C’è preoccupazione per il futuro della business unit Sistemi Difesa di Leonardo S.p.A (ex Oto Melara), della cui cessione il gruppo industriale del settore aerospaziale e della Difesa sta trattando con Fincantieri, altro colosso le, anch’esso a partecipazione di capitale pubblico ma attivo nella navalmeccanica. Un ostato d’animo indotto dalle indiscrezioni che si susseguono ormai da mesi, in particolare dalle ultime, che rinverrebbero nella fase di stallo tra i due gruppi industriali italiani (provocata – si afferma – dalla discordanza relativa al valore del corrispettivo a fronte della cessione) il possibile interessamento di terzi soggetti esteri (Krauss-Maffei Wegmann e Rehinmetall).
VERSO UN POLO LIGURE DELLA NAVALMECCANICA E DELLA DIFESA?
Non solo, poiché a incidere sulla trattativa sarebbero anche gli interessi di Fincantieri, circoscritti esclusivamente alle linee produttive compatibili con il settore navale, seppure tra le ipotesi esplorate in queste settimane ci sia anche quella della costituzione di un grande polo navalmeccanico e della Difesa in Liguria, frutto della sinergia (e dell’intercessione attraverso i propri buoni uffici del Governo Draghi) a beneficio di un territorio storicamente vocato a tali attività, dove insistono realtà quali lo stabilimento del Muggiano, i cantieri di Riva Trigoso e la Divisione navi militari nella vicina Genova.
PAURA DELLO STRANIERO
Quella della cessione a società estere è un’evenienza che spaventa molti, a cominciare dai sindacati di settore e dagli amministratori locali, poiché – essi temono – qualora dovesse verificarsi questa ipotesi, lo scenario futuro relativo alle realtà produttive interessate dall’operazione, nonché quello occupazionale, si caratterizzerebbe per una profonda incertezza. Infatti, gli acquirenti della business unit che include i settori navale, subacqueo e del munizionamento, ne potrebbero fare uno «spezzatino», con un conseguente danno irreversibili.
Ci si riferisce a un settore che, comunque, necessita di una ristrutturazione, tuttavia, per il Paese non sono infondati i rischi di una perdita di asset strategici fondamentali all’autonomia degli approvvigionamenti della Difesa.
APPELLO AL GOVERNO DRAGHI
È allarme dunque, seppure non sia andata perduta ancora la speranza, con i sindacati che ritengono imprescindibile il mantenimento in continuità dei quattro siti produttivi di Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli, dei relativi livelli occupazionali e delle attività presenti, con un indotto diffuso capillarmente sul territorio dello Spezzino. Le segreterie territoriali Fim, Fiom e Uilm e la Rsu affermano inoltre che la business unit dovrà rimanere italiana e che si opporranno a ogni ipotesi di cessione a imprese estere.
Secondo Francesca Re David e Claudio Gonzato (Fiom-Cgil) «Leonardo S.p.A. e il Governo devono essere chiari sul futuro di Sistemi Difesa», poiché essi sono tenuti a «chiarire i perimetri dell’operazione e le ricadute industriali e occupazionali per il Paese».
LA POSSIBILE SINERGIA
Dal canto suo il sindaco della Spezia, Pierluigi Pieracchini, ha inviato un «appello serio e accorato» al suo concittadino ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, «affinché difenda in sede governativa il lavoro alla Spezia» e faccia comprendere «quale sia l’intenzione dell’esecutivo rispetto a quanto sta accadendo in Oto Melara».
Fiducia nel possibile, determinante, intervento del Governo è stata espressa anche dal senatore Lorenzio Forcieri, interpellato al riguardo da insidertrend.it. Forcieri, già sottosegretario alla Difesa e attualmente presidente del Distretto ligure delle Tecnologie marine (uno dei cinque maggiori poli di ricerca della regione), ha rilasciato una lunga intervista sull’argomento, il cui audio integrale (A388) è fruibile di seguito.