Il Ddl concorrenza, che assieme alla riforma fiscale rappresenta «la madre» di tutte le riforme che il Governo Draghi si accinge a varare, «contiene alcune disposizioni importanti, tuttavia risulta carente per una serie di altri aspetti». Lo ha affermato il professor Mario Baldassarri nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, condotta dal giornalista Claudio Landi e andata in onda, come di consueto, lunedì scorso sulle frequenze di Radio Radicale.
UN PRIMO PASSO TUTTAVIA INCOMPLETO
«Un primo passo certamente incompleto», almeno ad avviso dell’ex viceministro dell’Economia nei governi Berlusconi (II e III) e attualmente presidente del Centro studi economia reale, che ha specificato come nel disegno di legge manchi tutta la regolamentazione dei servizi pubblici, «oltre – ha egli aggiunto – all’annosa questione dei “balneari”, cioè delle concessioni demaniali delle spiagge, che non può essere risolta azzerando tutto dopo che migliaia di lavoratori hanno investito in questo genere di attività».
«Ma questo, sempre secondo Baldassarri, non può neppure aprire una concorrenza selvaggia che in futuro porti qualche multinazionale a dominare il mercato dei servizi sulle spiagge».
POSIZIONI OLIGOPOLISTICHE
Mancano inoltre i riferimenti ad alcune professioni (notariato, farmacie, eccetera), «al contrario, la regolamentazione in materia di energia appare interessante». In quest’ultimo caso Baldassarri ha indicato chiaramente la condizione italiana di importatore dall’estero (sia di energia che di materie prime energetiche, n.d.r.), con uno squilibrio dal lato dei profitti (che egli ritiene eccessivi almeno per due terzi del totale in bolletta tra oneri e Iva) causato dalla posizione oligopolistica dominante di chi controlla la rete di trasporto e gestione del contatore sul territorio nazionale. «Col Ddl concorrenza – ha specificato Baldassarri – dovrebbe, si spera, portare a una più ampia liberalizzazione, quindi a una maggiore concorrenza tra i distributori, con effetti riduttivi sulle tariffe al consumo».
TUTTI AL MARE… IN TAXI
Quella delle concessioni delle spiagge, come del resto quella dei tassisti oltre a molte altre, è da anni fonte di accesi dibattiti, anche conflittuali, che tuttavia non hanno finora condotto a soluzioni definitive. «Si tratta di attività che vedono coinvolte milioni di persone, quindi di famiglie, che nei decenni passati si sono impegnati in investimenti e lavori, però, purtroppo, sulla base di un canone di concessione spesso sostanzialmente irrisorio. Ora, nel caso dei balneari, la categoria si è resa disponibile al pagamento di un canone maggiore, ma a fronte di un’adeguata considerazione da parte del concedente (lo Stato, il demanio, eccetera) degli investimenti effettuati nel corso degli anni passati dai concessionari. Oggi il timore di questi ultimi è quello di trovarsi a dover competere a gara con potenti organizzazioni multinazionali, che avrebbero gioco facile nel sottrarre loro le concessioni».
CORPORAZIONI A NUMERO CHIUSO
Lo stallo che ha finora impedito una soluzione del problema «è dovuto alla mancata composizione degli interessi corporativi, sia pur legittimi, di migliaia di operatori e piccole imprese, con quelli del consumatore finale, che vorrebbe che gli venissero erogati servizi migliori a prezzi più bassi».
Anche quello relativo agli ordini professionali è un dibattito evergreen che si trascina da anni: «Di fronte a temi importanti per il Paese intero, come le riforme strutturali, ci sono degli interessi di parte, delle consorterie, che resistono tenacemente all’apertura del mercato, facendo sì che tutti gli impedimenti all’accesso a esso non solo non vengano rimosse, bensì siano innalzate».
L’INCUBO DELL’INFLAZIONE PERMANENTE
Riguardo al capitolo inflazione, che con l’aumento dei prezzi colpirebbe soprattutto i lavoratori salariati già duramente provati degli effetti negativi della pandemia e i ceti meno abbienti, Baldassarri ha inteso separare i due differenti aspetti del fenomeno inflattivo vero e proprio da quello dell’aumento dei prezzi: «Quest’ultimo – ha egli affermato – è oggi determinato dall’aumento dei costi delle materie prime derivanti da forti strozzature dal lato dell’offerta, ed è un aumento riscontrato a livello internazionale. Il problema è però comprendere se negli anni futuri l’inflazione, cioè il tasso di incremento annuale dei prezzi, continuerà a questi ritmi, ma io ritengo che non sarà così, poiché siamo di fronte a un’ondata di aumenti che dovrebbe attenuarsi. Però, un problema di inflazione si pone nel medio termine…».
CICLO DI INVESTIMENTI E STROZZATURE DAL LATO DOMANDA
«Se tutti i paesi del mondo adesso investiranno nell’innovazione tecnologica e nella transizione ecologica – ha proseguito Baldassarri -, ovviamente la produzione si concentrerà notevolmente sui beni capitali, di investimento. Se partono anche i consumi, tra due o tre anni si incapperà in un’altra strozzatura, stavolta dal lato della domanda, con appunto rischi di fiammate del fenomeno inflattivo».
Dunque, un fenomeno transitorio che, tuttavia, potrebbe trasformarsi in permanente se si avviasse per davvero il gigantesco ciclo di investimenti, che però – come sottolineato dal giornalista Claudio Landi -, al momento viene rallentato anche a causa dell’enorme incertezza geopolitica mondiale.