Per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena lo Stato italiano finora ha speso un sacco di soldi: alcuni anni fa si trattò di 5,4 miliardi di euro, poiché si doveva tamponare la situazione oltremodo critica nella quale versava l’istituto senese e, di fatto, acquisirlo come banca pubblica.
IL «NODO» MPS
Adesso sarebbe giunto il momento di rimettere Mps sul mercato, tuttavia, l’operazione appare oltremodo difficile, perché gli eventuali acquirenti pretendono dallo Stato una “dote”, cioè una forte iniezione di denaro necessaria a ripulirne il bilancio dai crediti non solvibili (non performing loan, NPL), problema che si unisce a quello della ristrutturazione aziendale, che si prevede debba accompagnare seimila dipendenti o al pensionamento oppure alla cassa integrazione negli anni a venire.
Ebbene, la somma oggi necessaria a questi interventi si aggira attorno agli 8 miliardi di euro, una somma che Unicredit (potenziale acquirente) pone come indispensabile ai fini di un perfezionamento dell’acquisizione, altrimenti non se ne parla. Ma il Tesoro per il momento non è disponibile a questo ulteriore salasso finanziario delle casse pubbliche.
REGALARE UN’ALTRA BANCA AI PRIVATI?
Di questo hanno parlato il professor Mario Baldassarri e il giornalista di radio Radicale Claudio Landi nel corso della consueta trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda lo scorso lunedì 25 ottobre 2021. Secondo Baldassarri, ex viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale Cser), quella di Via XX settembre è una scelta corretta, «dato che sarebbe troppo comodo per l’acquirente rilevare un’altra banca “ripulita” da ogni onere e pagarla zero».
Mps possiede un patrimonio importante e, in prospettiva, potrebbe avere un potenziale di crescita non indifferente costituito da sportelli, depositi di conto corrente della propria clientela, eccetera, insomma: una discreta quata del mercato bancario italiano, «dunque – ha al riguardo commentato Baldassarri -, questi asset vanno pagati».
UNA STORIA INFINITA
Sono ormai dieci anni che il caso Mps tormenta il mondo economico e bancario italiano, una vicenda a tratti anche dai risvolti oscuri e tragici, «una banca che per volere della politica si è imbarcata in operazioni fuori mercato e cervellotiche che hanno portato al suo sbilanciamento», ha commentato il presidente del Cser, «come il rilevamento di Antonveneta, pagata 8 miliardi, quando all’epoca dell’operazione essa ne valeva meno della metà».
Un altro fattore che ha aggravato il dissesto della banca è stato quello della concessione di un volume di crediti che in seguito non sono stati rimborsati. Ma, a questo punto, cosa sarebbe meglio per la banca senese? Che venisse acquistata da un gruppo nazionale oppure estero?
UN SECONDO TEMA CALDO: LE PENSIONI
Secondo Baldassarri «l’importante è che Mps torni sul mercato in condizioni di mercato, attraverso una gestione strategica che riesca a mantenerla in piedi e ne delinei una prospettiva di sviluppo per il futuro».
Il secondo tema scottante trattato nel corso della trasmissione radiofonica è stato quello delle pensioni, voce che assorbe buona parte delle risorse stanziate in bilancio. «La spesa sociale in Italia è fortemente squilibrata a favore delle pensioni, mentre molti altri settori che necessiterebbero di un intervento di natura sociale ne sono invece carenti».
Ha quindi argomentato l’economista: «Del fatto che Quota 100 venne introdotta in via sperimentale tre anni fa nella chiara consapevolezza che si sarebbe esaurita nel dicembre di quest’anno, con il determinarsi di uno “scalone” enorme il 1 gennaio 2022».
L’INEVITABILE SCALONE DI QUOTA 100
Ora, è evidente che questo scalone dovrà essere spalmato nel tempo, nei prossimi quattro o cinque anni, poiché questo sarà l’unico modo razionale di affrontare la questione.
Nel frattempo sono tornati alla ribalta delle cronache i Bitcoin, un altro argomento affrontato in trasmissione. Si tratta di strumenti speculativi altamente rischiosi che si presta inoltre perfettamente all’uso per fini illeciti da parte delle organizzazioni criminali. Tuttavia, sulla regolamentazione di Bitcoin non vi è ancora accordo tra le banche centrali delle maggiori potenze economiche mondiali, anche in vista dell’emissione di monete digitali sovrane o, addirittura, di criptovalute sovrane multilaterali tra più Stati.