Un risultato già scritto quello delle elezioni presidenziali nicaraguensi, infatti, il presidente uscente Daniel Ortega è stato riconfermato alla guida del paese centroamericano con il 75% dei consensi. Si tratta del suo quarto mandato, ma ha ottenuto questo risultato anche grazie alla dura repressione dell’opposizione, dopo aver fatto arrestare i sette maggiori candidati concorrenti.
Una consultazione contestata, che mantiene al potere Ortega e il suo clan dopo quattordici anni. Da Washington il presidente statunitense Joe Biden ha definito queste elezioni «fasulle» e «una pantomima», con i 13.459 seggi presidiati da 30.000 tra militari e poliziotti. La giornata è trascorsa senza incidenti di rilievo, tuttavia, l’opposizione ha evidenziato l’elevato tasso di astensionismo, dato che però viene negato dal partito di governo.
IRREGOLARITÀ E VIOLENZE
Non solo, poiché l’osservatorio Urnas Abiertas ha registrato una serie di irregolarità commesse durante le operazioni di voto, oltre a centinaia di azioni violente all’interno degli stessi seggi, quali intimidazioni e ostacolamento delle attività agli esponenti dell’opposizione, oltreché l’imposizione ai dipendenti statali addetti agli scrutini di inviare ai candidati del partito di Ortega la prova che li avevano votati. Inoltre, sono stati segnalati anche arresti di giornalisti, che poi però sono stati rilasciati.
A Ortega ha comunque ricevuto il sostegno di Mosca, che mediante la delegazione russa inviata a Managua allo scopo di monitorare la giornata elettorale, ha assicurato che «le autorità nicaraguensi e le persone che hanno partecipato attivamente alle operazioni di voto hanno fatto tutto il necessario affinché la consultazione si svolgesse in un ambiente appropriato, trasparente e libero».
OPPOSIZIONE FUORI DAL GIOCO
Il presidente uscente nelle urne ha ottenuto il 75% dei consensi, un risultato apparentemente insormontabile, ha affermato Brenda Rocha, presidente del Consiglio elettorale supremo, lasciandosi alle spalle a molta distanza soltanto alcuni candidati scarsamente rappresentativi nel Paese.
Alla luce della situazione, nella giornata di oggi il responsabile della Politica estera comune dell’Unione europea, Josep Borrell, ha annunciato la non accettazione del risultato elettorale di Managua. «Daniel Ortega ha soppresso ogni credibile forma di competizione elettorale – ha egli affermato -, privando il popolo nicaraguense del diritto di eleggere liberamente i propri rappresentanti. L’integrità del processo elettorale è stata messa in discussione dall’incarcerazione sistematica, dalle molestie e dall’intimidazione dei candidati alla presidenza, dei leader dell’opposizione, di quelli studenteschi e rurali, di giornalisti, difensori dei diritti umani e rappresentanti delle imprese».
UE: IPOTESI ULTERIORI SANZIONI
A questo punto, l’Unione europea, che finora ha evitato di comminare al Nicaragua sanzioni che avrebbero colpito soprattutto la popolazione, prendendo di mira invece soltanto i «responsabili degli sviluppi antidemocratici» nel Paese, potrebbe ora decidere di assumere ulteriori misure che vadano «oltre queste restrizioni individuali».
Il Fronte sandinista (formazione politica di Ortega e di sua moglie Rosario María Murillo Zambrana) e i suoi alleati controllano il Congresso di Managua oltreché tutte le istituzioni governative. Il presidente, che giovedì prossimo compirà settantasei anni, ha ricoperto questa carica dal 1985 al 1990, nel periodo in cui i sandinisti combatterono i ribelli sostenuti dagli Usa (la Contra), quindi è ritornato al potere nel 2007; di recente ha proclamato sua moglie vicepresidente.