ARTE, pittura. Nico Van Lucas e Nina Gehl, tra colore e oscurità: due mostre d’arte contemporanea saranno inaugurate giovedì 18 novembre alle 18.30 nei Musei di San Salvatore in Lauro

Due personali di pittura, quella di Nico Van Lucas e quella di Nina Gehl, saranno inaugurate giovedì 18 novembre alle 18:30, entrambi i cataloghi d’arte sono realizzati da Il Cigno GG Edizioni che organizza anche le due esposizioni

“Dipingo i colori”, la mostra di Nico Van Lucas. “Dipingo i colori” è il titolo della mostra di Nico Van Lucas, a cura di Paola Lo Sciuto, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che sarà aperta al pubblico dal 18 al 10 gennaio 2022 (dal martedì al sabato, ore 10:00-13:00;16:00-19:00) nei Musei di San Salvatore in Lauro. La personale, 40 opere in tecnica mista e olio su tela, è nata da un’idea di Lena Caponetti e Federica Di Stefano. L’ingresso all’esposizione è gratuito.

“Nina Gehl”, la mostra di Nina Gehl. Nella Galleria Umberto Mastroianni dei Musei di San Salvatore in Lauro, sempre alle 18:30 di giovedì 18 novembre sarà inaugurata la mostra “Nina Gehl”, a cura di Riccardo Boni. La personale, venti opere circa, alcune inolio su tela, altre in olio e cenere su tela, oppure in tecnica mista su tela, nasce da un’idea di Lena Caponeti e sarà aperta al pubblico fino al 15 dicembre 2021 (dal martedì al sabato, ore 10:00-13:00;16:00-19:00). L’ingresso è gratuito

NINA GEHL

Nata e formatasi a New York, Nina Gehl ha lavorato nel 2000 in una residenza d’artista in Ungheria a Balatonfured per poi trasferirsi a Londra dove ha conseguito un Master of Arts in Belle arti e un Associate Research Degree. È stata selezionata come semifinalista per il “Contemporary Painting Prize” di Zurigo ed è inoltre arrivata in finale al “GuaschCoranty International Painting Prize” di Barcellona.

Gehl ha riscontrato il successo del pubblico in esposizioni personali a Londra e in Nuova Zelanda, ha preso parte a numerose mostre collettive internazionali e le sue opere si trovano in collezioni private di tutto il mondo. Ha iniziato a lavorare in Umbria nel 2009. Nel 2019 è stata invitata a prendere parte a “Artisti americani in Umbria” dell’Associazione Culturale perugina “Luigi Bonazzi” e da allora i suoi lavori sono stati esposti a Lugnano, Gubbio e Roma. Oggi vive tra Londra e l’Umbria.

«Buffalo, nello stato di New York, dove sono cresciuta – scrive l’artista -, era un’area suburbana decisamente deprimente, squallida, cruda e illuminata dalle luci delle ciminiere. Vedevo in questo una sorta di bellezza, mi affascinava e ho sentito di doverlo esprimere con la mia pittura».

LA GEHL DIPINGE RICORDI…

«La Gehl naviga in un alternarsi di fiumi di colore e della loro totale assenza- dichiara Riccardo Boni -, come nell’indecisione che tutti noi abbiamo nello scegliere se i nostri pensieri – e magari anche i nostri sogni notturni – siano a colori o in bianco e nero. I suoi ritratti si manifestano nell’oscurità, non perché voglia inquietare col luogo comune del nero=tetro ma solo perché ha scelto una lavagna, nera, su cui scrivere i propri pensieri, un luogo dove far manifestare i suoi ricordi. La Gehl dipinge ricordi. Che siano scene o ritratti, a colori o meno, sono sempre ricordi, appannati e deformati da una memoria che cerca una forma fisica con cui apparire e raccontarsi. La semplicità del segno nero sul foglio bianco si radica e, complicandosi, diviene in Lei un vincolo pittorico che la porta a comporre i suoi neri e i suoi grigi con la cenere. Il medium pittorico assume una forma simbolica, una materia che porta con se i ricordi del passato. La simbologia del colore ora è fisica e non più una convenzione. Il nero è la semplificazione del linguaggio».

«Il ciclo di opere di Nina Gehl in questa mostra – scrive nel catalogo Pino Molica- , ci restituisce con la sua rappresentazione la scansione della semplicità iniziata fin dal 1913 col quadrato nero su fondo bianco di Kazimir Malevič, “ordine-disordine” i possibili disordini soggettivi, connessi al proprio inter-io-re conscio in-conscio. Il lavoro della Gehl identifica l’Io col mondo attraverso il ri-tratto, i dipinti entrano in rapporto con l’arte moderna dove sussistono i sintomi di vita -morte-oltre la superficie, al di là, come la scintilla del corto circuito, acutissima dimensione interiore. Le opere creano un campo magnetico, immagini non definite, ma dilatate in onde dense e tempestose per il “soggetto riflesso nell’oggetto”. Colore cupo dove i personaggi ritrattati si condensano in “Spettri“ esasperati dal nostro sguardo intenso-operando trasformazioni metamorfiche, passando da un universo invisibile al mondo del sogno in uno stato di coscienza fluttuante».

ASH PAINTINGS

«La sua produzione sembra muoversi fra gli effetti di due poli opposti; quello costituito dal ricorso al colore e quello in cui domina l’oscurità – scrive nel catalogo Davide Silvioli-. Dunque, così come il pensiero, nel suo esercizio, ricucendone i nessi, si districa fra oblio e ricordo, la ricerca in campo pittorico dell’artista, nel suo insieme, intervalla esiti fortemente cromatici ad altri contrassegnati dalla netta prevalenza del nero. Al di là del colore, a porre un discrimine fra i due generi sono anche i materiali. A tal fronte, si noti la presenza della cenere, unita alla pittura a olio, nelle tele in nero. Per meglio capire la dinamica creativa che sovrintende la genesi di questi due filoni è opportuno segnalare che, sebbene differiscano tanto e i neri siano antecedenti, essi non sono posti in rapporto darwiniano, dove il secondo è un’evoluzione e una sostituzione del primo, ma sono sviluppati dall’autrice parallelamente.

In ordine cronologico, si hanno le opere in nero, dette dall’autrice Ash paintings (pitture di cenere) per l’impiego della cenere suddetta, risolta insieme all’olio tramite una stesura uniforme. Si tratta di tele affascinanti e inquietanti al contempo, caratterizzate da una superficie che, come il variare di un respiro, ora assorbe i soggetti fino all’inintelligibilità e ora li riconsegna alla superficie del riconoscibile».

L’oscillazione dallo scibile al visibile (e viceversa) distingue la lettura di questa genealogia di lavori, che, alquanto magmatica, per essere fruita correttamente necessita di lunghe tempistiche di osservazione.

«Una luce tenue causa le ombreggiature che, con delicatezza, definiscono le fisionomie degli incarnati, spesso solo approssimandoli nello sfumare. In tale ambiguità della fisiognomica risiede il mistero di cui questi dipinti sono forieri. I soggetti ritratti, invero, sono inseriti in una dimensione scevra di riferimenti di spazio e di tempo, giungendo a emancipare la figura umana da obblighi figurativi o meramente narrativi, per eleggerla, grazie alla pratica di una tecnica efficace e personale, a modello di una condizione trascendente».

SPIRITO MISTICA E POETICA

Nina Gehl applica una realtà spirituale mistica e poetica, dove ogni opera è realizzata per intrigare, appassionare e infine catturare la nostra attenzione.

«La cancellazione degli occhi nei personaggi della Gehl crea indecisione nello spettatore – conclude il curatore della mostra -, un gioco a volte sadico dove poter scegliere l’espressione e il sentimento che il soggetto ci sta riservando.Sguardi non espressi e storie umane aggressivamente accennate compongono la pittura di Nina Gehl, una donna che timidamente impone la sua carica scenica. Ed ora abbracciate i suoi ricordi».

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