«Il Covid-19 ha reso ancora più evidente la necessità della cooperazione», così si è espresso il viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Marina Sereni, nel corso del suo discorso di inaugurazione di, l’evento di Fiera Roma dedicato appunto alla cooperazione e allo sviluppo con un focus sul mondo “profit”. «La pandemia ha portato a rilanciare il concetto stesso della cooperazione – ha aggiunto la Sereni -, poiché in un mondo globalizzato e con confini sempre più liquidi, nessuno può definirsi sano in un pianeta malato».
L’evento, organizzato da Fiera Roma con il supporto di Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma e Unioncamere Lazio, avrà luogo da oggi fino a venerdì prossimo e sarà possibile parteciparvi gratuitamente registrandosi sul sito web www.codewayexpo.com.
L’APPROCCIO LUCIDO ALLE SFIDE
«Credo che questa pandemia ci abbia insegnato che ci sono sfide mondiali non risolvibili al difuori di una cooperazione a livello globale e il ricorso a strumenti multilaterali. Non è possibile nemmeno per il paese più potente e ricco del mondo. La cooperazione è dunque sì figlia di buoni sentimenti, ma anche di una scelta razionale: cooperare significa fronteggiare meglio minacce e pericoli«.
La Sereni ha quindi sottolineato come per raggiungere gli obiettivi prefissati nell’Agenda 2030 sia necessario «un enorme sforzo umanitario» che necessita sia di risorse pubbliche che di donazioni dei privati, ma non solo, poiché «i Paesi a basso e medio reddito – ha ella affermato – ci chiedono non solo di essere generosi con loro, ma anche di indirizzare sempre maggiori risorse verso lo sviluppo, la possibilità di creare posti di lavoro, impresa, formazione, innovazione tecnologica. È una faccia relativamente nuova della cooperazione, che può e deve mobilitare anche le risorse private del sistema economico. L’Italia è un paese presente in molti contesti difficili e le molte imprese italiane che lavorano in Africa, dove l’Italia è uno dei principali investitori, possono essere impegnate non solo nell’aspetto business puro e semplice, ma anche ad accompagnare questo business con iniziative fatte assieme ai nostri partner africani, per creare condizioni di sviluppo sostenibile, che in qualche misura rendano migliore la prospettiva di vita per quelle popolazioni».
CONFERIRE UN RUOLO AI SOGGETTI «PROFIT»
Ad avviso del viceministro, la cooperazione deve affrontare maggiormente questo tema: «La diffidenza che c’era inizialmente, quando abbiamo approvato la legge 125 nel 2014, di fronte all’idea di conferire anche a soggetti profit un ruolo nella cooperazione alla sviluppo, oggi è culturalmente superata. E servono occasioni, proprio come questa offerta da Codeway, che consentano incontro e reciproca conoscenza tra universi diversi come quelli di profit e non profit. Noi, come Italia, dobbiamo migliorare nel fare sistema paese: se riusciamo a mettere insieme tutti i soggetti che a vario titolo si trovano in un determinato territorio, possiamo costruire progettualità di cooperazione certamente più ambiziose, efficaci e robuste».
A livello mondiale alla cooperazione viene attribuito un ruolo centrale. L’Unione europea nel Bilancio 2021-2027 dota di 79,5 miliardi di euro lo strumento di vicinato e di cooperazione internazionale e allo sviluppo, mentre la Banca mondiale ha reso noto che la sostenibilità ambientale, economica e sociale di progetti e lavori costituirà un prerequisito base per ottenere finanziamenti o realizzare opere.
ATTENZIONI CRESCENTI
Anche l’Italia sta mostrando una crescente attenzione al tema e importanti novità relativamente alla finanza alla cooperazione allo sviluppo sono contenute nella legge di bilancio in discussione al Parlamento della Repubblica. Dal 2022 fino al 2026 e oltre si riscontra infatti una tendenza all’incremento delle risorse allocate a tale funzione.
«Abbiamo attivato dei meccanismi di aumento, graduale – ha concluso il viceministro -, un aumento ancora modesto ma concreto. La seconda novità, forse ancora più interessante per le realtà profit, è che abbiamo introdotto una modifica dell’articolo 127 della Legge 125, cioè quello riguardante Cassa depositi e prestiti. I fondi di Cdp destinati alla cooperazione allo sviluppo sono significativi, tuttavia abbiamo sperimentato in questi primi anni che non sono di facile utilizzo: la forma principale che veniva lì ipotizzata era quella dell’impresa mista, ma questo spesso è risultato di ostacolo. Abbiamo dunque introdotto una serie di modifiche per consentire alle imprese di attingere a quelle risorse anche senza che ci sia la formula dell’impresa mista. È una semplificazione molto importante, che ci consente di aprire una fase nuova nell’utilizzo delle risorse di Cdp che in questo momento sono essenziali per sostenere progetti consistenti di sviluppo sostenibile».
NUOVI PARADIGMI DELLA COOPERAZIONE
Moderati da Massimo Zaurrini, direttore di “Internationalia”, al dibattito su “I nuovi paradigmi della cooperazione” sono intervenuti Wladimiro Boccali (coordinatore di Codeway – Cooperation Development Expo), Luisa Romano (Regione Lazio), Elly Schlein (vicecoordinatrice della Commissione Affari europei e internazionali Conferenza delle Regioni – vicepresidente Regione Emilia Romagna), Francesco Rocca (presidente della Croce rossa italiana), Giorgio Marrapodi (direttore generale Cooperazione allo Sviluppo del Maeci), Luca Maestripieri (direttore di AICS), Silvia Stilli (portavoce AOI), Raffaele K. Salinari (presidente CINI), Roberto Ridolfi (presidente Link2007), Federico M. Bega (Chief Strategy Officer Promos Italia) ed Enzo Bianco (presidente del Consiglio nazionale ANCI).