competerà per la sua terza volta.
PANDEMIA: IL DIBATTITO SULL’OBBLIGO VACCINALE
La quarta ondata di Covid-19 prosegue la sua corsa inarrestabile in tutta la Germania. I nuovi contagi si attestano intorno ai 50.000 casi al giorno e i reparti di terapia intensiva in tutto il Paese stanno per raggiungere la saturazione. In un vertice sulla crisi, il Governo federale e i governatori dei Bundesländer hanno concordato misure più severe da adottare per la vita dei medici, ma questi ultimi dubitano che esse saranno sufficienti ad arginare l’emergenza.
La stessa Merkel ha messo in guardia sull’assoluta insufficienza delle misure adottate, parlando di una «catastrofe imminente». In questo momento il dibattito sulla vaccinazione obbligatoria è un tema quanto mai centrale per tutti gli schieramenti politici, seppure estremamente divisivo. Soltanto la Csu in Baviera si è espressa pubblicamente a favore di tale obbligo, considerato anche che in questo Bundesland, come in Sassonia, la pandemia sta colpendo con una violenza inaudita.
LE SCELTE DI BAVIERA E BADEN-WÜRTTEMBERG
Il governatore della Baviera, Markus Söder (Csu) e quello del Baden-Württemberg, Winfried Kretschmann (Verdi), hanno assunto una posizione chiara al riguardo: «L’obbligo vaccinale non è una violazione delle libertà civili, è piuttosto un prerequisito per riconquistare la nostra libertà».
Nel loro memorandum, Kretschmann e Söder affermano anche che la Grundgesetz, la legge fondamentale della Repubblica federale tedesca, non tutela la libertà di arbitrio, ma «persegue piuttosto il principio della libertà nella responsabilità». Anche i governatori di Assia, Schleswig-Holstein, Renania Settentrionale-Vestfalia e Sassonia-Anhalt (tutti Bundesländer governati dalla Cdu) hanno risposto con favore alla posizione dei due governatori dei due Bundesländer meridionali. Adesso il loro obiettivo è mettere sotto pressione il Ministro della Sanità Jens Spahn (Cdu), che finora aveva espresso il suo rifiuto all’obbligo vaccinale.
TRUPPE RUSSE ALLA FRONTIERA UCRAINA: PREOCCUPAPZIONE DI MAAS
Berlino si dice preoccupata per l’attuale incremento di livello della tensione al confine tra Ucraina e Russia. «Le ultime notizie sui movimenti delle truppe russe nella zona di confine con l’Ucraina sono estremamente preoccupanti», ha al riguardo dichiarato il ministro degli esteri uscente Heiko Maas, che ha aggiunto come in questo tema l’Unione europea debba continuare a esprimersi con una sola voce. «Il miglioramento delle relazioni con Mosca è dipeso anche dal comportamento del Cremlino nell’est dell’Ucraina, dove la Russia sostiene i separatisti filorussi», tuttavia, lo stesso Maas ritiene che «non ci si debba fare illusioni» e al riguardo non ha risparmiato critiche al recente impedimento russo allo svolgimento di un incontro programmato dei ministri degli esteri nel cosiddetto formato della Normandia (Germania, Francia, Russia, Ucraina). Ora spetta a Mosca intraprendere i primi passi in segno di distensione. Intanto, da giorni giungono rapporti della NATO che riferiscono di un dispiegamento di truppe dell’Armata russa alla frontiera con l’Ucraina.
MERKEL SOSTIENE L’OPPOSIZIONE IN BIELORUSSIA
Poco prima del suo congedo da cancelliera, Angela Merkel ha ribadito nuovamente il «rinnovato sostegno del Governo federale al movimento democratico bielorusso». Ella ha sottolineato come il governo di Minsk debba «fermare la repressione contro l’opposizione e i giornalisti indipendenti, liberare i prigionieri e avviare un dialogo serio nei confronti della società».
Svetlana Tikhanovskaya, attivista oppositrice del regime di Aleksandar Lukashenko attualmente in esilio, aveva tuttavia criticato la Merkel per le due telefonate intercorse con l’autocrate bielorusso. «Comprendo le ragioni per le quazli lo ha fatto – ha ella affermato -, ma dal punto di vista del popolo bielorusso ciò è apparso molto strano». Sulla base delle informazioni in possesso a Berlino, i colloqui della cancelliera Merkel con Lukashenko hanno avuto quale tema la «terribile situazione umanitaria lungo il confine bielorusso-polacco», dove al momento restano bloccati al gelo migliaia di migranti provenienti principalmente dal Medio Oriente.