Questa mattina Saif al-Islam, figlio del deposto leader libico Muhammar Gheddafi, ha presentato la sua candidatura alle elezioni presidenziali indette per il prossimo 24 dicembre presso gli uffici della commissione elettorale (HNEC) della città di Sebha, capoluogo della regione del Fezzan. Di questo personaggio, in particolare del suo ingresso nella politica del Paese nordafricano, si parla praticamente dalla deposizione di suo padre, dunque, la notizia di oggi viene accolta come «attesa» ma allo stessa tempo «improbabile».
OSTACOLI ALLA PARTECIPAZIONE DI SAIF
Tuttavia, il suo percorso verso le urne potrebbe venire ostacolato dalla vigente legge elettorale, che esclude dalla candidatura le persone, come lui, sono state condannate per una serie di reati riconducibili anche alle attività repressive poste in essere dall’allora regime della Jamahiriyya, dato che Saif in Libia venne in seguito condannato a morte con l’accusa di avere fatto assassinare diversi manifestanti che si opponevano a Gheddafi.
Una richiesta che sarebbe stata presentata dopo un’intensa attività di lobby svolta a margine della Conferenza di Parigi, che avrebbe visto il presidente Emmanuel Macron tra gli artefici maggiori dei colloqui intercorsi tra lo stesso presidente francese, il cugino di Saif (Salah) e il suo rappresentante (Omar Krichida), che attualmente si troverebbero al Cairo allo scopo di organizzare dall’Egitto la campagna elettorale, sebbene per il momento Tripoli non abbia ancora considerato legale la presentazione di Saif alle elezioni presidenziali libiche.
DINAMICHE SOTTERRANEE E ASSESTAMENTI NEL POTERE LIBICO
Le dinamiche occulte e palesi del sistema di interessi e potere libico negli ultimi giorni hanno conosciuto una accelerazione, che ha fatto registrare, dapprima l’accesa controversia che ha opposto il Consiglio presidenziale libico al Governo di unità nazionale a causa della sospensione del ministro degli Esteri Najla Mangoush, poi Mohammed el-Menfi e Abdel Hamid Dbeibah si sono sorprendentemente presentati insieme alla Conferenza di Parigi.
Lo avevano fatto – è stato fatto trapelare da ambienti diplomatici – al precipuo fine di fare escludere ufficialmente dall’Eliseo Krichida dalle trattive che si sarebbero svolte a margine dell’evento internazionale, poiché temevano (non a torto) che la candidatura di Saif avrebbe monopolizzato le discussioni.
L’INFLUENTE CUGINO SALAH
Infatti, Saif al-Islam Gheddafi si pone quale interlocutore influente nel quadro delle elezioni presidenziali libiche, a maggior ragione se venisse agevolato da un’accettazione da parte dei francesi. Nel frattempo il cugino Salah starebbe trattando la liberazione di un altro membro del clan Gheddafi, un altro figlio del colonnello eliminato nel corso della rivolta che proprio Parigi con la sua iniziativa militare in Libia contribuì a far cadere. Questo fratello di Saif si trova detenuto in Libano.
Ce la farà Saif a riemergere dalle sabbie del mistero dove è rimasto apparentemente sepolto per tutti questi anni? Per comprenderlo sarà interessante misurare le reazioni dei suoi numerosi avversari, sia quelli dichiarati che quelli che lavorano nell’ombra. Tripoli, il generale Haftar (che Parigi ultimamente ha sostenuto con maggiore vigore) e appunto l’Eliseo; inoltre gli alti tanti attori presenti e attivi sulla scena libica, che rendono lo scenario futuro niente affatto chiaro